«Al di sopra dell’aspetto puramente materiale della vostra attività, deve emergere la sua prevalente funzione pedagogica». Disse così papa Paolo VI alle Caritas (italiana e diocesane), il 28 settembre 1972. Era il primo convegno nazionale delle Caritas diocesane. Oggi, nei giorni in cui festeggiamo i 45 anni di presenza di Caritas italiana nella vita della Chiesa e della società del nostro paese, papa Francesco, il 21 aprile ha ricevuto in udienza Caritas italiana e i direttori e i collaboratori delle Caritas diocesane.
«La vostra missione educativa, che mira sempre alla comunione nella Chiesa e a un servizio con ampi orizzonti – ha detto papa Francesco – vi chiede l’impegno di un amore concreto verso ogni essere umano, con un’opzione preferenziale per i poveri». «Di fronte alle sfide e alle contraddizioni del nostro tempo – ha aggiunto il santo padre – ecco l’obiettivo principale del vostro essere e del vostro agire: essere stimolo e anima perché la comunità tutta cresca nella carità e sappia trovare strade sempre nuove per farsi vicina ai più poveri, capace di leggere e affrontare le situazioni che opprimono milioni di fratelli – in Italia, in Europa, nel mondo».
Migranti
Proprio su questi temi oltre 600 tra direttori, animatori e operatori provenienti da 174 delle 220 Caritas diocesane in Italia e da Caritas italiana si sono confrontati a Sacrofano, dal 18 al 20 aprile 2016, per il loro 38° convegno nazionale «Misericordiosi come il Padre. “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36)”» . Un filo che si ricollega direttamente al giubileo straordinario indetto da papa Francesco perché la misericordia è la parola chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi e il nostro aprirci a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali.
L’incontro è servito a fare un sintetico bilancio dell’impegno pastorale a servizio dei poveri e della Chiesa in Italia per orientarne il cammino futuro, alla luce delle tematiche legate all’esortazione apostolica Evangelii gaudium, all’Anno giubilare, all’enciclica Laudato si’ e alle ulteriori indicazioni che papa Francesco ha dato nel discorso del 21 aprile.
Nella prima giornata di lavori, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, ha svolto un intervento dal titolo “Inclusione sociale dei poveri: una priorità”, precisando che inclusione sociale «significa fare cultura, imparare a leggere bene la storia… restituire al povero la dignità che gli è stata sottratta».
Poco prima, nella sua prolusione, anche il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana, aveva evidenziato la necessità di «fermarci a riflettere perché il nostro agire sia sempre più consapevole, la nostra carità sempre più competente, il nostro stile sempre più attento alle esigenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle “scartati” dalla società locale e globale».
Drammaticamente attuale – dopo l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo che è costato la vita a centinaia di migranti e dopo il confronto a livello europeo sulle politiche da adottare – è stato il focus martedì 19 aprile proprio sul tema migrazioni. Caritas italiana ha confermato il suo impegno sia nei paesi d’origine, lungo tutte le rotte dei profughi, in Italia per l’accoglienza e nelle varie aree di crisi.
Si è poi dato spazio ad un confronto sul tema “Dopo la crisi, ricostruire un paese solidale”, con gli interventi di Mauro Magatti, docente di sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, e di Luigino Bruni, docente di economia politica presso l’Università Lumsa.
Magatti ha chiesto alla Caritas di essere spinta propulsiva dei processi di cambiamento in atto, per costruire un mondo migliore, mentre Bruni ha esortato a recuperare il valore dell’indignazione, ad essere stimolo e coscienza critica, anche sperimentando alleanze inedite.
Senza confini
Mercoledì 20 aprile l’orizzonte dei convegnisti si è ampliato a livello globale, grazie all’intervento del card. Antonio Luis Tagle, arcivescovo metropolita di Manila e presidente di Caritas internationalis, dal titolo “Opere di una misericordia senza confini”.
«Nel radunarci – ha sottolineato Tagle – ci uniamo con i profughi, i migranti forzati e gli sfollati sparsi nei campi, nelle giungle, nei mari agitati e sui fronti di guerra. Esprimiamo anche una profonda comunione con le vittime dei terremoti nelle varie parti del mondo, specialmente Giappone, Vanuatu e Ecuador».
Proprio in Ecuador la Caritas italiana ha già inviato un primo contributo di 100 mila euro ed è in costante contatto con la Caritas locale. Dal card. Tagle è arrivato anche un appello ai leader politici a non alzare barriere, a «toccare le ferite» e ad incontrare i tanti volti dell’umanità sofferente.
Nel pomeriggio si è svolta una tavola rotonda su “Comunicare la misericordia”, coordinata da don Ivan Maffeis, sottosegretario della CEI e direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali. Partecipano: Nico Perrone, direttore dell’Agenzia DIRE, Marco Giudici, vicedirettore di Raidue, Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire, Vincenzo Morgante, direttore della testata giornalistica regionale della Rai, Dario Quarta, giornalista e autore di TV2000. Ne è emerso un invito al mondo dell’informazione all’incontro concreto con storie e volti per non ridurre tutto a mera contabilità dei vari drammi che attraversano la nostra società.
Orientamenti
Infine, don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, ha messo a fuoco alcuni orientamenti per un cammino comune, rilevando come, tra le tante piste di lavoro tracciate dal ricco confronto di Sacrofano risalta un’indicazione condivisa: prenderci cura di chi si prende cura. «È una forma di carità indiretta, nascosta, che non si vede, né si vanta. È la nostra prevalente funzione pedagogica. È ciò che ci collega idealmente anche con il nostro convegno nazionale di Montesilvano, alle periferie esistenziali da abitare con motivazione e passione, e con quello di Cagliari, per non lasciare percorsi e processi incompiuti».
«È dunque anche compito nostro – ha aggiunto Soddu – proporre modelli nuovi, che pongano al centro la dignità della persona, di ogni persona» e ha poi annunciato che si recherà in Grecia con il presidente Montenegro all’inizio di luglio, a tre anni dalla visita di papa Francesco a Lampedusa, per «dire no a questa Europa che arriva a costruire muri preventivi, e per dire sì ad un’Europa diversa, dove i valori della solidarietà e della giustizia sociale siano al centro della cultura e della politica».
«La stazione finale – ha concluso il direttore – è nota, il percorsi, i binari, costruiamoli insieme, percorriamoli insieme». Senza paura – come ha raccomandato il papa –, per «rispondere sempre meglio al Signore che ci viene incontro nei volti e nelle storie delle sorelle e dei fratelli più bisognosi», attraverso quella che papa Francesco ha chiamato «misericordia piena di relazioni significative; aperta a tutti, premurosa nell’invitare i piccoli e i poveri del mondo a prendere parte attiva nella comunità, che ha il suo momento culminante nell’eucaristia domenicale. Perché i poveri sono la proposta forte che Dio fa alla nostra Chiesa affinché essa cresca nell’amore e nella fedeltà».