Santo Stefano sotto i portici a Bologna. La frenesia della vigilia si è calmata, il clou della festa commerciale è già passato in digerito. Chi ha avuto e chi ha dato. Nel pomeriggio le strade e specialmente la vasta isola pedonale dei giorni di festa vanno affollandosi.
Il clima natalizio dispiega ancora tutte le sue tonalità e si direbbe che nell’animo delle persone a passeggio non si sia ancora “sparecchiato” quel menu di emozioni e sentimenti che il Natale continua a proporre gratis per chi ne è ben disposto.
Chi vive di elemosina forse confida nella breccia che il Natale si dice apra nella disposizione della gente alla generosità. E “lavora” anche nel giorno di riposo per gli altri.
Sto per avvicinarmi a un ragazzo piuttosto giovane che a suo vantaggio veste un sorriso forse ruffiano, ma comunque simpatico. È accovacciato a terra. Un signore ha appena lasciato cadere qualcosa nel cappello che il ragazzo tende ai passanti. Forse un refolo di vento, forse il fastidioso effetto elettrico dei vestiti, quando il donatore alza la mano dal cappello, una banconota da 5 volteggia in aria e va a confondersi con le scarpe dei passanti.
«Mi scusi – dice il giovane mendicante – potrebbe raccogliere per me quei 5 euro che sono volati via?». «Ma sei paralizzato?», chiede l’interlocutore occasionale, si direbbe disturbato dalla richiesta. «Alzati e vai a prenderteli!».
Una serie di considerazioni mi attraversa, scevre da ogni minima volontà di dispensare ragioni e torti.
- Capiterà spesso che i doni dei quali siamo fatti destinatari per grazia, dallo stesso Signore pellegrino sulle nostre strade, non cadano dritti nel nostro cappello e ci chiedano di metterci qualche passo da parte nostra.
- La carità non può essere un gesto distratto; si fa a una persona non a un cappello, e mi devo domandare come raggiungerla.
- È sempre così poco quello che do in confronto a quello che ricevo da non legittimare il diritto di aggiungere giudizi. Che invece dispenso “gratis” con una generosità superiore all’elemosina.
Ma la cosa più bella che Dio mi ha dato, ciò che fa di me un essere umano, è la felicità di condividere.
Chi non sa condividere è malato nelle sue emozioni.
Io l’unica cosa che non condivido con nessuno e’ Pasquale… perche’ senza di lui non potrei avere la gioia di condividere..