La Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna ha reso noto – attraverso un comunicato stampa (14 luglio 2022) – che la Consulta regionale della pastorale della salute, presieduta da Douglas Regattieri, vescovo di Cesena-Sarsina, lo scorso 4 luglio ha inviato una lettera al Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e all’Assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini, affinché venga rapidamente consentita la presenza dei familiari accanto agli anziani e agli ammalati ricoverati negli ospedali e nelle strutture socio-sanitarie di ricovero, nel rispetto del contesto sanitario attuale e della normativa vigente.
«Riteniamo che attualmente sia necessario ripensare alla realtà dei ricoveri negli ospedali della regione Emilia-Romagna, aggravata dalla pandemia da Covid-19, in particolare per quanto riguarda la dimensione terapeutica dell’incontro umano, che comprende i legami naturali» si legge nella lettera firmata da mons. Regattieri e dal direttore dell’Ufficio regionale di pastorale della salute, Dante Zini.
Questione urgente e culturale
«La presenza del familiare – prosegue la lettera – deve essere considerata parte fondamentale della cura del malato, specie se fragile o non autosufficiente. Se poi il malato ha anche bisogno di supporto per le esigenze della vita quotidiana, è allettato, ha disturbi cognitivi e comunicativi, la presenza costante di un familiare, o di chi per esso, deve ritenersi indispensabile ed essere garantita, pena il decadimento globale e l’aggravamento delle condizioni generali del malato, specie se anziano».
Nel testo, inoltre, si evidenzia che «il Servizio sanitario regionale pubblico della Regione Emilia-Romagna, pur con i suoi elevati indici di efficienza ed efficacia, rischia di venire percepito in maniera negativa» e che, vista la delicata situazione sanitaria, «il problema è più urgente in questo momento e si aggraverà, come è facilmente prevedibile, nei prossimi mesi in concomitanza con i turni di ferie estivi del personale». Si chiede, pertanto, che «venga riconosciuto come diritto inalienabile per tutte le persone non autosufficienti quello di poter godere dell’assistenza non sanitaria da parte dei parenti».
Nel testo, poi, si interpella la Regione affinché «favorisca una svolta culturale, che comprenda in maniera sostanziale la cura della dimensione relazionale e di quella spirituale come componenti costitutive dell’assistenza». A tal fine, viene richiesta la disposizione e pubblicazione da parte della Regione di «opportune indicazioni ufficiali sull’importanza di tali componenti della cura e dell’accesso dei parenti al letto dei malati». E questo, per favorire comportamenti omogenei nelle diverse strutture, sollevare da responsabilità le singole Direzioni sanitarie ospedaliere e dare fondamento giuridico alle decisioni organizzative.
«Condividiamo»
«Condividiamo senz’altro l’appello della Consulta», ha dichiarato l’assessore Donini in un comunicato (14 luglio), «perché siamo assolutamente convinti e consapevoli dell’importanza di poter avere accanto i familiari e gli affetti più cari di quanti sono ricoverati negli ospedali o sono degenti nelle strutture sociosanitarie. La vicinanza dei propri cari e il calore umano hanno un valore essenziale per chi soffre, anche terapeutico. E il prezzo imposto da questa pandemia, anche in termini di distanziamento fisico, è stato più alto proprio per i degenti e i loro familiari».
«Per questo – prosegue l’assessore – le decisioni regionali assunte nelle ultime settimane vanno proprio in questa direzione. In particolare, un atto assunto nei giorni scorsi, per quanto riguarda l’ambito ospedaliero, prevede il pieno accesso dei familiari nei reparti non Covid, regolamentato da comportamenti che assicurino la sicurezza sanitaria. E, anche per i reparti Covid, le direzioni sanitarie sono tenute a individuare modalità che permettano le visite e la permanenza di fianco ai propri cari».
Viene inoltre apprezzata dalla Regione la disponibilità offerta dalle diocesi della Regione e dai cappellani ospedalieri di collaborare con le Aziende sanitarie, gli operatori della sanità e tutte le associazioni al fine di contribuire a migliorare la condizione presente in tutti gli ospedali e nelle strutture socio-sanitarie di ricovero.