Il 30 ottobre 2021 ricorrono cinque anni dalla più violenta scossa di terremoto che ha ferito e trasfigurato la Valnerina – in particolare i Comuni di Norcia, Cascia e Preci – e parte della valle spoletina.
La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia poche ore dopo la scossa era presente nelle zone colpite per far fronte alle prime necessità. Nell’emergenza e nello stato generale di confusione che c’era tra le persone, i volontari Caritas sono stati dei validi punti di riferimento. La nostra forza è stata la familiarità – se così si può dire – nel gestire situazione come questa: lo avevamo già fatto nei terremoti del 1979 e del 1997 che sempre hanno scosso le nostre zone umbre, oltre che in soccorso dei fratelli de L’Aquila nel 2009.
Dopo cinque anni, la situazione relativa alla ricostruzione degli edifici sta lentamente migliorando. Ma il timore più grande è ora lo spopolamento delle nostre belle vallate. Il terremoto non scuote solo la terra: è anche un mostro che semina paura e desolazione e, dopo il suo passaggio, lascia un deserto materiale ma soprattutto esistenziale. Il sisma, poi, come ebbe a dire il vescovo emerito di Carpi mons. Francesco Cavina «è una furia devastatrice che ha fatto emergere tutte le fragilità delle certezze sulle quali avevamo costruito la nostra vita e le nostre società…» (Spoleto, convegno di S. Ponziano, 11 gennaio 2017).
Come Caritas – ancora oggi – siamo al fianco delle popolazioni terremotate con varie iniziative: sostegno psicologico, progetti per l’aiuto alle piccole aziende familiari, percorsi per l’inserimento nel mondo del lavoro. È solo una piccola goccia, ma è lo specifico della Chiesa: essere consolatrice, incoraggiante, confortante, capace di dare fiducia e di diffondere speranza nei momenti più difficili che le persone vivono.
In questi anni abbiamo sperimentato la vicinanza e la solidarietà di tante Diocesi, parrocchie, associazioni e movimenti: da questi gesti sono fiorite relazioni belle tra persone, comunità e territori. Le parole del Siracide hanno trovato concretezza: “Un amico fedele è rifugio sicuro; chi lo trova, trova un tesoro” (Sir 6,14). Il terremoto ci ha tolto tanto – da noi, tuttavia, nessuno ha perso la vita – e ora ci costringe nuovamente a rimettere mano alla ricostruzione: la terza volta dal 1979. Al tempo stesso ci ha dato la grande opportunità di riscoprirci bisognosi gli uni degli altri: questo patrimonio non dobbiamo disperderlo. Come Caritas ci stiamo impegnando affinché ciò non accada.
Affidiamo tutta l’opera della ricostruzione, materiale e morale, alla protezione del nostro gigante in santità, Benedetto da Norcia. Lui che è stato il costruttore della civiltà europea fondata sui valori cristiani ci illumini di quella sapienza necessaria per far rivivere i nostri borghi. Necessario sarà il lavoro di comunione e di intesa: solo così raggiungeremo gli obiettivi e supereremo i vincoli della burocrazia.
- Don Edoardo Rossi è direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia.