Sui lavori della 73ª assemblea generale della CEI (Roma, 20-23 maggio) ho già segnalato i punti rilevanti dell’intervento del papa e della prolusione del presidente, card. Gualtiero Bassetti (L. Prezzi, Francesco e la CEI del 21-05-2019). Dell’ampio dialogo dei 235 vescovi (più i 27 emeriti, i 15 delegati delle Conferenze episcopali straniere e i 47 rappresentanti di religiosi, religiose e laici) col papa non c’è resoconto.
Si possono indicare tre brevi accenni: una forte sottolineatura di Francesco sulle prossime elezioni europee (26 maggio), nella consapevolezza che lì si gioca il futuro del continente, anche contro sensibilità diverse di alcuni nell’assemblea; l’attenzione ai fenomeni migratori con l’ammissione dei limiti imposti dalla possibilità di integrazione degli immigrati; la riconferma degli indirizzi pastorali contenuti nel cap. 8 dell’Amoris laetitia.
L’assemblea ha espresso consonanza e consenso ai precisi richiami del card. Bassetti sulla legislazione penalizzante il terzo settore da parte del governo come un attacco al mondo cattolico, sull’urgenza di decisioni operative per il dopo-terremoto nel Centro Italia e sull’opportunità non solo di partecipare al voto europeo, ma di alimentare il continente con il patrimonio dell’umanesimo cristiano.
Nuova sensibilità missionaria
Dal punto di vista istituzionale è tornato il tema delle Unità pastorali che stanno interessando molte diocesi e dell’opportunità del rispetto delle comunità parrocchiali nello sforzo di un lavoro comune. Per quanto riguarda la contrazione del numero delle diocesi, in particolare quelle più piccole, l’indirizzo è quello di lasciare al papa il compito di nominare un solo vescovo per diocesi piccole e vicine dando tempo a un processo di unificazione che richiede il superamento di paure di marginalizzazione e di esclusione e rafforzando il lavoro comune.
Fra le prospettive per modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria, che costituisce il fulcro del progetto pastorale dei prossimi anni, si è sottolineato la priorità della Parola, un’attenzione alla via spirituale delle nuove generazioni, l’incontro con i poveri, la valorizzazione della religiosità popolare.
È tornata l’idea di partenze fidei donum fra diocesi italiane per preti e famiglie.
Il tema del sinodo, evocato dal papa, non è stato rimosso, ma la convinzione comune, anche alla presidenza, è per un cammino più lungo per una preparazione più accurata.
Importante anche l’annuncio dell’approvazione da parte della Santa Sede della terza edizione in lingua italiana del Messale romano.
Rispetto alle osservazioni critiche del papa in ordine alla lentezza nella ricezione delle nuove forme di intervento giuridico per l’annullamento dei matrimoni (V. Albanesi, Francesco, vescovi e tribunali: la riforma mancata. Del 21-05-2019), si ricorda l’impegno già profuso in merito, seppur da migliorare. La CEI si è fatta carico del 91% dei costi dei tribunali, garantendo rateizzazioni o esenzioni. Dai 18 tribunali operativi nel 2015 si è passati a 36 tribunali diocesani con l’intento di rispondere ai criteri enunciati dal papa: prossimità, gratuità, celerità.
Particolarmente vivace la discussione sulle nuove Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Il testo, di una cinquantina di pagine, è stato presentato dal presidente del servizio nazionale per la tutela dei minori, il vescovo di Ravenna, Lorenzo Ghizzoni. Frutto di un lavoro collettivo di vescovi e di esperti, uomini e donne, con approvazione di massima degli organismi vaticani, il documento è strutturato in nove principi-guida, tredici indicazioni operative e quattro allegati. Numerosi gli interventi sul testo che verrà pubblicato dopo aver recepito una ventina di modifiche espresse dall’assemblea.
Principi e indicazioni
Fra i principi-guida emerge il nuovo atteggiamento nei confronti della piaga degli abusi sulla scorta della lettera del papa del 20 agosto 2018, del suo discorso all’incontro dei presidenti delle Conferenze nel febbraio scorso e del recente motu proprio, Vos estis lux mundi (S. Casini, Abusi: le norme, le competenze e i tempi. Del 21-05-2019).
Al primo posto vi è la tutela dei più piccoli e dei vulnerabili, l’invito all’ascolto empatico e rispettoso delle vittime, senza paura dello scandalo. È già avviato il lavoro del servizio nazionale nella preparazione dei collaboratori nei servizi regionali e del referente diocesano (che si avvarrà di competenze locali).
Vi è molto lavoro da fare per informare le comunità sulla vera natura del fenomeno, le sue conseguenze fisiche, psichiche e morali. Particolare attenzione sarà data ai seminari, ai noviziati e agli anni di propedeutica, perché la formazione dell’affettività e della sessualità per chi è chiamato al celibato abbia un adeguato spazio.
Si conferma la volontà e il dovere morale di collaborare con l’autorità civile, di trovare forme e vie per la comunicazione alle comunità cristiane, pur rispettando la presunzione di innocenza e la segretezza delle indagini.
Le indicazioni operative si aprono con i modi dell’ascolto, dell’accoglienza e dell’accompagnamento delle vittime. Ad essi seguono la selezione e la formazione degli operatori pastorali e, in particolare, del clero. Ai candidati verrà chiesto un profondo e strutturato equilibrio personale e spirituale e una formazione umana, psicologico-affettiva e spirituale. Per ogni candidato si chiederà una valutazione specialistica per escludere deviazioni dell’orientamento sessuale, con una particolare attenzione ai candidati che si trasferiscono da un seminario all’altro. Verrà chiesto anche un attestato civile che escluda precedenti in materia. Per i sacerdoti religiosi o alloctoni si coinvolgerà il superiore o vescovo di partenza con informazioni scritte, veritiere e complete.
Procedure canoniche e tribunali civili
Le segnalazioni di presunti abusi sessuali sono regolate dal recente motu proprio. Si fa obbligo ad ogni chierico o religioso di segnalare tempestivamente la notizia o fondati motivi di presunzione di un abuso sessuale. La segnalazione all’autorità ecclesiastica non esclude né ostacola la presentazione di denuncia alla competente autorità dello stato, che viene incoraggiata. La procedura canonica non intende in nessun modo ostacolare o sostituirsi a quella civile. Ciascun colloquio di vittime, testimoni o attori deve essere documentato e firmato. La segnalazione, inoltre, deve contenere gli elementi più circostanziati possibili. Non si può imporre alcun vincolo di silenzio ai denuncianti. Per quanto attiene alle denunce verso vescovi o ordinari, si rimanda al recente motu proprio.
Le procedure canoniche in caso di presunto abuso da parte di chierici su minori partono dagli accertamenti di carattere preliminare, con la verifica della verisimiglianza della notizia del crimine. Ferma restando la presunzione di innocenza, l’accusato avrà un provvedimento di proibizione del ministero in via cautelativa. Se vi fosse un pericolo di reiterazione, i provvedimenti possono diventare pubblici. L’indagine previa va trasmessa alla Congregazione della dottrina della fede.
Il chierico colpevole, anche dimesso dallo stato clericale, va accompagnato nel suo cammino di responsabilizzazione, di richiesta di perdono, riconciliazione, riparazione, cura psicologica e sostegno morale.
Particolarmente delicati i rapporti con le autorità civili. Si invita alla massima collaborazione e disponibilità. L’autorità ecclesiastica, pur non avendo l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria le notizie su presunti abusi su minori, quando riceve una segnalazione di un presunto abuso sessuale da parte di un chierico nei confronti di minori deve informare l’autore che la segnalazione potrà essere trasmessa in forma di esposto al tribunale civile. Comunicazione che diventa moralmente obbligatoria dopo il completamento dell’indagine previa qualora sia accertato il fumus delicti. L’obbligo della procedura giuridica canonica vale anche nel caso che non vi sia nulla da parte dei tribunali civili.
Nel caso di accuse risultate false, l’interessato ha diritto a vedere tutelata e ripristinata la sua buona fama.
Un vasto lavoro di informazione è previsto sia per rafforzare la cultura della protezione dei minori sia per dare informazioni corrette e facilmente accessibili. La comunità ecclesiale ha diritto ad essere informata, anche per coinvolgerla nel compito della tutela. Cambia conseguentemente anche il rapporto con i media.
Il servizio nazionale ha già predisposto alcuni strumenti di aiuto ai responsabili diocesani e alle comunità cristiane e ne appronterà altri ancora.