Il numero di senzatetto che vive in Russia per strada è sconosciuto. Anche se esistono dati e statistiche pubbliche, le organizzazioni umanitarie sanno che sono molti di più.
In questo periodo già caratterizzato dalle rigide temperature dell’inverno, le porte della Caritas di Omsk, si aprono ogni giorno per 50 persone senza tetto: per offrire un pasto caldo, per bendare le ferite, per coprirli di vestiti pesanti. La vita per queste persone è durissima, specie qui in Siberia. Il loro tempo è completamente preso dalla ricerca del cibo e di un posto sicuro e abbastanza caldo dove passare la notte, per sopravvivere.
Se, prima della pandemia, queste persone erano, in qualche modo, maggiormente in grado di difendersi dai problemi della fame e del freddo con l’aiuto degli enti di beneficenza, ora il grande problema è, assieme, difendersi dal virus.
La condizione economica e finanziaria generale nel Paese si è generalmente abbassata. Le famiglie – tutte – hanno iniziato a donare meno cibo e vestiti per la beneficenza. Le famiglie hanno iniziato a gettare anche meno cose nei cassonetti. È divenuto perciò sempre più difficile per i senzatetto trovare vestiti puliti e pesanti con cui ricoprirsi. E in Siberia, senza vestiti caldi, non è possibile sopravvivere.
Ad Omsk – per il contrasto alla pandemia – sono stati chiusi gli spazi pubblici ove i senzatetto potevano abitualmente riscaldarsi e lavarsi le mani. I caffè e i ristoranti che da sempre si preoccupavano di alimentare le persone senza dimora sono rimasti chiusi.
Naturalmente gli homeless non hanno accesso alla rete, ai social network, alle TV, non hanno notizie e non fanno notizia. Non hanno smartphone e non sanno quali siano i sintomi causati dal coronavirus. Le nostre Suore [vincenziane], vanno perciò sempre ad incontrarli per le strade, nei luoghi di ritrovo all’aperto, per comunicare con loro, raccomandando loro le precauzioni che dovrebbero tenere, lasciando i prodotti per l’igiene: antisettici e mascherine usa e getta.
Il problema della malattia è peggiorato con l’inizio del freddo. L’autunno e l’inverno sono naturalmente le stagioni abituali delle malattie. Le persone senza tetto spesso congelano, si ammalano, muoiono di fame e di stenti. Le loro difese immunitarie sono già ridotte, sono già afflitte da molte malattie croniche, molto più facilmente risultano vulnerabili ad altre infezioni. La percentuale di anziani tra loro è elevata. Anche per l’età sono i più esposti ai rischi della infezione.
Per tutto ciò i poveri vagabondi stanno prendendo il peggior colpo dal coronavirus. Quando si ammalano non possono isolarsi ed essere isolati dagli altri: non hanno posti dove stare a scontare la ‘quarantena’. Non possono accedere alla vaccinazione, in quanto l’accesso richiede documenti di cui spesso non sono in possesso o di cui non sono mai stati in possesso, tra cui il passaporto e la tessera sanitaria. Ovviamente senza vaccino, assumono i maggiori rischi per sé, ma diventano anche portatori della malattia per gli altri.
La Caritas di Omsk non dispone di farmaci specifici antivirali e di personale medico per la somministrazione. È pure molto difficile invocare l’intervento dell’ambulanza per i senzatetto, in caso di malattia grave: i vagabondi senza documenti non sono accettati in ospedale. La malattia da coronavirus per queste persone senza casa troppo spesso si conclude con la morte.
Gli angeli accolgono Lazzaro: gli angeli dopo i cani, il seno di Abramo dopo la porta del ricco, prosperità senza fine dopo la fame, quiete eterna dopo la tribolazione (San Giovanni Crisostomo, discorsi sul povero Lazzaro).
- Tatjana Trofimova dirige la Caritas cattolica di Omsk – Russia.