L’Azione cattolica e la “cultura dell’abbraccio”

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«Quella piazza nasce dal silenzio del marzo 2020, quando il Santo Padre ci ha ricordato che nessuno si salva da solo. Allora, solo insieme possiamo riconoscere che ci sono tanti abbracci che mancano, tante occasioni per riscoprirsi fratelli e, ancora, tanti abbracci che salvano a partire da quello misericordioso del Padre celeste. Il calore della piazza vuole offrire nuovamente al Paese e alla Chiesa la grande speranza di crescere tutti assieme nella “cultura dell’abbraccio”».

È un passaggio del Messaggio alla Chiesa e al Paese dell’Azione cattolica al termine della XVIII assemblea nazionale, e il riferimento è alla piazza che ha idealmente aperto l’appuntamento dell’associazione: l’incontro nazionale del 25 aprile con papa Francesco in una Piazza San Pietro traboccante di persone e di entusiasmo.

A braccia aperte il titolo dell’incontro, che ha raccolto quasi 80mila persone provenienti da ogni diocesi italiana: ragazzi, giovani, adulti, laiche e laici, sacerdoti, religiose e religiosi, soci e amici dell’Ac. Una marea che si è composta nel tempo, che ha riempito la piazza e che ha accolto l’abbraccio del papa, abbracciata a sua volta dal sorriso di Francesco, un sorriso che ha scaldato i cuori e che dà coraggio all’associazione, dicendolo con le parole del presidente nazionale Giuseppe Notarstefano, «riprendere il largo con coraggio».

Le parole e il sorriso di Francesco

Il sorriso dicevamo: un abbraccio sorridente quello del papa all’associazione, che si avvicina ai 160 anni di età con una vivacità sorprendente. «Cosa sarebbe la nostra vita, e come potrebbe realizzarsi la missione della Chiesa senza questi abbracci?» ha chiesto Francesco ai presenti. «Perciò vorrei proporvi – ha proseguito – tre tipi di abbraccio: l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva, l’abbraccio che cambia la vita».

Il Santo Padre ha continuato stigmatizzando i comportamenti che portano alle guerre: la diffidenza nei confronti degli altri, il rifiuto e la contrapposizione che diventano violenza. Abbracci mancati o rifiutati, pregiudizi e incomprensioni che fanno vedere l’altro come nemico.

E ha concluso con un invito: «Vedervi qui tutti insieme mi fa venire in mente il Sinodo e penso al Sinodo in corso che giunge alla terza tappa quella profetica; ora si tratta di tradurre il lavoro delle fasi precedenti in scelte che diano slancio alla vita nuova e alla Chiesa del suo tempo. Vi invito a essere atleti e portabandiera di sinodalità nelle diocesi e nelle parrocchie».

Il popolo dell’Azione cattolica, un popolo variegato e gioioso, ha risposto. Una risposta di affetto, certo, ma anche consapevole e matura.

Non era facile scommettere su un incontro come questo, ma l’associazione ha dimostrato di volerci esserci, di voler chiudere il cerchio aperto dalla pandemia, dalla piazza vuota, per ripartire con uno slancio rinnovato. Uno slancio che è proseguito nell’assemblea nazionale, con i quasi mille delegati che a Sacrofano hanno votato il documento guida per i prossimi tre anni e hanno eletto il nuovo consiglio nazionale, che resterà in carica fino al 2027, nel 160° compleanno dell’Ac.

Un documento che mette al centro la cura, l’integrazione e l’inclusione, l’abbraccio per “tutti, tutti, tutti”. Perché tutti si sentano accolti in associazione e, di conseguenza, nella Chiesa. La Chiesa sinodale che l’Ac vuole contribuire a costruire.

Il 25 aprile

L’incontro nazionale si è svolto il 25 aprile, festa della Liberazione dalla dittatura nazifascista. Una festa che è non semplicemente ricordata, ma celebrata in piazza. Dopo l’intervento del papa, infatti, sono stati ricordate da Neri Marcorè figure di laiche e laici di Ac che hanno dato la propria vita per la liberazione dell’Italia, così come si è messa al centro la pace, con l’intervento del card. Pizzaballa e testimonianze dall’Ucraina e dalla Terra Santa.

La musica inclusiva dei Rulli Frulli, l’impegno per la sostenibilità del cantante Giovanni Caccamo e tanto altro hanno contraddistinto una giornata memorabile.

«Non è stata una piazza convocata come “le truppe cammellate” – ha sottolineato il presidente Notarstefano nella sua replica all’assemblea nazionale –. È una piazza di persone che sono state invitate una per una, che si sono organizzate. Noi non raduniamo le persone per una prova di forza, ma come forza gentile, che si pone accanto alla vita delle persone e sussurra alla loro vita cose belle. Dalla piazza, con la piazza e oltre la piazza, con il sorriso».

D’ora in poi

L’assemblea nazionale ha evidenziato come l’associazione sia sempre giovane (tantissimi interventi sono arrivati dagli Under 30), sia capace di rigenerarsi e continui a scegliere l’impegno nella e per la Chiesa e nel e per il Paese.

L’Ac, dopo gli anni più difficili del Covid, sta crescendo (i soci sono tornati a superare decisamente quota 200mila, ora sono 221mila, dopo una discesa sotto quella soglia) ma, soprattutto, sta evidenziando risorse di dinamismo missionario e una grande capacità di tenere insieme.

Le alleanze, a livello nazionale e locale e con realtà sia ecclesiali che civili, dimostrano questa attitudine, così come la capacità di sperimentare per cercare strade nuove per l’annuncio del Vangelo e la formazione delle coscienze.

L’Azione cattolica – è possibile dirlo – è significativa nella vita delle città e dei paesi, come nelle 5.000 parrocchie e in tutte le diocesi dove è presente: anche dove è più affaticata non mancano frutti di vita buona e persone capace di una dedizione e di cura straordinarie.

«Con grande disponibilità siamo aperti al cambiamento – ha sottolineato chiudendo l’assemblea Giuseppe Notarstefano –. Noi siamo chiamati oggi a volerci bene reciprocamente. Anche quando non ci conosciamo. E in questo volersi bene scopriamo il volere bene degli altri. È da lì che nasce la politica, il voler bene al bene comune».

  • Paolo Seghedoni, modenese, sposato, due figlie, è vicepresidente nazionale per il settore Adulti di Ac.
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Un commento

  1. Marina Umbra 6 maggio 2024

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