«À l’instar de la liberté et de l’égalité, la fraternité devra être respectée comme principe constitutionnel par le législateur et elle pourra être invoquée devant les juridictions». Pur figurando da due secoli sui frontoni degli edifici pubblici francesi, è stato necessario attendere il 6 luglio 2018 perché la fraternità entrasse nella giurisprudenza. Con una decisione storica, il Consiglio costituzionale – che non si era mai pronunciato prima sulla portata giuridica della fraternità – l’ha riconosciuta come «un principio costituzionale», dunque come principio normativo e non semplicemente come valore. Il pronunciamento tocca la spinosa questione del «delitto di solidarietà», incombente su chi soccorreva anche in modo del tutto disinteressato (puramente umanitario) delle persone in condizione di «soggiorno irregolare».
In un mondo in cui gli egoismi nazionali si inaspriscono, la fraternità non è finita.
Venerdì 6 luglio il Consiglio costituzionale ha affermato che questo valore, che figura dal 1848 nel motto della Repubblica francese e dal 1958 nell’articolo 2 della Costituzione francese, «dovrà essere rispettato dal legislatore come principio costituzionale e potrà essere invocato davanti alle giurisdizioni».
Questa presa di posizione è stata accolta con sollievo dalle associazioni di aiuto ai migranti, dato che la sua prima traduzione concreta sta nell’affermare «la libertà di aiutare altri per motivi umanitari, indipendentemente dalla regolarità del loro soggiorno sul territorio nazionale». Basta, quindi, con le accuse e le condanne di coloro che, in maniera generosa e disinteressata, aiutano persone straniere in situazione irregolare in Francia.
Il rinnovato riconoscimento della preminenza della fraternità riscalda il cuore. Rinvia alla consapevolezza di una fraternità umana universale che, per i cristiani, evoca il cuore stesso del messaggio di Cristo, nel riconoscimento di essere tutti figli dello stesso Padre. È questa la visione del papa che ricorda instancabilmente la necessità di essere solidali con i migranti. Anche altre religioni hanno tale aspirazione che, a partire dai filosofi dell’Illuminismo, è fortemente presente anche nelle convinzioni laiche.
In Francia, moltissime iniziative della società civile testimoniano questo desiderio. Mentre la solidarietà ha finito per essere percepita come un dovere dello Stato verso i suoi amministrati, un’acquisizione sociale da preservare, la fraternità traduce un’esigenza personale di impegno. Offre una qualità, un’intensità forte nell’attenzione all’altro che contribuisce a tessere legami all’interno e al di là della nazione. Lo Stato, insomma, non può essere tutto e non può pretendere di riassumere e contenere la generosità dei cittadini.
La Croix, 9 luglio 2018 (originale francese; traduzione a cura del sito Fine Settimana)