Fu una felice intuizione di papa Paolo VI quella di istituire una forma di aiuto permanente per le chiese di Terra Santa. Nel 1974, alla vigilia del giubileo e nel clima del rinnovamento postconciliare della Chiesa, papa Montini non si perse d’animo e invitò i cattolici di tutto il mondo a porre aiuti concreti per le chiese in Terra Santa: una forma di carità ecclesiale che unisce l’intero corpo ecclesiale. La lettera apostolica Nobis in animo del 25 marzo 1974 istituisce e incoraggia la colletta per la Terra Santa da celebrarsi ogni venerdì santo.
Palo VI aveva compiuto il pellegrinaggio nei luoghi santi nel 1964. Da quella data non si era mai stancato di aiutare le popolazioni e le chiese per un rinnovato percorso di pace e di prosperità: umana, sociale, economica e politica.
Un patrimonio da difendere
Per Paolo VI la Terra Santa è un patrimonio da difendere e da custodire: «patrimonio spirituale dei cristiani di tutto il mondo, i quali bramano di poterla visitare, in pio pellegrinaggio, almeno una volta durante la vita, per appagare la loro devozione ed esprimere il loro amore a Dio diventato bambino in Betlemme, al divino adolescente e lavoratore a Nazareth, al divino maestro e taumaturgo attraverso tutta la regione, al divino crocifisso sul Calvario, al redentore risorto dal sepolcro».
I cristiani, sull’esempio di san Paolo, sono chiamati all’aiuto delle Chiese in difficoltà. L’appello dell’apostolo delle genti fu accolto con generosità dalle Chiese della Macedonia e dell’Acaia. Ognuno dei cristiani, nella misura delle sue disponibilità, stabilì di inviare soccorsi ai fratelli che risiedevano in Giudea. Le comunità, sorte tra le genti, si sentirono debitrici verso i membri di quella Chiesa, da cui avevano ricevuto la ricchezza dei beni spirituali, che ricambiavano con il frutto della loro carità. L’apostolo in persona portò i soccorsi nella Città Santa, vedendo nella colletta un legame di unità tra le nuove comunità dei credenti e la Chiesa originaria in Gerusalemme.
In Terra Santa oggi operano diversi organismi che ne promuovono i valori, spirituali, culturali e umani.
I francescani
I padri francescani della Custodia che da 800 anni sono presenti nella Terra Santa sono il cardine di una presenza che incoraggia e aiuta i cristiani locali, porta avanti progetti di educazione e di promozione umana, culturale e sociale.
La Custodia di Terra Santa con i suoi santuari sparsi per tutto il territorio compie quotidianamente e silenziosamente un servizio di carità e di promozione dei luoghi santi. Sono 55 i santuari che i padri minori francescani curano, tra questi la basilica dell’Annunciazione, la basilica della Natività e i santuari della passione di Gesù come il Dominus Flevit, il Getsemani e il Santo Sepolcro. Attualmente la Custodia è presente con 260 missionari e 24 parrocchie in Israele, Palestina, Libano, Siria, Giordania e Cipro.
I frati minori francescani testimoniano l’amore della Chiesa universale per queste terre. Attraverso progetti di recupero, di promozione e di attività culturale, sociale e umana, i figli di san Francesco solo gli araldi della pace e i custodi delle memorie sante. Senza di loro la Terra Santa sarebbe molto più povera.
La loro presenza è significativa e operosa. Attraverso i vari conventi disseminati per le terre del Medio Oriente l’ordine francescano porta il messaggio di pace e di bene aiutando e promuovendo le comunità cristiane locali. Diffondere la cultura della pace e della dignità dell’uomo attraverso l’istruzione, il lavoro, l’impegno culturale, i progetti di promozione sociale.
Inoltre, la Custodia favorisce i pellegrinaggi in Terra Santa attraverso varie iniziative di carattere liturgico, di accoglienza e di promozione biblico-archeologico-culturale.
L’Istituto Biblico Francescano (SBF), con sede a Gerusalemme, nel santuario della Flagellazione, ad esempio, promuove sul territorio gli studi biblici e la ricerca archeologica dei luoghi santi ed è un vero fiore all’occhiello della Custodia e punto di riferimento biblico.
Un aiuto concreto
La colletta del venerdì santo, dunque, è un aiuto concreto per la terra di Gesù ma è anche un grazie che la Chiesa dice ai frati francescani per la presenza in questi luoghi santi e la custodia della loro memoria.
Una presenza che quest’anno celebra otto secoli quando, al capitolo di Pentecoste tenuto a Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola in Assisi nel 1217, il nascente ordine francescano si aprì alla dimensione missionaria e universale. In quell’occasione fu deciso di mandare frati un po’ in tutto il mondo allora conosciuto, e di mandarli come testimoni di fraternità e di pace. Lungo i secoli passati, i papi non hanno solo rinnovato la loro fiducia nei francescani, riconfermandoli nel ruolo di legittimi custodi dei luoghi santi (a loro affidati dalla Sede Apostolica nel 1342), ma li hanno anche sostenuti in ogni aspetto della loro vita, a livello religioso come pure economico, sociale e politico.