In un momento in cui occorre riaffermare il valore dell’accoglienza, per costruire un’Italia e un’Europa non dei muri ma dei ponti, tutti, dalle istituzioni ai singoli cittadini, possono dare il proprio contributo. Per questo a Milano la Comunità di Sant’Egidio “apre le porte” della “Casa dell’Amicizia” di via Olivetani, ribadendo anche quest’anno l’impegno a favore dei profughi.
Per tutta l’estate, ogni notte 12 persone – uomini, donne, minori – troveranno riparo negli spazi dove durante l’anno si svolge la “Scuola di Lingua e Cultura Italiana” e la “Caffetteria dell’Amicizia” per tanti senza dimora della città. Ai profughi sono offerti pasti caldi, servizi igienici, un letto per dormire, la possibilità di cure sanitarie, orientamento legale e lezioni iniziali di italiano. Soprattutto l’accoglienza è caratterizzata da un clima di amicizia e ospitalità familiare.
L’accoglienza alla “Casa dell’Amicizia” è completamente autofinanziata da Sant’Egidio e dalle tante realtà associative e singoli cittadini che si sono affiancati alla Comunità in questa iniziativa di solidarietà. Un tratto significativo è la grande collaborazione con cristiani delle diverse confessioni, che unisce parrocchie cattoliche con la Chiesa Evangelica Luterana e quella Anglicana.
All’annuncio dell’apertura dell’accoglienza, sono centinaia le persone che hanno contattato la Comunità per aiutare in tanti modi. Se la xenofobia e l’ostilità possono essere contagiose, la solidarietà lo è altrettanto.
L’accoglienza presso la “Casa dell’Amicizia” va nella direzione indicata nell’invito, diffuso il 19 luglio dalla Conferenza episcopale italiana, a «non assuefarci» alle morti in mare, «coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità». Come si afferma nella nota, «rispetto a quanto accade non intendiamo né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto. Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che – mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere – ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace».
Con l’apertura della “Casa dell’Amicizia”, la Comunità di Sant’Egidio vuole contribuire a costruire «una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare».