Il mio cuore e la mia anima sono pieni di esultanza. Sebbene lo Stato della Città del Vaticano e il Myanmar abbiano una lunga storia di rapporti diplomatici fin dai tempi dei re del Myanmar, nessun papa ha mai visitato il Myanmar.
Come storico, posso risalire all’origine di questa relazione, il più indietro possibile. Al tempo del re Bodawpaya [1782-1819 d.C.], si era già stabilita nella sua capitale Amarapura, la missione cattolica dei padri barnabiti guidati dal reverendissimo padre Sanger, che era l’amico più fidato di Myanmar King. Egli costruì una chiesa e una scuola missionaria sulle terre donate dal re. Scrisse un resoconto molto prezioso dei suoi anni felici ad Amarapura e dei suoi numerosi viaggi all’interno del regno e pubblicò il libro intitolato Una descrizione dell’Impero birmano. In esso ha descritto dettagliatamente la politica economica, la religione e la sociocultura delle popolazioni del Myanmar e le varie nazionalità e etnie. Ha mostrato ammirazione per la politica e l’amministrazione di Myanmar King, in particolare per quanto riguarda la libertà religiosa.
L’impero di re Bodawpaya – scrive – era molto forte, organizzato, il più grande impero nel Sud-est asiatico. All’epoca del re Mindon, il penultimo re della Birmania [1853-73 d.C.], fu instaurato un rapporto diplomatico tra lo Stato della Città del Vaticano e Yandanapon Naypyidaw. Ma non vi era alcun nunzio pontificio residente nella capitale. Il re Mindon mandò alcuni giovani studiosi del Myanmar in Italia per apprendere la scienza, la tecnologia e la navigazione, sotto la sorveglianza dei monaci missionari cattolici.
Nel 1958, quando ero studente a Londra, ho fatto l’autostop da Ginevra fino in Italia. Ho avuto la possibilità di visitare la cattedrale di San Pietro a Roma.
In seguito ha fatto due visite ufficiali nella Città del Vaticano a seguito dell’UNESCO. In queste due occasioni non solo ho ricevuto le benedizioni dell’allora papa che era apparso pubblicamente e impartiva la benedizione al pubblico, ma ho anche avuto la possibilità di visitare il museo, dove ho visto con mia sorpresa e gioia i regali di re Mindon al papa. Tra questi c’erano una croce d’oro tempestata di rubini, un cigno d’oro okh [un contenitore del riso] per il libro d’oro e il libro d’oro tempestato di borchie per la Sacra Bibbia. Ho visto anche oro pei [foglia di palma] e parabike [carta pieghevole] su cui, penso, sia stata scritta Bibbia. Oggetti simili di valore storico potremmo ritrovarli anche nei musei delle chiese cattoliche in altre città in Italia.
Dal 19° secolo in poi la missione cattolica di Delasa Order fiorì in Myanmar. Sono orgoglioso di affermare che sono uscito dalla scuola missionaria cattolica St. Peter’s English High School, Mandalay, dove ho superato l’esame di maturità.
Ora sono un ottuagenario ancora sano di mente e abbastanza in forze. Il merito va ai miei genitori, ai miei monaci buddisti e agli insegnanti cattolici missionari di St. Peters. La vita molto disciplinata dei miei anni di scuola superiore era rigida, ma felice. Le preghiere tre volte al giorno, gli insegnamenti biblici, il catechismo e le istruzioni sulla morale e sui costumi da parte di sacerdoti e fratelli cattolici hanno gettato una buona base perché io diventassi un buon cittadino del paese.
Il giorno in cui i risultati degli esami di immatricolazione hanno mostrato che tutti gli studenti di St. Peters erano stati promossi con ottimo profitto, noi studenti buddisti del Myanmar ci siamo inginocchiati e abbiamo pregato per i nostri insegnanti.
Quando l’allora preside della scuola cattolica ha pronunciato parole di apprezzamento, tutti abbiamo versato lacrime di gioia, ma anche di dolore perché dovevamo lasciare quella scuola che per noi era stata un’“alma mater”. Abbiamo notato che anche il preside cattolico era in lacrime perché perdeva i suoi allievi bravi e obbedienti.
Ora il Myanmar ha la fortuna di essere benedetto dalla visita di sua santità papa Francesco. Nel comunicato stampa della Conferenza episcopale cattolica del Myanmar a Ganjun si dice che «papa Francesco incontrerà tutti i popoli del Myanmar» e che si sarebbe fermato a Yangon e Nay Pyi Taw. Il logo pubblicato insieme alla notizia mostra la mappa del Myanmar con le parole “Amore e pace”. La gentilezza amorevole e la pace sono le stesse parole che Buddha ha usato non solo nel suo insegnamento e nel suo lavoro, ma anche nelle sue opere missionarie. Hanno dimostrato sempre di essere parole di successo!
“Cattolico” significa colui che tutti abbraccia sia i cristiani che i non cristiani.
Prima di venire in Myanmar, sua santità ha avuto visitato con successo la Colombia, un paese dell’America Latina dove la situazione, negli ultimi cinque anni, non è stata dissimile da quella del Myanmar. Quella visita ha prodotto un effetto miracoloso con il suo messaggio che chiedeva unità. Il papa ha inoltre piantato un albero di pace e ha celebrato una messa nella quale ha auspicato la riconciliazione in una nazione amaramente divisa da cinque decenni di guerra.
Con una visita di soli tre giorni (dall’8 al 10 settembre 2017), sua santità, il leader di un miliardo e 200 milioni di cattolici del mondo, ha svolto la sua missione di pace con un clamoroso trionfo. In questo momento in cui i leader e le persone del Myanmar stanno lavorando insieme per la riconciliazione nazionale, la pace, il progresso e la prosperità nel processo di democratizzazione, l’auspicata visita di sua santità nel nostro paese, il Myanmar, aiuterà senza dubbio a raggiungere questo nostro obiettivo tanto desiderato.
Possa il nostro Signore onnipotente portare e ripristinare una pace duratura e l’unità anche nel nostro paese, il Myanmar. Ora sua santità è con noi sia pure per breve tempo (dal 27 al 30 novembre)A sua santità il mio umile ossequio. (questo articolo è apparso su “The global new light of Myanmar” del 27 novembre)