Sul tema degli abusi nove diocesi del Quebec, l’area francofona del Canada, hanno pubblicato il rapporto di un’autorità indipendente (8 giugno) sui casi di abuso ancora in esame e già visionati dal 1940 al 2021.
Sono 87 gli abusanti fra il personale ecclesiastico e rappresentano l’1,28% dell’intero personale ecclesiastico attivo in questi ottant’anni. Proporzione piuttosto bassa che, a detta del rapporto e nel limite di denunce ancora possibili, è affidabile. Non certo dell’ordine del 25% vagheggiato da alcuni.
Va detto che l’indagine ha riguardato preti e diaconi diocesani e non i numerosi religiosi, responsabili di molte scuole e istituti formativi, spesso al centro delle denunce e delle rivendicazioni. Fra queste, le istituzioni formative riservate ai popoli indigeni, punto focale degli scandali recenti.
Inoltre, sia il rapporto come i vescovi non hanno escluso che vi siano altri abusi non ancora denunciati e registrati.
I casi esaminati sono 6.809. Sono stati compulsati oltre 10.000 documenti. L’autorità indipendente a cui è stato dato incarico è l’ex giudice della Suprema Corte del Quebec, André Denis.
Al momento del mandato, il vescovo di Montreal ha detto: «È il momento della trasparenza rispetto a questi fenomeni. E, se si è trasparenti anche nella comunicazione, significa che si è pronti a lavorare per cambiare le cose».
L’incarico era duplice.
In primo luogo, verificare le denunce di preti e laici, dipendenti dall’autorità ecclesiastica, e ancora viventi. Tutti quelli registrati in qualsiasi forma. «Si contano sulle dita di una mano, ma a quelli che ho identificato come abusanti – ha detto Denis – è stata tolta ogni loro funzione». Per i preti interessati è allo studio la riduzione allo stato laicale.
In secondo luogo, verificare dal 1940 in poi, tutti i dossier riguardanti vescovi, preti, laici “in missione”. Tutto questo – così si è espresso il vescovo di Gatineau, Paul-André Durocher – «per dare certezza che nessun prete attivo nelle nostre parrocchie sia oggetto di accuse fondate circa gli abusi». E, per quanto riguarda il passato, garantire che i dossier non lascino spazio ad ambiguità.
La spinta per la decisione dei vescovi è venuta da un’inchiesta dell’ex giudice Pepita Capriolo che, nel 2019, aveva affrontato il caso di un prete condannato a nove anni di carcere, Brian Boucher. In un dossier di 283 pagine aveva denunciato ritardi, indebite tolleranze, volontà di rimozione in alcune autorità ecclesiali. Dopo quella denuncia, un comitato di 12 membri aveva analizzato il caso e soprattutto le 31 raccomandazioni suggerite dal giudice.
L’incarico a André Denis nasce in questo contesto e doveva essere pronto nell’estate 2021. Il ritardo è dovuto all’ampiezza del lavoro affrontato.
Testimonianza
È utile riprendere il testo con cui l’ex giudice della Corte suprema ha presentato il lavoro il 9 maggio scorso. «I vescovi della provincia ecclesiastica di Montreal e della provincia ecclesiastica di Gatineau mi hanno affidato il mandato di studiare gli archivi delle loro rispettive diocesi e di ricercarvi ogni indizio di abuso sessuale su persone minori o vulnerabili.
Lo studio copre gli anni 1940 – 2021. Concerne i dossier relativi ai vescovi, preti, diaconi e agenti di pastorale e del personale delle sedi episcopali coinvolti in missioni pastorali.
L’unica indicazione ricevuta dai vescovi era quella di non tralasciare nessuno nella mia indagine, nella convinzione che ogni caso di abuso sessuale da parte di persone con autorità pastorali era di troppo. La cura delle vittime doveva guidare il mio lavoro.
Ho chiesto e ricevuto carta bianca per analizzare, senza alcuna restrizione tutti i documenti in possesso delle diocesi. I vescovi mi hanno dato la loro totale collaborazione, come quella dei loro collaboratori. Ho ricevuto risposte a tutte le mie questioni e domande, ottenendo soddisfazione alle richieste per l’intero periodo della ricerca.
Avendo accesso a tutte le carte di missione conferite dal vescovo ai preti non ho registrato nessun movimento che sistematicamente portasse un prete da una parrocchia all’altra dopo la scoperta di un atto condannabile da parte di un membro del presbiterio.
Ho avuto accesso a tutti i locali, agli schedari, agli archivi segreti, alle note dei vescovi per questi anni. Assolutamente tutto. Ho posto domande e fatto aprire tutte le porte. Nessuno mi ha impedito di fare il mio lavoro. Sono stato accolto ovunque come una persona alla ricerca della verità su una realtà dolorosa nella cura delle vittime.
Ripeto che ho lavorato in tutta libertà e senza inghippi di sorta. Senza pressioni né istruzioni da parte di chiunque, religioso o laico, legato o no alla diocesi. Ho consegnato un rapporto a ciascun vescovo sulla situazione della sua diocesi dal 1940 al 2021.
Tengo a sottolineare che assumo personalmente la responsabilità di ogni decisione di giudizio in ordine al riconoscimento di abuso in tutti i dossier che ho studiato. Affermo quindi, al meglio della mia capacità di giudizio, tenuto conto dei documenti che sono stati messi a mia disposizione di cui ho testato la verità i tutti i modi possibili, che i risultai a cui sono giunto sono rigorosamente rappresentativi della situazione dal 1940 al 2021 nelle province ecclesiastiche di Montreal e Gatineau».