Sansone, un giudice improbabile

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La narrazione contenuta nel libro dei Giudici copre il periodo intermedio tra l’entrata di Israele nella terra della Promessa e il periodo monarchico. Non c’era ancora il re e ognuno faceva quello che gli pareva bene, ricorda il testo. I dodici giudici di cui si racconta, più o meno brevemente, la vita e le imprese, non sono persone incaricate di giudicare il popolo ma di essere dei salvatori temporanei di Israele dalle mani dei nemici, filistei per lo più.

Il libro segue uno schema sempre uguale: il popolo pecca e si trova in una situazione di oppressione da parte del nemico. Al grido di aiuto che si alza verso YHWH, questi risponde con la chiamata di un giudice che libera momentaneamente il popolo dalla sua misera condizione. Il giudice opera per un periodo limitato, durante il quale Israele gode della pace. Poi esso torna a peccare e la situazione precedente torna a ripresentarsi e lo schema narrativo torna a ripetersi.

Dei dodici giudici alcuni sono «minori» e altri «maggiori». Di alcuni si ricordano solo alcune imprese con poche righe, di altri, come per Sansone e Iefte – gli ultimi due – si narra a lungo la vita e le imprese. Dagli studiosi è stato fatto notare che l’andamento generale del libro dei Giudici è diretto verso un peggioramento continuo, fino al fallimento con Iefte e il suo sciagurato voto fatto a YHWH.

Questo personaggio – spesso incautamente lodato per la fedeltà alla parola data – è complessivamente un personaggio negativo, che, per riscattare la sua emarginazione sociale e familiare – era figlio di una prostituta cacciato da casa –, si mette a guerreggiare e a perseguire fini personali.

Interpretazioni di Sansone

Sansone viene preannunciato come destinato a diventare nazireo, e quindi a non contaminarsi con realtà legate alla morte e a non bere sostanze inebrianti. Il suo nome è collegato da alcuni al «sole/shemesh», e allora si tratterebbe di un personaggio «solare», con agganci a miti extrabiblici. Lo si è confrontato con Ercole e le sue fatiche. Nelle sue vicende c’è un conflitto tra natura e cultura. Uomo secondo natura, si troverebbe come Enkidu dell’epopea di Gilgamesh a lottare con la cultura.

Negli ultimi anni, gli studiosi hanno catalogato Sansone come personaggio liminale, posto tra natura e cultura, situato perennemente tra l’adolescenza e la maggiore età.

L’eroe presenta aspetti di immaturità e di infantilismo. Non ha figli, un aspetto fondamentale dell’uomo adulto. La capigliatura simboleggiava la virilità, la maturità e il potere, il segno fisico delle fertilità e della fecondità maschile. In Israele questo permetteva all’israelita maschio adulto di perpetuare la stirpe.

Sansone, invece, non è sposato, è perennemente attratto da donne straniere. Un ragazzo che non è completamente diventato adulto.

Un aspetto della sua immaturità è dato dal fatto che tende a iniziare azioni violente e sproporzionate: distrugge i raccolti dei filistei, li uccide per vendicare la morte della moglie e del suocero (15,7-8). La mancanza di controllo lo porta violare il voto di nazireato, mangiando miele dalla carcassa di un leone. La sua morte è il culmine di questa escalation di violenza sproporzionata, considerando che il motivo da lui addotto è di vendicarsi per la sua cecità (16,28-30).

Il contrasto fra comportamento infantile e adulto è l’aspetto che lo descrive come personaggio liminale.

Figura di Israele

Altri autori – ai quali va la preferenza di Donatella Scaiola – hanno giudicato la storia di Sansone come figura di Israele, vista anche la posizione strategica che ricopre nel libro dei Giudici. Egli si trova alla fine del processo di deterioramento richiamato sopra. «Come Sansone è bloccato in una fase liminale tra adolescenza e maturità, così anche Israele, nel libro, ripete un ciclo autodistruttivo che lo rende debole e vulnerabile» (p. 19).

L’attrazione di Sansone per le donne straniere e la disobbedienza nei confronti dei suoi genitori sono in qualche modo parallele alla disobbedienza di Israele nei confronti del Signore e richiamano le relazioni con i cananei. «Sia Sansone che Israele, inoltre, possono biasimare solo sé stessi per i loro errori, avendo sprecato l’immenso potenziale che proveniva dalla loro speciale relazione con Dio» (ivi).

«Sansone, come Israele nella saga, non chiede di essere liberato dai filistei – annota Scaiola –. Tuttavia, Dio realizza il suo progetto, quello di cominciare a liberare Israele dai filistei, nonostante il comportamento di Sansone, i cui conflitti con questi ultimi sono motivati da vendette personali, e malgrado l’apatia di Israele […] questa ipotesi può spiegare perché Sansone venga consacrato prima della sua nascita, invece di scegliere lui stesso di fare il voto di nazireato. La speciale relazione che unisce Israele a Dio fu infatti iniziata dal Signore ancora prima che Israele esistesse» (ivi).

Che Sansone rappresenti Israele può spiegare la rilevanza del ciclo dedicato a questo personaggio all’interno del libro dei Giudici (Gdc 13–16).

Elementi teologici

Scaiola cita alcuni autori che hanno rilevato vari elementi teologici presenti nella saga di Sansone. L’autrice cita la definizione di saga enunciata da J.L. Crenshaw: «La saga richiede minimi eventi storici e pochi personaggi, e li tratta in modo elevato […] La saga tende verso l’iperbole e presenta ciò che è fantastico come se fosse ordinario» (cit. dalla traduzione a p. 24 nota 29).

C’è chi sottolinea come centro teologico la preghiera e la risposta che Dio dà ad essa. Il principio teologico centrale del racconto sarebbe che il Signore è la forza che guida gli eventi. YHWH interviene direttamente in risposta alla preghiera, oppure si cita l’azione dello Spirito di Dio. YHWH sarebbe il vero protagonista della storia.

La preghiera rivela la dipendenza da YHWH e l’apertura di YHWH alla supplica umana, con la sottolineatura della funzione che gli agenti umani svolgono nella realizzazione del progetto divino.

Un altro autore rimanda alla competing loyalties, cioè alla tensione tra fedeltà filiale e attaccamento erotico. Per altri autori, al centro della saga vi è la violazione, completa o parziale, del voto di nazireato.

Per alcuni studiosi, i genitori di Sansone rappresentano l’Israele fedele, mentre Sansone rappresenta una generazione infedele. Egli è nato all’interno dell’alleanza, come testimonia il suo status di nazireo, ma è attratto, come Israele, da culture e religioni straniere. La sua relazione con donne filistee riflette la prostituzione di Israele con altre divinità (cf. Gdc 2,2.17; 8,33). Nelle preghiere di Sansone (Gdc 15,19; 16,28-30) si sente l’eco del grido di Israele (Gdc 3,9.15…).

La saga di Sansone può essere interpretata in vari modi, non necessariamente alternativi, ma forse complementari fra loro.

Struttura del libro

Non essendo possibile citare le numerose interpretazioni esegetico-narrativo-teologiche di Scaiola che fornisce i vari elementi per una corretta interpretazione del testo, pare utile riportare la dettagliata struttura del testo individuata dalla studiosa.

La Nascita di Sansone (Gdc 13) vede l’incipit del racconto (v. 1), l’apparizione dell’angelo (vv. 2-7), il discorso di Manòac all’angelo (vv. 8-18), la rivelazione dell’identità del messaggero (vv. 19-23) e la conclusione (vv. 24-25).

Il matrimonio di Sansone e le sue conseguenze (Gdc 14,1–15,20). Si riportano i preparativi del matrimonio di Sansone (14,1-10), l’enigma e il fallimento del matrimonio (14,11-20), Sansone nella casa del suocero (15,1-3), Sansone nei campi (15,4-8), Sansone a Lechì (15,9-20), la conclusione (15,20).

In questo capitolo Scaiola tratta in un paragrafo dell’importante principio teologico-ermeneutico della doppia causalità, che mette in campo l’azione di Dio e dell’uomo, rapportandole fra loro in modo corretto (pp. 47-51).

Sansone sceglie una donna che gli pare «essere quella giusta» (traduzione di Scaiola; non «che mi piace»). Essa costituirà di fatto il motivo “giusto” per lo scoppio della guerra di Sansone contro i filistei e l’inizio della liberazione da essi.

Gdc 16 tratta di Amore e morte. Esso tratta dell’incontro con la prostituta di Gaza (vv. 1-3) e della fatale relazione con Dalila (vv. 4-20).

Intertestualità

Il volume di Scaiola segue da vicino lo svolgersi della narrazione, indicando brevemente gli elementi esegetico-teologici necessari per una corretta interpretazione. Nelle note indica gli autori con cui dialoga a livello esegetico-ermeneutico.

La saga di Sansone rappresenta un fenomeno chiaro di intertestualità (cf. 14,15, in bocca ai filistei, tradotto dall’autrice con: «Ci avete invitati qui per prendere possesso di noi?»; 15,18 menziona la grande sete di Sansone e la sua invocazione a YHWH, come fece Israele a Massa e Merìba, Es 17,1-7; Gdc 15 evidenzia la fedeltà e la misericordia di YHWH nei confronti del suo giudice, che, pur essendo uno spaccone violento, nel bisogno si rivolge a lui.

La capigliatura che comincia a ricrescere, rimanda all’opera di Dio che, tramite Sansone, inizia a liberare Israele dai filistei. Per Scaiola, con la radice nqm Gdc 16,28 fa invocare a Sansone non la vendetta ma la giustizia, la reazione giusta, “proporzionata” a un sopruso subìto. L’eroe chiederebbe qualcosa collegato alla giustizia e non alla vendetta.

Storia dell’interpretazione

La seconda parte del volume (pp. 82-106) è dedicata alla storia della ricezione della narrazione biblica, parte integrante, secondo l’autrice, dell’interpretazione del libro biblico.

Scaiola analizza dapprima la presenza di Sansone nell’arte pittorica. Presenta brevemente pitture di Guido Reni, Rembrandt van Rijn, Lovis Corinth, Pieter Paul Rubens (due quadri), Gustave Moreau (due quadri), Solomon Joseph Solomon e Alexander Cabanel. Essi rappresentano soprattutto Dalila quale prostituta inserita in un ambiente postribolare (cf. l’ancella anziana con una brocca e i vestiti per lo più rossi di Dalila), con un atteggiamento quasi sempre di distacco e di disprezzo per Sansone. Tutto trasuda sensualità e seduzione.

Sansone nel cinema è citato tramite l’opera Samson and Delilah (1949) di Cecil B. DeMille. Come nel cinema, anche nella letteratura è presente un’ampia e libera rivisitazione del testo biblico. Scaiola menziona John Milton, I nemici di Sansone; Alfred de Vigny, La collera di Sansone, e David Grossman, Il miele del leone. Il mito di Sansone.

In queste opere sono presenti in sottofondo temi autobiografici, tratti di misoginia, riferimenti alla cultura e ai costumi contemporanei, messa in guardia nei confronti della seduzione esercitata dalla femme fatale o la riproposizione di ruoli di genere convenzionali e tradizionalmente associati alle donne.

A Sansone è attribuita talvolta un’interpretazione cristologica (cf. Ebrei nel NT; omelie del periodo elisabettiano). Per la musica è citato l’oratorio Samson di Georg Friedrich Händel, e Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns.

Va ricordato che Dalila non è presentata dal testo biblico come una prostituta o come la moglie di Sansone. Resta vero che la storia dell’interpretazione è molto interessante, anche quando emergono aspetti estranei al racconto biblico, come l’interpretazione tipologica tra Sansone e Cristo, già proposta dalla Lettera agli Ebrei e ripresa in seguito almeno fino all’epoca della Riforma.

La saga di Sansone si presta, quindi, a diverse interpretazioni. L’interpretazione complessiva della figura di Sansone a partire dalla sua morte varia fra gli autori. Quelli che interpretano Sansone come un personaggio eroico tendono a minimizzare i suoi errori e a presentare la sua morte come nobile. Chi lo interpreta in modo ambiguo o negativo ritiene che la sua morte sia stata vergognosa, uno dei rari casi di suicidio menzionati nella Bibbia.

I fratelli e i parenti che, in Gdc 16,31, vanno a riprendere il cadavere di Sansone per seppellirlo nel sepolcro di Manòach suo padre, possono indicare il fatto che, alla fine della sua vita, Sansone si sia riconciliato con la sua famiglia e sia stato reinserito nel suo alveo. Altri interpretano questa finale come la conferma della mancanza di successo, della sterilità dell’esistenza di Sansone: egli ha avuto tante donne, ma non ha generato figli; egli ha solo cominciato a liberare il suo popolo, nonostante sia stato giudice di Israele per vent’anni.

Sansone sembra essere visto come un personaggio liminale, ma soprattutto come un personaggio che rappresenta tutto Israele. Non mancano alcune pagine di bibliografia (pp. 109-115).

Il volume di Donatella Scaiola è ricco di informazioni, piacevole e scorrevole nella lettura e convincente nell’interpretazione globale. Numerose e interessanti le annotazioni collegate ai termini originali presenti nel testo ebraico, oltre a qualche “correzione” della traduzione CEI2008.

  • DONATELLA SCAIOLA, Sansone. Un giudice improbabile (Personaggi minori della Bibbia), Ed. Àncora, Milano 2024, pp. 120, € 14,00, ISBN 9788851428266.
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