“Sapevo che tu eri un Dio misericordioso…”

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gionaIl commentario maggiore del docente a Pisa si presenta come un’opera di assoluto rilievo. Nella prima parte (pp. 21-84) egli presenta una ricca introduzione storico-letteraria al volumetto profetico. Nella seconda parte (pp. 85-200) commenta da vicino le sei scene in cui si sviluppa la missione (in due tempi) di Giona verso il “nemico”: missione e fuga (1,1-3); la tempesta marina e la conversione dei marinai pagani per/malgrado Giona (1,4-16); la preghiera di Giona nel ventre del grande pesce (2,1-11): Giona ringrazia Dio per la “sua” salvezza e YHWH ha compassione per Giona; missione e compimento (3,1-4); conversione della pagana e nemica città di Ninive per/malgrado Giona (3,5-10); il confronto tra il Signore e Giona: Giona polemizza con Dio per salvezza di Ninive e YHWH mostra compassione per Ninive (4,1-11). Nella terza parte (pp. 201-282) Marino espone un’interpretazione teologica da Giona nel contesto canonico in cui si situa il libretto profetico. Una ricca bibliografia chiude il volume (pp. 283-293).

“Novella” o “breve storia” che sia, Giona ha una fisonomia letteraria non pienamente inquadrabile, ma la finzione letteraria riesce a dire in quel modo la verità profonda del pensiero dei personaggi, rivelando il carattere complesso, introverso e risentito di Giona nei confronti dell’agire di Dio verso i pagani. Situato nel postesilico e stretto fra la salvaguardia rigida dell’identità di Israele attuata da Esdra-Neemia e la constatazione della mancata realizzazione degli oracoli di punizione nei confronti delle nazioni pagane, il libretto di Giona si pone come voce contestatrice di una visione rigida e nazionalistica di Dio. A partire Gn 4,2 il libro si presenta quasi come un midrash di Es 34,6: la grazia misericordiosa di Dio è estesa anche ai pagani.

Pagano interpreta Giona come un libro in cui attua un rîb tra Dio e i niniviti. La causa extragiudiziale che Dio intenta verso i nemici storici di Israele non ha come scopo quello di condannare i pagani colpevoli, ma di ricuperali con la penitenza e il perdono a un rapporto di alleanza comune a quello vissuto da Israele col suo Dio. Il profeta Giona appare come la personificazione di Israele che è chiamato a essere testimone della misericordia universale di Dio (comprendente anche gli animali!”), coinvolgendo se stesso nel recuperare i nemici a Dio. Dio non vuole perdonare se non coinvolgendo Israele stesso nel perdono dei nemici giurati. Il libro di Giona appare come una conferma del libro di Giobbe, intessuto su superamento della giustizia distributiva attribuita a Dio. La giustizia salvifica di Dio invece tende a recuperare il malvagio, anche con i toni forti dell’accusa. La grazia di Dio irrita Giona e gli fa cadere le braccia. Riuscirà il profeta (e il lettore) condividere la misericordia salvifica di Dio che si serve del testimone Israele per far arrivare la sua alleanza misericordia fino ai confini della terra? Il commentario di Pagano si conclude con un’apertura sul Nuovo Testamento, in cui Gesù e la sua comunità appaiono come un anti-Giona. La giustizia di Dio è salvifica, immeritata e universale. Il testimone di Gesù è chiamato anche oggi a lasciarsi coinvolgere nell’amore che Dio porta anche verso i “nemici”.

Il volume di Marino è prezioso e cerca di far comprendere e assimilare la logica del rîb e della giustizia salvifica di Dio. La giustizia misericordiosa e salvifica di Dio non nega la giustizia umana, ma la sorpassa, rivelandosi come la il pieno compimento della sua attuazione.


Marcello Marino, “Sapevo che tu eri un Dio misericordioso…”. Il libro di Giona tra accusa e perdono, prefazione di Luca Mazzinghi (Commenti e studi biblici s.n.), Cittadella Editrice, Assisi 2016, pp. 302, € 18,90.

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