In merito ai presunti abusi e affidi irregolari di bambini in Val D’Enza, poche sono le voci levatesi per segnalare la strumentalizzazione dei media e del mondo politico su un argomento così delicato. A essere sotto inchiesta sono singole persone e determinati enti, ma non può essere tutto il sistema di tutela dei minori che vivono situazioni di disagio, e più in generale il welfare state, come sia Salvini sia Di Maio hanno dichiarato a più riprese.
Occorre riconoscere che l’affido è ancora oggi uno strumento molto prezioso e da salvaguardare, perché permette di garantire ai minori che vivono in contesti difficili, la possibilità di poter ritrovare contesti più favorevoli, continuando a mantenere i rapporti con la propria famiglia di origine, condizione importante per il loro sviluppo psicofisico.
Occorre vigilare perché la politica e i media non facciano di tutta l’erba un fascio: rigore nel punire singoli illeciti e abusi, ma salvaguardia verso un sistema di welfare a favore dei minori, che resta un modello per tanti Stati del mondo, e senza “gettare fango” verso coloro che, sia nel pubblico sia nel privato sociale, esercitano con serietà la loro professione.
Per perseguire questo occorre crescere nella fiducia reciproca e nel rispetto tra tutti i ruoli della filiera che concorre alla tutela dei minori: genitori, scuola ed altre agenzie educative, servizi sociali e sanitari, tribunale e procura dei Minori, comunità minori, case famiglia e famiglie affidatarie, consapevoli che ognuno è chiamato a fare il suo pezzo, per il bene delle nuove generazioni.
Occorre che il Governo favorisca politiche a sostegno della famiglia come primo nucleo della società, da tutelare e rinforzare, specialmente in tutte quelle situazioni di precarietà e fragilità dove la capacità genitoriale è compromessa, e i figli rischiano di crescere in ambienti non educanti.
Deve essere chiaro a tutti che non si allontanano i minori da una famiglia solo per problematiche economiche, infatti i servizi sociali hanno altri strumenti, certamente meno costosi, per sostenere i nuclei con disagio economico. Questo concetto deve raggiungere tutte le famiglie, per avvicinarle alle istituzioni, specialmente quelle con maggiori difficoltà, in modo che, al momento del bisogno, sentano che vale la pena domandare aiuto agli enti preposti, senza la paura di essere giudicate e/o che si vedano portare via i figli.
Il serio pericolo che intravvedo all’orizzonte, legato alla strumentalizzazione mediatica e politica sui fatti di Bibbiano, è che si crei nel Paese un clima di sfiducia intorno alle istituzioni preposte, con il rischio di una ricaduta omertosa di fronte a fatti gravi che debbano essere denunciati.
Il recente caso della ragazzina di 14 anni che, senza consapevolezza dei genitori, durante un accesso al Pronto Soccorso è stata trovata positiva all’uso della cocaina, deve interrogare tutto il Paese sul disagio che vivono i nostri giovani, e spronarci a mettere in campo tutti gli interventi di prevenzione, perché quella sia solo una crisi passeggera, in un’adolescenza che sta diventando sempre più complicata.