Abusi: «C’è ancora molto da fare»

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o'malley

Lo scorso 29 ottobre 2024, presso la Sala stampa della Santa Sede, è stato presentato il primo Rapporto annuale della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori in materia di Politiche e Procedure della Chiesa per la Tutela. Circa 50 le pagine, quattro le sezioni, numerosi dati raccolti nei cinque continenti e in diversi istituti e congregazioni religiose, e anche nella stessa curia romana che viene invitata a una trasparenza sempre maggiore circa procedure e processi. Alla presentazione sono intervenuti il card. Seán Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Commissione e Maud de Boer-Buquicchio, giurista, incaricata del Rapporto annuale. Riprendiamo la breve nota informativa della Agenzia SIR (29 ottobre).

«C’è ancora molto da fare» nel contrasto agli abusi da parte di esponenti del clero. Lo ha detto il card. Sean Patrick O’ Malley, presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, presentando in sala stampa vaticana il Rapporto annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela, a dieci anni dall’inizio dell’attività della Commissione istituita da papa Francesco.

«Una Chiesa che sia al sicuro dagli abusi al suo interno e una Chiesa che sia efficace protagonista contro gli abusi e sostenitrice della dignità dei bambini e degli adulti vulnerabili in tutto il mondo»: questi gli obiettivi principali del Rapporto, in cui si analizzano nel dettaglio, sulla base delle visite «ad limina», le Conferenze episcopale di: Messico, Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, Belgio, Camerun.

Le restanti conferenze che hanno effettuato la visita «ad limina» – Ruanda, Costa d’Avorio, Sri Lanka, Colombia, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo (Kinshasa), Zimbabwe, Zambia, Ghana, Repubblica del Congo (Brazzaville), Sudafrica, Botswana, Eswatini (Conferenza Episcopale regionale dell’Africa del Sud), Togo, Burundi – Missionarie della Consolata (femminile), Congregazione dello Spirito Santo (maschile) sono presentate in formato abbreviato. Due gli istituti religiosi analizzati: Missionarie della Consolata (femminile), Congregazione dello Spirito Santo (maschile). Nel Rapporto Annuale, la Commissione presenta anche le risultanze di case studies sulle organizzazioni Caritas, attraverso i propri livelli istituzionali.

«Consolidare e chiarire le competenze proprie di ogni Dicastero della Curia romana così da garantire una gestione efficiente, tempestiva e rigorosa dei casi di abuso sottoposti alla Santa Sede; snellire e velocizzare il processo di dimissione dall’incarico così da consentire un percorso agevole e semplice per le dimissioni o la rimozione di un leader della Chiesa, laddove giustificato», alcune indicazioni del documento, oltre a quella di «sviluppare ulteriormente il magistero della Chiesa sul suo ministero in materia di tutela, di promuovere la conversione all’interno della Chiesa riguardo alla dignità del bambino e ai diritti umani in relazione agli abusi».

«Studiare i danni e le politiche di risarcimento per promuovere un approccio rigoroso alle riparazioni, come parte dell’impegno della Chiesa nel percorso di guarigione delle vittime/sopravvissuti», la raccomandazione a favore di chi ha subito abusi.

A livello continentale, nel Rapporto si stigmatizza «una preoccupante mancanza di strutture di segnalazione e di servizi di accompagnamento delle vittime-sopravvissuti» e si chiedono le dimissioni o la rimozione dall’incarico per chi si è rivelato inattivo nel combattere la piaga degli abusi. Di qui la necessità di «una visione unificata e teologico-pastorale» del problema, magari con «un documento del magistero che unifichi queste prospettive, come un’enciclica».

«Il risarcimento nella Chiesa non si riduce ai soli aspetti finanziari, ma comprende uno spettro di azioni molto più ampio», spiega la Commissione citando «diversi aspetti persino più importanti, come il riconoscimento degli errori, le scuse pubbliche e altre forme di vera vicinanza fraterna alle vittime-sopravvissuti e alla loro comunità, sono spesso persino più importanti».

Ciononostante, «le riparazioni economiche rimangono particolarmente rilevanti e la Commissione continuerà ad offrire la sua cooperazione agli organismi chiave della Chiesa così che procedure standardizzate e conosciute vengano più esaurientemente sviluppate». «Mentre alcune parti delle Americhe, dell’Europa e dell’Oceania hanno beneficiato di ingenti risorse disponibili in materia di tutela, una parte consistente dell’America centrale e meridionale, dell’Africa e dell’Asia dispone di scarse risorse specificamente dedicate», l’analisi del testo, in cui si rileva «l’urgenza di accrescere la solidarietà tra le conferenze episcopali così da mobilizzare le risorse per pervenire ad uno standard universale in materia di tutela».

Per quanto riguarda l’Europa, l’adesione alla Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali (Convenzione di Lanzarote), ratificata da molti Stati della regione, ha contribuito al compimento di progressi significativi, anche se «il panorama in materia di tutela all’interno della Chiesa cattolica nella regione europea presenta una notevole diversità».

«Nelle nazioni che hanno vissuto crisi molto complesse o in cui si è svolto un dialogo pubblico approfondito sugli abusi, vi è una chiara tendenza a istituire sistemi maggiormente strutturati e reattivi nell’affrontare gli abusi all’interno della Chiesa», l’omaggio del Rapporto: «Le Chiese locali che appartengono a detto gruppo — tra cui Irlanda, Francia, Italia e Polonia — hanno sviluppato quadri giuridici e formativi oltre a un impegno attivo con le vittime/sopravvissuti e alla collaborazione con le autorità civili».

Tra le sfide che il nostro continente dovrebbe affrontare, la «persistente assenza di statistiche affidabili sull’entità degli abusi da parte di chierici e religiosi». Gruppi di vittime, in particolare, «riferiscono che in alcuni Paesi la reputazione della Chiesa sembra avere priorità rispetto alla protezione delle vittime-sopravvissuti».

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