Gli esclusi, i «salvatori del mondo»

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Teresa di Lisieux e padre Joseph Wresinski. Nella sua lettera all’Arca dello scorso mese di aprile, Jean Vanier ha ricordato due figure importanti del suo cammino umano e spirituale, fondamentali in modo diverso per la vita dell’Arca. Teresa di Lisieux, con la sua piccola via, «m’insegna non soltanto a vivere con Gesù», scrive Vanier, «ma anche a vivere la vita comunitaria e a donare sorrisi a chi mi può sembrare, di tanto in tanto, sgradevole». E padre Joseph Wresinski, «un prete meraviglioso, fuori dal comune, che ha vissuto in una bidonville e poi è diventato prete per i più poveri». Molte volte è stato ospite all’Arca. «Ci diceva che sono gli esclusi ad essere “i salvatori del mondo”. Si può vivere solo se abbiamo il coraggio di incontrarli e vivere in relazione con loro. Sono essi, i più esclusi, che ci insegnano ad amare». La lettera si conclude ricordando i monaci del monastero di Tibhirine, in Algeria, a vent’anni dal loro martirio.

 

Jean Vanier

Jean Vanier

Si dice spesso che invecchiando il tempo sembra passare più in fretta. Ve lo confermo! Appena ho scoperto che eravamo al primo di aprile ho realizzato che ci stavamo avvicinando già alla fine del mese. Dove è passato questo tempo? Faccio fatica a credere che ho già 87 anni. Sono in buona salute e la mia testa funziona nonostante qualche vuoto quando cerco le parole! Le mie gambe hanno bisogno di mezz’ora o un’ora di esercizio ogni giorno. Ne ho cura perché se non si utilizzano si rischia di perderle. Sì, io invecchio e mi meraviglio ancora di più della natura che riprende i suoi vestiti primaverili, i suoi abiti della giovinezza. È straordinario vedere i fiori che escono dalla terra: i denti di leone, le pratoline, le primule, i crocus, i tulipani … e tutte queste foglie di un verde tenero che appaiono e coprono gli alberi. In più c’è un bel sole. La primavera è come una trasformazione, una nuova nascita. La vita! La vita che si rinnova, una speranza per ciascuno di noi. L’inverno è passato, dopo la notte viene la luce. Non è il tempo di Pasqua? Un passaggio – una resurrezione, un rinnovamento – affinché ciascuno di noi possa essere rinnovato nello Spirito.

La primavera è anche il periodo in cui la nostra comunità di Trosly parte per un pellegrinaggio. Quest’anno c’erano 4 gruppi suddivisi nei diversi luoghi. Io sono diventato uno dei 40 pellegrini che si sono recati a Lisieux.

Siamo partiti con un pullman e abbiamo trascorso cinque giorni meravigliosi vivendo nella stessa casa d’accoglienza e mangiando insieme. Loic e altre persone del focolare di Fougeres erano con noi, come anche Patrick e André del mio focolare Val Fleuri e tanti altri. Questo pellegrinaggio mi ha fatto molto bene.

A Lisieux ho ritrovato Teresa. La piccola Teresa e la piccola via che lei ha aperto per noi. Significa vivere nella fiducia, credere nella misericordia. Teresa è morta all’età di 24 anni. Mio Dio, che straordinari progressi ha fatto nel corso della sua vita! E Dio ha fatto meraviglie con lei per rinnovare la Chiesa e la fede, l’amore e la fiducia in Gesù. Anche lei provava delle difficoltà nella vita comunitaria. Nella sua autobiografia, santa Teresa evoca le sue difficoltà con una sorella del suo carmelo: «Lei ha il talento di dispiacermi in tutte le cose, le sue maniere, le sue parole, il suo carattere mi sembravano sgradevoli». Tuttavia, Teresa non si ferma a questa antipatia, essa si impegna a fare ciò che avrebbe fatto per la persona che lei amava di più. Essa le dà spesso il suo «più amabile sorriso». Teresa non m’insegna soltanto a vivere con Gesù, ma anche a vivere la vita comunitaria e a donare sorrisi a chi mi può sembrare, di tanto in tanto, sgradevole. Teresa chiamava il suo carmelo: «l’arca benedetta».

Era il luogo del suo radicamento, il luogo che ha scoperto essere la sua casa per camminare nell’amore.

Le nostre arche sono dei piccoli luoghi in cui anche noi possiamo crescere nell’amore e nella santità. Ci sono dei legami tra Teresa e l’Arca. Mia nonna, che si chiamava Teresa, aveva lo stesso direttore spirituale di santa Teresa: padre Pichon. In una delle sue lettere, questo buon padre parlava delle sue due «piccole Terese». Io penso che Teresa vegli su di noi. Durante il pellegrinaggio, abbiamo fatto una gita al mare. Patrick si è bagnato, significa che si è tolto le scarpe e ha camminato nell’acqua!

Penso che tutti sappiate che sta per uscire un film sull’Arca, su alcune persone dell’Arca che sono state filmate da Randall Wright, uno dei più grandi produttori della televisione inglese. Il film dura 1 ora e 40 minuti e si intitola Gli idioti in riferimento al romanzo di Dostoevskij – L’idiota – per mostrare che queste persone sono dei profeti. Questo film sarà presente al Festival di Toronto in settembre. Io l’ho visto, è veramente straordinario! Spero che rivelerà quanto le persone delle nostre comunità dell’Arca e di Fede e Luce siano dei profeti.

E Loic, che è venuto con noi in pellegrinaggio a Lisieux, è uno di questi profeti. Con i suoi 60 anni, invecchia un pochino! È il piccolo fondatore di Fede e Luce. Nel 1967, Loic e suo fratello Thaddée, a Lourdes con i suoi genitori, non hanno trovato un hotel che volesse accoglierli. Camille e Gerard, i loro genitori, molto feriti da questo rifiuto, ne hanno parlato a Marie-Hélène Mathieu. Ed è con lei che abbiamo realizzato il grande pellegrinaggio del 1971. Oggi ci sono circa 1.500 comunità Fede e Luce nel mondo. Sì, il nostro piccolo fondatore è invecchiato ma ha sempre i suoi begli occhi blu e il suo sguardo così penetrante e buono! Nel suo focolare, faremo presto una bella festa per il suo compleanno, una festa discreta perché tende ad affaticarsi.

Mi sto immergendo in questi giorni negli scritti di padre Joseph Wresinski, un prete meraviglioso, fuori dal comune. Ha vissuto in una bidonville vicino a Parigi e poi è diventato prete per i più poveri. Ha fondato l’associazione «Aiuta Tutte le Angosce» che diventerà più tardi il movimento internazionale «ATD Quart Monde» – «ATD Quarto Mondo». Egli ha voluto essere vicino ai poveri e annunciare il valore di quelli che sono più esclusi, non hanno ricevuto alcuna cultura né educazione. È venuto molte volte all’Arca per parlarci. Ci diceva che sono gli esclusi ad essere «i salvatori del mondo». Si può vivere solo se abbiamo il coraggio di incontrarli e vivere in relazione con loro. Sono essi, i più esclusi, che ci insegnano ad amare. Amo molto i suoi libri e in particolare: «I poveri sono la Chiesa». È stato come una luce per me. Padre Joseph, come papa Francesco oggi, ci chiama ad andare verso le periferie delle nostre società per incontrare i più poveri, per lasciarci evangelizzare da loro e ricevere la loro saggezza.

Sono ora trascorsi 20 anni da quando i monaci del monastero di Tibhirine in Algeria furono rapiti da un gruppo di islamisti violenti che erano in guerra con le forze governative. Questi monaci furono assassinati. Molti di voi avranno visto senza dubbio il film Uomini di Dio. I monaci erano profondamente legati ai loro vicini musulmani che volevano vivere la loro fede e la loro vita di preghiera al di fuori del contesto politico di violenza. Uno dei monaci era anche il loro medico. Ho appena letto il testo di una conferenza di Christian de Chergé, priore di questo monastero, che mi risuona molto: «La scala mistica del dialogo cristiani e musulmani per un progetto di società comune». Christian, a modo suo, era un profeta. Egli è una vera luce per me. Mi provoca ancor di più a una vita con Dio e a una vera fraternità con i musulmani.

L’Arca ha avuto la fortuna, fin dalle sue origini, di diventare ecumenica e interreligiosa. Ciò implica che ognuno di noi debba approfondire la sua fede religiosa e trovare l’occasione di incontrare i nostri fratelli e sorelle di altre Chiese o di altre religioni. L’essenziale per ciascuno di noi è di lasciar vivere Dio sempre di più in noi per vedere in ogni persona il bambino di Dio.

Mi sento in comunione con tutte le comunità dell’Arca e di Fede e Luce. Il nostro mondo è così difficile! Preghiamo perché i muri che esistono tra i gruppi o tra le persone possano cadere e che ognuno possa crescere nell’amore e nella libertà per scoprire una vera fraternità tra gli esseri umani.

Lettera di Jean Vanier all’Arca, aprile 2016.

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