Pressata dall’opinione pubblica, di cui si sono fatti portavoce i mass media lusitani, soprattutto all’indomani della pubblicazione del rapporto sugli abusi del clero francese, la Conferenza episcopale portoghese si è finalmente decisa ad avviare la consultazione per la composizione di una commissione d’indagine.
L’Assemblea ha riflettuto sulla «protezione dei minori e adulti vulnerabili» negli ambiti ecclesiali e nella società nel suo insieme. Dice il comunicato ufficiale emesso l’11 novembre a conclusione della 201ª Assemblea plenaria, svoltasi a Fatima dall’8 all’11 novembre. «La Chiesa – recita il comunicato – continua ad affrontare questa questione con serietà, sia a sostegno e accoglienza delle vittime sia riguardo alla prevenzione e alla formazione.
Riconoscendo il lavoro delle commissioni diocesane, formate specialmente da laici qualificati nelle varie aree come il diritto, la psichiatria e la psicologia, l’Assemblea ha deciso di creare una commissione nazionale per rafforzare e allargare l’attenzione ai casi di rispettivo accompagnamento a livello civile e canonico e a studiare in ordine alla chiarezza storica di questa grave questione. In questo senso, viene costituito un punto di ascolto permanente a livello nazionale».
Fin qui il comunicato ufficiale. Non si dice ovviamente molto della composizione della commissione e del metodo di lavoro. Un’alta personalità della Conferenza, da noi interpellata sul posto, ha chiaramente detto che i vescovi non condividono il “metodo francese”, lasciando intendere che si seguiranno altre strade, tenendo conto anche dei percorsi delle Conferenze di altri Paesi, come la Germania, l’Irlanda, l’Australia. I vescovi sono ora chiamati a proporre nomi di esperti nei vari campi per dare il via ufficiale ai lavori.
La lettera di 241 cattolici
Che abbia colpito i vescovi della Conferenza episcopale la lettera di un gruppo di 241 cattolici portoghesi del 10 novembre, fatta pervenire alla Conferenza episcopale, chiedendo un’investigazione nazionale indipendente sui crimini di abusi sessuali in seno alla Chiesa, è fuori discussione. «Chiediamo con forza alla Conferenza episcopale portoghese che si allinei agli orientamenti di papa Francesco e prenda, con carattere di urgenza, la decisone di lanciare un’investigazione nazionale rigorosa, coinvolgente e veramente indipendente, nell’arco temporale di 50 anni».
Di coloro che hanno sottoscritto, si mettono in evidenza la scrittrice Alice Vieria, il magistrato Rui Cardoso, la scrittrice Margarida Pereira Muller, il giornalista Jorge Wemans, André Folque, membro della commissione Libertà religiosa, André Lamas Leite, avvocato e collaboratore della pastorale penitenziaria, la psicologa e medico Isabel do Carmo.
Confessano i firmatari di avere provato un enorme disagio e imbarazzo nelle ultime settimane di fronte a un’esplosione di articoli pubblicati riguardo ai crimini di abusi sessuali da parte del clero cattolico e l’incapacità della Chiesa di prevenirli. «In questo quadro di mancanza di serenità pubblica hanno un elevato potenziale di generare sentimenti anti ecclesiali, di accelerare l’allontanamento delle persone dalla vita religiosa e di degradare il rapporto della società con la Chiesa». Di qui la richiesta: la commissione responsabile non deve essere composta «esclusivamente da laici cattolici, anche da non credenti, da professionisti nel campo delle scienze sociali e della giustizia, la cui autonomia e indipendenza non siano assolutamente messe in discussione, anche se vi sia la possibilità, eventualmente, di avere la consulenza di qualche elemento del clero».
La lettera è stata consegnata al presidente della Conferenza episcopale portoghese, José Ornelas, dehoniano, vescovo di Setubal, nel giorno di apertura dell’Assemblea, il quale nel discorso di inizio dei lavori è stato categorico: la Chiesa farà di tutto per «appurare la verità storica» degli abusi sessuali nella Chiesa e impedire che queste situazioni drammatiche contraddicano alla missione della Chiesa. Parole rivolte a una parte dell’episcopato non proprio favorevole al fatto che si andasse indietro nel tempo e si facessero riemergere episodi lontani, mettendo alla berlina l’intera gerarchia.
La lettera si inserisce nel quadro di una iniziativa del parlamento catalano, che si prepara a votare la proposta di creare una commissione indipendente con lo scopo di investigare gli abusi del clero spagnolo anche se la Conferenza episcopale spagnola ha manifestato la sua contrarietà, aprendo invece la strada a un’indagine “interna”.
I firmatari dicono di essere convinti che, se la Conferenza episcopale non intende prendere subito la decisione di creare una commissione d’inchiesta, potrebbe scendere in campo la politica, nel qual caso ne verrebbe un’amarezza che si ripercuoterebbe sulla Chiesa stessa, perché i diritti delle vittime e i sacri valori del Vangelo, infranti, sono gli unici da salvaguardare.
Conclude la lettera: «Solo la verità ci permette una relazione libera e trasparente con coloro che la nostra fede ci invita a servire. Per questo siamo del parere che soltanto un’investigazione profonda e indipendente possa confermare questo momento eccezionale nella Chiesa in Portogallo».
Una commissione sì, ma indipendente
Alcune settimane fa, il vescovo ausiliare di Lisbona e coordinatore della commissione di prevenzione e lotta agli abusi di minori nel patriarcato di Lisbona, Americo Aguiar, ha ammesso che vi è una ricerca storica, ma non circoscritta soltanto alla Chiesa cattolica, chiamando in causa il ministero dell’educazione. Pronta e seccata la risposta del segretario, Joao Costa: «Al contrario di quello che avviene nella Chiesa, nelle scuole, quando vi sono indizi di abuso, si avviano subito processi di indagini, sospensioni preventive e rapporti alle autorità».
I primi commenti riportati dal Diario de Noticias, quotidiano della capitale, Isabel do Carmo, medico e firmataria: «Voglio credere all’indipendenza della commissione. Può esservi che non si voglia esporre i segreti della Chiesa, ma una commissione intera non deve essere ipocrita fino a tal punto». Nuno Caiado, il primo firmatario della lettera aperta: «È un piccolo passo in avanti, ma insufficiente. Speriamo che ci sia la capacità di dotare questa commissione di un mandato che sia veramente indipendente». Fortemente critico il giornalista Jorge Wemans: «Una commissione nominata dalla Conferenza episcopale è una ferita a morte. Se si vuole recuperare la credibilità della Chiesa, non ha senso creare una commissione di questa natura nominata dalla gerarchia».
Si ha l’impressione sul posto che non tutti i vescovi siano del parere di essere di fronte a un problema molto grave. Di diverso parere NunoFranco Caiado, che lavora al reinserimento sociale, persona che gode di grande prestigio. Il problema tocca molta gente e la reputazione stessa della Chiesa. «In queste condizioni, sarebbe interessante che i cattolici iniziassero un processo di riabilitazione interna, organica ed etica, che, per un imperativo morale e di coscienza civica, cominciasse ad esigere da parte della Chiesa il lancio di un’investigazione indipendente. Con urgenza!» (Diario de Noticias, 10 novembre).
Il presidente dei vescovi portoghesi ha assicurato che sarà la commissione a fare il suo proprio programma e a trovare la forma migliore di andare al fondo delle questioni». È da credergli. Coloro che lo conoscono – i dehoniani lo conoscono bene, essendo stato il loro superiore generale – sanno che non spreca le parole.
Grazie per il testo che ho letto naturalmente con interesse. Il tema è delicato, sempre fonte si sofferenza per noi ma doveroso.
Auguri nel Signore,