Tobi e Saulo alla luce della psicoanalisi

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verdi-tobi1

La mia vita orientata alla ricerca, a volte accende lumi su personaggi biblici con “dimensioni profetiche” abitate da metafore con valori universali. Attingo alla Bibbia di Gerusalemme: il Libro di Tobia, scritto nel 200 a.C. probabilmente in aramaico. Attualità sconcertante: riguarda una storia familiare.

La famiglia, al di là del tempo, pare essere senza tempo e contenga aspetti conflittuali con matrice ripetitiva nei propri contenuti. Lo scritto di Drewermann: il cammino pericoloso della Redenzione, rilegge Tobi alla luce della psicoanalisi.

Grande interesse ritrovare lo stesso metodo interpretativo usato nel mio saggio su Paolo di Tarso! Tenterò un accostamento. I parallelismi esistenti suggeriscono che Tobi possa essere “precursore” di Saulo; e quel che evidenzia Drewermann quanto i personaggi biblici abbiano identità in cui ognuno possa riconoscersi.

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Tobi padre, un deportato ebreo, pio, osservante, che si senta un gradino superiore, modello per il prossimo. Drewermann legge il nascosto disprezzo per altri considerati “meno bravi” e l’autocompiacersi di Tobi, constatando che la propria Tribù abbia abbandonato Gerusalemme, solo lui salga in pellegrinaggio alla Città Santa.

Numerosi testi di Profeti testimoniano il risentimento e la sete di vendetta che si impadronisca degli uomini di Israele nella posizione di credesi privilegiati, raccogliendo derisione e rifiuto. Possiamo supporre che in Tobi esistessero tali risentimenti, sia pure repressi, ma a prezzo di quale lotta contro di sé? L’incarico di Tobi del seppellire i morti contiene significati simbolici sul seppellimento della propria vera identità, nella quale inconsciamente trovi parte di sé stesso, sentimenti costretto a negare giorno dopo giorno, uccidendoli.

Contesto in cui la dimensione affettiva si raffreddi e si contragga, salvando solo intelletto e inflessibile volontà. Ma vivere dimezzato, non significhi essere in parte morto?

Ed ora seguiamo Saulo nei suoi percorsi. Anch’egli si era creduto migliore degli altri, come fariseo un separato, in coppia con una Legge dura e intollerante, sterile matrice di crudeltà. L’idolo è obbedienza alla Legge, un ruolo da cui impossibile sfuggire.

Il risentimento e la sete di vendetta supposti in Tobi, diventano espliciti nella crudeltà di Saulo. Ambedue sono mossi dallo zelo per un impegno religioso assoluto. Saulo è in lotta con gli uomini, perché in conflitto con sé stesso, proteso verso un perfezionismo costruito sulla grandiosità, un uomo spaccato, nascosto dalla propria immagine idealizzata. Un superman spirituale.

Come Tobi senta il richiamo delle sue parti morte da seppellire in continuazione, così Saulo vive inconsciamente con ciò che aveva ucciso di autentico in sé, cioè ogni possibilità che potesse fargli vivere l’amore. Le due identità di Tobi e Saulo si incontrano sull’incapacità di amare.

Una notte Tobi, impuro per aver toccato l’ennesimo morto, appoggiato ad un muro, viene accecato dagli escrementi di un uccello caduti dall’alto. Drewermann, coglie il significato interpretando la deformazione degli ideali religiosi come causa della cecità di Tobi. Ingabbiato nelle proprie falsità aveva vissuto una sorta di illusione, che il proprio modello di vita potesse contagiare altri su una verità che gli apparteneva, ma la moglie lo riconduce alla realtà; adesso si vede come sei ridotto.

Si manifesta come in una caricatura la condizione in cui si è venuto a trovare. Aveva seguito le indicazioni della Legge ed ora constata l’essere fossilizzato, attaccato ai Princìpi, estraneo alla vita, arido, incapace di amare. Ciò che aveva creduto buono, si è capovolto nel contrario. Diventato inumano nella bontà, morto nel servire Dio, pietrificato nella sua presunta giustizia. Sembra una anticipazione di Saulo.

Quanto la Bibbia sia attraversata da Segni, per chi li sappia leggere!

In Saulo, una illuminazione crea la coscienza della propria cecità. Diviene consapevole del buio che lo imprigiona, il suo essere barricato dentro le corazze della Legge, il cuore di pietra che devasta quello di carne. Illuminazione come fascio di luce sul conosci te stesso, come esplorazione di un autointerrogarsi, come esplicitazione di un non- detto della propria storia.

Cammino arduo, un inoltrarsi nell’angoscia che conduce al cospetto di sé, delle proprie ombre, delle parti mai nate alla vita. Illuminazione che svela percorsi in cui il viandante si spoglia di illusioni, giustificazioni, certezze e menzogne che fino allora lo avevano protetto

Tobi e Saulo hanno da dire qualcosa a noi credenti. Dice Drewermann: c’è un pericolo nascosto che minaccia le nostre esistenze, quello di diventare ingiusti credendoci giusti, di essere accecati dalla propria supposta virtù, cadendo in una rigidità interiore che atrofizza la nostra capacità di amare.

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Lo psicoanalista Recalcati evidenzia: se si leggono le Scritture, si comprende meglio la psicoanalisi. Affermazione rivoluzionaria! Sostiene ci sia un’altra Legge che impone all’uomo la rinuncia a farsi Dio, come condizione per umanizzare l’esistenza. Una legge che favorisce il farsi umano dell’umano. Nella Torah la Legge della Parola istituisce la vita umana come immensamente sacra, immagine e somiglianza di Dio. La violenza, l’inganno, l’odio, l’attaccamento narcisistico al proprio io sono conseguenza di quella tentazione primaria di essere Dio.

Il racconto continua, descrivendo l’Angelo di Dio messo sul cammino di Tobi. Ritradotto analiticamente da Drewermann, una manifestazione dell’inconscio e forza benevola che accompagni sulla via della guarigione. Fare esperienza con l’Angelo Rafa-El, il cui nome è “colui che guarisce”, risveglia attraverso un incontro la possibilità di rinascere, un aiuto a guarire sé stesso.

Sulla scena compare il figlio Tobia, possibilità positiva estraniata da sé, che scoprirà il segreto per ridare luce agli occhi spenti. Accompagnato dall’Angelo, Tobia si dispone per la missione paterna di recuperare un credito come risorsa mai utilizzata. Quale metafora! L’inizio del viaggio dentro sé stesso dove giace un potenziale nascosto. Tobia esprime possibilità di energia positiva, è colui che va alla ricerca di un non- conosciuto, di un non svelato, che potrà rivelarsi nella complessità dell’amore coniugato con libertà e responsabilità. La situazione presente senza via d’uscita, dominata da buio e assenza di progettualità, diviene motivo di cambiamento.

Nei Racconti, spesso, i beni preziosi lontani simboleggiano verità e tesori della propria psiche, non disponibili perché giacenti sconosciuti a sé. La miseria in cui cade Tobi può essere letta come impoverimento interiore causato dall’assoggettamento alle proprie matrici. L’angelo Raffaele che ha funzione illuminante, accompagnerà Tobia nel percorso per il recupero del credito. Questa vicenda si intreccerà e incrocerà un’altra strada, quella dell’ambiguità di Sara, loro parente che vede morire successivamente 7 mariti la sera stessa delle nozze, uccisi da un demone.

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Lo spirito del Male, qui si inserisce nella storia dell’uomo, con attentati ad ogni esistenza, provocando dolore. Sara è simbolo di un amore non realizzato, causa la violenza di un Negativo che attraversa l’umanità. Una domanda che ci interroga sulla sua possibilità di vittoria. Il problema del Male si ripresenta in tutta la propria tragicità, soprattutto quando coinvolge l’innocente e l’uomo giusto.

È ancora Recalcati che pone interrogativi sugli agguati del Male. Il giusto sarebbe in grado di restare fedele al suo Dio, se la sorte gli rimanesse violentemente avversa? Se la sua vita fosse costretta a sperimentare l’ingiustizia, la perdita, la sofferenza, permanentemente oppressa dal male?

Sara e Giobbe, richiedono l’ascolto del Padre, la prima attraverso la preghiera, il secondo con un incontro faccia a faccia. In Sara, c’è il senso della sofferenza umana? Ogni forma di sapere che abbia la presunzione di spiegare il Male, cade nel vuoto.

Recalcati afferma esserci nella sofferenza un messaggio cifrato, un appello rivolto all’Altro. Paragonato ad un discorso che inoltri la domanda sul senso del dolore. Il lavoro dello psicoanalista è, quando possibile, decifrare quell’enigma. Laddove qualcosa soffre, qualcosa parla. Dio lascia all’uomo la libertà di costruire la propria vita: il Bene e il Male stanno di fronte a lui. A noi la scelta.

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Saper restare è il nome biblico di ogni pratica di cura ed è ciò che illumina il significato di “Eccomi”. Restare accanto a chi è colpito dal Male, è modalità che va oltre il senso. La prova del giusto è evidenziata dalla Bibbia in Giobbe e Abramo. Soprattutto in Giobbe, che desidera parlare con Dio, la prova assume il carattere di una ricerca della verità. E Recalcati accosta la psicoanalisi, in quanto cura, con obbiettivo ricercare la verità. L’analizzando non evita la sofferenza, la attraversa cercando con determinazione la propria verità nascosta inconscia. Di fronte all’assurdità del Male, la persona può solo decidere cosa fare della propria esistenza.

Entrano in gioco libertà e responsabilità. Se il Male è un Mistero irrisolvibile, ci si può solo accostare all’interno dei propri limiti, evitando il peccato della deificazione, quando si scopra la fede essere l’opera più grande che dà senso a tutte le altre opere. La possibilità della scelta quando viene meno la risposta dell’Altro, è segno di accesso alla vita adulta. Bellissime pagine negli scritti di Recalcati, dove ognuno possa riconoscersi nel confronto con il Male.

Maturità umana che apre l’accesso ad un’autentica spiritualità. Fede come salto nel vuoto, esperienza del consegnarsi al Mistero dell’Altro capace di stare nella prova, per andare oltre, elaborando il trauma del lutto, del dolore, della perdita. È anche il riconoscimento della Grazia e del suo intervento. Analisi e Fede che si manifestano come forza “germinativa di vita”.

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Le risposte dei Saggi sono nutrite da speranza, sostenuta da un’unica possibilità da realizzare: quella del cambiamento. E sarà il risultato anche della nostra vicenda.

Allargando lo sguardo, voci diverse hanno parlato lingue nuove: S. Caterina e Gandhi, all’unisono su questo versante. Vuoi riformare il mondo, prima riforma te stesso, perché tu sei il mondo. E il secondo: sei tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. La Parola delle Scritture attraversa i secoli.

Tornando alla nostra vicenda, Sara va liberata dalla schiavitù e l’incontro con Tobia farà nascere una nuova possibilità affettiva, alternativa all’angoscia. Letta nella complessità personale: Tobi si relaziona con Tobia e Sara, simboli delle proprie potenzialità nascoste che vengono alla luce.

Sono pagine che raccontano la strada accidentata dell’incontro con sé e l’Angelo assume anche le sembianzedi Azaria, il cui nome significa Javhè aiuta. C’è un aiuto che attraversa la vita dell’uomo che ogni analista ben conosce e che se incarna con modestia e stupore ne scopre con meraviglia gli effetti, quasi una luce divina che non ci appartenga eppure emana dalla nostra persona, per accendere lumi nell’altro. È qualcosa di proprio, ma è anche Altro perché collega al divino e scopre il divino che alberga in sé.

I vissuti interiori mascherati da personaggi, nel riflesso di luce, rendono visibili parti di Tobi e nostre, nel viaggio della ricerca. La scoperta dell’inconscio è lunga quanto la strada di Tobi, quasi interminabile, perché nuovi aspetti possono avere accesso alla propria coscienza.

L’Angelo a metà tra una forza spirituale e un partner umano, è l’incontro con una persona simile ad un “inviato” che con la sua vicinanza e il suo amore, pronunci il suo Eccomi, partecipe ad aprire una finestra sul cielo al di là del caos dell’angoscia: l’esistenza della gioia, della speranza, dell’amore, della pace. È  l’ingresso in terra straniera.

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Ed è in terra straniera che Tobia scoprirà come il fiele di un pesce, catturato nel fiume possa essere l’unguento che guarisca la cecità del padre. L’uomo cieco pare riproponga lo scenario simbolico di un processo terapeutico cui l’individuo non possa sfuggire. È evidenziato nel Vecchio Testamento da personaggi come Tobi e nel Nuovo da persone quali Paolo di Tarso.

Esistere è modificarsi, nella conquista dolorosa dell’autenticità, nella ricerca della verità personale che riconosca il buio delle proprie matrici e la rigidità delle nostre strutture mentali. Saulo ne fa esperienza quando accecato da una Luce, brancola nelle tenebre della propria incoscienza. L’illuminazione in Saulo diviene gradualmente luce interiore di conoscenza che solleva veli, apre il cuore, amplia gli orizzonti personali, mentre cadono come scaglie le antiche convinzioni.

Paolo è la sintesi della persona nuova che lascia alle spalle il personaggio del giusto e partorisce identità articolata nella conoscenza. Rivisitando la propria vita e interrogandosi può riconcepirsi in Paolo, con un rapporto d’amore verso sé stesso, anziché odio, distruttività, frustrazione. Una resurrezione simbolica nel percorso di quest’ uomo, quando il travaglio del cambiamento apre prospettive di esistenza fino allora sconosciute.

Siamo stati chiamati a libertà dice ai Galati e ancora: Oh stolti Galati chi mai vi ha ammaliati scambiando per luce ciò che non è? Quale legge dura e farisaica vi assoggetta. Soffro nel veder in voi ciò che sono stato e di cui fatico a liberarmi.

La parola di Paolo partecipa ad un processo di inveramento, pone interrogativi, fa scaturire domande di senso. Parola creativa, dà un nome alle cose, espressione di essenzialità.

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Nella lettera a Filemone il cambiamento di Paolo diventa evidente, quando prende in considerazione una duplice possibilità relazionale: potrei comandarti ciò che devi fare, ma preferisco chiederlo in nome dell’amore. La sua matrice lo porterebbe a collocarsi nel mondo chiuso del comando che chiede sottomissione e obbedienza, conducendo il rapporto sul piano del potere. Paolo si riconosce nelle vesti dell’antico personaggio Saulo, pre-conversione e non vuole rientrarvi; si orienta nell’oggi su posizioni nuove irrorate dalla affettività. E la Lettera ai Galati coronerà la sua chiusura con il frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace.

Saulo-Paolo tratteggia la storia della nostra breve vicenda umana racchiusa tra nascita e morte, ricca e intensa se costellata da rivisitazioni e rinascite. Reinterpretando l’espressione di Sofocle: dove l’uomo nasce, torni al più presto colà donde viene; sono stimolo a riattraversare le proprie matrici, aperti a prospettive di mutamento, storicizzazione di tempi senza consapevolezza, rifondando percorsi personali di rientro in sé per uscirne con visioni nuove, complesse, amorevoli, pacificate, riparando la propria umanità frammentata. Avendo imparato lingue nuove.

Tenebre e luce, accompagnamento ad attraversare il buio come luogo della menzogna per accedere a libertà di cuore e qualità di comunicazione, sono temi psicoanalitici presenti nelle Scritture dove si parli di evoluzione personale e riscatto dalle proprie schiavitù.

Questi saranno i segni che accompagneranno coloro che credono: cacciare i demoni, prendere in mano i serpenti, parlare lingue nuove. Questo brano del Vangelo, si renderà profetico per quanto si sarebbe rivelato nel percorso psicoanalitico.

Questo articolo è rivisitazione di un mio scritto per la Rivista Italiana di Gruppoanalisi (n.2 anno 2004).

 BIBLIOGRAFIA:

Bibbia di Gerusalemme – Dehoniane – Bologna,1974 – (Libro di Tobia, Atti degli Apostoli, Lettera ai Galati, Lettera a Filemone).
Drewermann – Il cammino pericoloso della Redenzione – Ed. Queriniana – Brescia, 1993.
Verdi Vighetti – La conversione del cuore in San Paolo: aspetti psicologici, una nuova chiave di lettura. Appunti di viaggio – note di ricerca spirituale – Roma 2000.
Recalcati – La Legge della Parola – Ed. Einaudi, Torino 2022.

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