Il dolore della malattia può diventare dono? Non è l’irritante domanda dei sani che, non conoscendolo, discettano sulla pelle altrui. Non è neppure il contenuto del messaggio del papa per la 24° giornata del malato (11 febbraio 2016) dedicato alla disposizioni al servizio di quanti curano i sofferenti. È un elemento che nasce dentro l’esperienza del dolore, come racconta Luigi Accattoli nei volumi dal titolo «Cerco fatti di Vangelo». Emerge con evidenza dalla testimonianza affidata al volume Il Turbante azzurro (EDB, 2016). Beatrice Gatteschi così giustifica lo scrivere la sua esperienza di malata di tumore: «Ciò che lentamente prendeva forma dentro me nei lunghi mesi passati si è fatto ora certezza folgorante: il dolore colpisce, intercetta una vita facendole comunque del male, prende una traiettoria e prosegue con inerzia verso un esito sconosciuto, mai uguale, mai prevedibile. Bisogna afferrarlo un dolore e bisogna consegnarsi a lui; parlargli e ascoltarlo, bisogna agirlo e patirlo. E poi, se possibile, provare a decidere cosa farne. Sento che per me la cosa più bella e naturale è riuscire a farne dono agli altri» (pp. 6-7).
Sono veramente felice che abbiate trovato una soluzione “moderna” per aiutarci a camminare insieme a scoprire e coltivare i “semi del Verbo” nel solco della nostra complessa storia contemporanea.
I santi hanno sempre puntato sul futuro con fiducia nella Provvidenza, che non vi lascerà orfani.
Auguri e Dio ci benedica.
don Mario Carrera guanelliano