All’indomani dell’apertura dell’anno della fede, il 12 ottobre del 2012, papa Benedetto XVI incontrò i vescovi ancora viventi che parteciparono al concilio ecumenico Vaticano II, esprimendosi con queste parole: «Per questo il Cristianesimo è sempre nuovo. Non lo dobbiamo mai vedere come un albero pienamente sviluppatosi dal granello di senape evangelico, che è cresciuto, ha donato i suoi frutti, e un bel giorno invecchia e arriva al tramonto la sua energia vitale. Il Cristianesimo è un albero che è, per così dire, in perenne “aurora”, è sempre giovane».
Tra i presenti anche mons. Luigi Bettazzi, ultimo padre conciliare italiano ancora vivente, tenace promotore della pace e del rinnovamento ecclesiale sulla scia del Vaticano II.
Papa Francesco recentemente parlando ai vescovi della Slovacchia nella cattedrale di Bratislava ha fatto riferimento alla necessità di osare la creatività nell’evangelizzazione: «Dinanzi allo smarrimento del senso di Dio e della gioia della fede non giova lamentarsi, trincerarsi in un cattolicesimo difensivo, giudicare e accusare il mondo cattivo, no, serve la creatività del Vangelo. Stiamo attenti! Ancora il Vangelo non è stato chiuso, è aperto! È vigente, è vigente, va avanti».
Il Vaticano II non è stato forse una fase dello sviluppo sempre aperto del Vangelo nella storia dell’umanità?
Proprio mons. Bettazzi, che ha partecipato attivamente ai lavori dell’assise conciliare, scorge nel pontificato di papa Francesco un importante slancio volto non soltanto a valorizzare, ma anche a tradurre nell’attualità ecclesiale la preziosità del Vaticano II.
Lo scorso gennaio infatti incontrando l’Ufficio Catechistico della CEI il papa gesuita ha chiarito: «Il Concilio è magistero della Chiesa. O tu stai con la Chiesa e pertanto segui il Concilio, e se tu non segui il Concilio o tu l’interpreti a modo tuo, come vuoi tu, tu non stai con la Chiesa. Dobbiamo in questo punto essere esigenti, severi. Il Concilio non va negoziato, per avere più di questi… No, il Concilio è così. E questo problema che noi stiamo vivendo, della selettività rispetto al Concilio, si è ripetuto lungo la storia con altri Concili».
Anche per la Chiesa italiana, in procinto di vivere un’intensa stagione sinodale, l’esperienza e la teologia del Vaticano II richiedono una rielaborazione audace e profetica in grado di comunicare, con creatività, la novità del cristianesimo.
In questa direzione mons. Bettazzi resta un testimone luminoso che indica un futuro non prevedibile, da costruire insieme come popolo di Dio in cammino: sarebbe un gesto simbolico, in questo senso, se tra i prossimi cardinali anche il vescovo emerito di Ivrea potesse ricevere la berretta rossa. Certamente non come onorificenza formale, bensì come gesto di riconoscimento ad un uomo che ha speso la sua vita per un “albero sempre giovane”.