Cosa succede in Francia? Anzi cosa continua a succedere, dal momento che il fenomeno dura ormai da diversi anni? Parliamo dell’ondata di profanazioni delle chiese e degli episodi di vandalismo che sta attraversando il paese. Nelle ultime settimane, tra il 28 gennaio e il 10 febbraio, sono state prese di mira e profanate quattro chiese e altre cinque devastate.
Il caso recente più clamoroso è quello di Notre-Dame di Digione, la più bella chiesa della Borgogna, in stile gotico, del secolo XIII. Il 9 febbraio scorso, al mattino presto, uno sconosciuto è penetrato nell’edificio, ha preso le ostie dal tabernacolo e le ha sparpagliate per terra attorno all’altare maggiore; quindi ha devastato il presbiterio.
Fatti analoghi sono capitati negli stessi giorni anche a Nîmes (Dipartimento Gard), Lavaur (Dipartimento Tarn) e ad Houilles (Dipartimento Yvelines).
Un fenomeno che dura da anni
Si tratta di un fenomeno che dura da anni. Nel 2017, secondo i dati forniti dal ministero, pubblicati martedì scorso dal quotidiano Le Figaro, sono state oggetto di profanazioni o atti di vandalismo complessivamente 878 chiese cattoliche e protestanti: una media di due al giorno! Segni di incendi sull’altare, fori di proiettili sulle vetrate, furti di vasi liturgici comprese le pissidi con le ostie.
Un caso tipico è quello della chiesa di Houilles che è stata oggetto di questi vandalismi e profanazioni tre volte di seguito: un pezzo della croce è stato staccato, una statua della Madonna danneggiata e il presbiterio devastato.
Da questi atti, ormai da anni, non sono risparmiate nemmeno le grandi chiese episcopali. Per esempio, già nel 2013, nel giro di alcuni giorni, le cattedrali gotiche di Limoges e di Nantes erano state profanate e imbrattate con slogan o graffiti provocatori come: volti di Hitler ed emblemi del nazismo, oppure con simboli del diavolo come il numero 666, scritto su un altare. Sul portale principale della cattedrale di Limoges, risalente al XIII secolo, i radicali di sinistra avevano scritto: «Legge della chiesa=Sharia».
Nel 2014 era stata imbrattata la chiesa parigina del Sacro Cuore con la scritta volgare «Fuck tourism»: voleva essere un chiaro messaggio ai milioni di turisti che annualmente visitano questo luogo emblematico. Uno degli slogan diceva «Evviva la Commune» (allusione al governo municipale di Parigi dal 1789 al 1795 e al potere rivoluzionario che si installò nella città con l’insurrezione iniziata il 18 marzo 1871).
Molteplici le ragioni
Gli autori della scritta avevano scelto volutamente e con intento politico la basilica nazionale francese per ricordare quell’insurrezione sanguinosa popolare di sinistra che aveva preso avvio da Montmartre: chiara l’allusione a questo momento di crisi sociale in Francia, e alla protesta dei gilet gialli che, da settimane, stanno sconvolgendo il paese e creando non pochi problemi all’attuale establishment.
Ci si chiede quali sono le ragioni di questo moltiplicarsi di episodi. Sono certamente diverse: sfrontatezza, frustrazione, consumo di droghe, odio, avidità. Tutte però hanno in comune una crescente indifferenza verso i sentimenti religiosi degli altri. Molti si domandano anche: sono una conseguenza della laicità francese, della tendenza rivoluzionaria a voler esprimere anche in maniera violenta le proprie convinzioni? Oppure sono un segno dell’affievolirsi dei vincoli religiosi? o una ritorsione per gli scandali degli abusi? oppure una radicalizzazione della società? Per altri si tratterebbe solo della voglia di distruggere e di politicizzare tutto.
Il ricordo dell’assassinio di Jacques Hamel
Queste violenze hanno riportato alla memoria il tragico assassinio dell’85enne parroco Jacques Hamel nella sua chiesa di Saint-Etienne-du-Vouvray, a Rouen, nel luglio 2016. Uno dei due giovani islamisti aveva preannunciato il fatto attraverso le reti sociali ritenendolo qualcosa di ovvio.
Avevano lanciato questo lugubre messaggio: «Prendi un coltello, vai in chiesa e uccidi qualcuno, taglia due o tre teste; è così che bisogna fare!».
Il sacerdote è stato ucciso con un coltello da cucina, mentre stava disponendosi a celebrare la messa; un altro 87enne si era salvato per miracolo.
Un episodio di segno opposto, ma indicativo del clima che si è instaurato: il teorico di estrema destra ed esperto di armi, Dominique Venner, si è sparato in maniera dimostrativa davanti all’altare maggiore della cattedrale parigina di Notre-Dame. Aveva scritto nel suo blog: «Stiamo entrando in un’epoca in cui le parole devono essere confermate con i fatti per risvegliare le coscienze». Questo invito a svegliarsi ha avuto come effetto di far diventare le chiese dei luoghi di trincea dell’estremismo.
Chiese: luoghi aperti
In passato la Conferenza episcopale francese aveva messo in guardia i fedeli dal cadere nella trappola dei terroristi. Le chiese – avevano detto i vescovi – devono rimanere «dei luoghi aperti alla gente». Questo coraggio, associato a una serenità cristiana, ha certamente un effetto rassicurante, ma viene messo alla prova dopo ogni nuovo incidente. La maggior parte delle parrocchie nei villaggi non può permettersi dei sistemi di allarme, o cose del genere, per tenere aperte senza preoccupazioni le loro chiese.
Davanti agli ultimi episodi di profanazioni e di vandalismo, la Conferenza episcopale preferisce mantenere una relativa discrezione. «Vuole evitare di innescare una spirale di violenza», ha affermato il portavoce mons. Olivier Ribadeau Dumas, il quale si è limitato ad affermare: «Chiese incendiate, saccheggiate, profanate: non potremo mai abituarci al fatto che i nostri luoghi di pace siano preda di violenza contro ciò che abbiamo di più caro, come il corpo di Cristo». Ma la tensione resta.