Si è concluso il 24 novembre ad Ouagadougu, capitale del Burkina Faso, il congresso panafricano della Divina Misericordia, un evento iniziato da Giovanni Paolo II e che ha preso ulteriore impulso con l’anno della misericordia proclamato nel 2015 da Francesco.
Siamo giunti alla quarta sessione che ha visto 1.200 partecipanti provenienti da una ventina di Paesi africani e non. In un intenso clima di fraternità abbiamo meditato sull’Amore misericordioso del Padre per noi e sulle nostre risposte attraverso le opere di misericordia.
Ecco una considerazione che ho ascoltato e che mi ha colpito per attualità e per proiezione sul mio Paese, l’Italia. Un vescovo ha presentato un intervento sulla misericordia in Giovanni Paolo II. Tra i suoi gesti significativi ci furono le richieste di perdono per le colpe del passato.
Una di queste fu fatto a Gore, in un luogo significativo per la tratta degli schiavi dall’Africa verso l’America dei secoli scorsi. La memoria ha imposto una domanda: quale azione di misericordia realizzare oggi per la nuova strada della schiavitù che spinge gli africani attraverso la Libia verso l’Italia e l’Europa?
Tra i messaggi finali, ho colto in particolare i seguenti. Anche questi dovrebbero toccare l’Italia e l’Europa. Messaggio del congresso ai giovani dell’Africa: “Non fatevi ingannare dai bagliori dell’occidente e dalle illusioni della ricchezza facile perché il Mediterraneo non inghiottisca le speranze dell’Africa!”.
Messaggio ai governanti: “Non vendete i vostri Paesi ai commercianti di armi, fate quanto possibile per arrestare la circolazione di questi strumenti di morte che seminano lacrime e dolore nelle nostre terre!”. Ricordo che la metà delle armi vendute dall’Italia va in Africa e in Medio Oriente.