Da tanto tempo si parlava di questo cardinale, incorso nella condanna e punizione da parte di papa Francesco, nonostante i suoi 97 anni. È nato a Sukiskes, arcidiocesi di Vilnius (Lituania), nel lontano 1923; prete nel 1950, vescovo nel 1970, arcivescovo di Wroclaw nel 1976, creato cardinale da Giovanni Paolo II e pubblicato nel concistoro del 25 maggio 1985, arcivescovo emerito di Wroclaw dal 3 aprile 2004.
Una persona per decenni molto stimata, con solidi studi universitari e una serie di pubblicazioni, soprattutto in campo morale e soprattutto per i suoi meriti al tempo di Solidarnosc e del suo scioglimento. Il suo palazzo arcivescovile era il rifugio degli oppositori del regime comunista.
In quel tempo aiutò molto la Chiesa clandestina in Cecoslovacchia (ora Repubblica ceca) e in Slovacchia, ordinando clandestinamente i loro preti. Dopo la rinuncia e il suo pensionamento, gli fu data l’onorificenza più importante del Paese: la medaglia dell’Aquila Bianca.
È ovvio che fosse bene conosciuto dall’arcivescovo di Cracovia, Karol Woityla, e da lui molto stimato.
Diventato papa, lo fece cardinale. Nel 2005 certificò la scarcerazione di un prete pedofilo ed ebbe inizio il suo calvario. Ma solo l’anno scorso la stampa diffuse con dovizia di particolari le accuse di un quarantacinquenne di pedofilia e omosessualità. Gli avvenimenti risalgono al lontano ’89, quando Gulbinowicz era già cardinale da quattro anni. L’accusatore era un alunno del seminario minore dei padri francescani e testimoniò che il cardinale lo aveva abusato sessualmente.
Quest’anno uno dei suoi vescovi ausiliari, che tempo fa era stato nominato vescovo residenziale di una diocesi limitrofa, è stato accusato di aver nascosto casi di pedofilia nella sua diocesi. Sospeso dal papa, è stato allontanato dalla diocesi.
Di recente un ricercatore dell’Istituto Memoria Nazionale, che si occupa degli agenti segreti della polizia nel tempo del comunismo, ha pubblicato un libro nel quale mette in dubbio l’“innocenza politica” del cardinale, che avrebbe ampiamente collaborato con il regime. La stessa nomina a vescovo pone interrogativi e ha lati oscuri. C’è chi sostiene che la polizia segreta fosse a conoscenza dell’omosessualità del cardinale. Ma si naviga nell’incertezza.
È certo però che la condanna severa di papa Francesco poggia su fatti inequivocabili e sicuri.
Il clima in Polonia nei riguardi della gerarchia è indubbiamente molto teso. Mentre stendiamo queste note (9 novembre) è insistente la voce che sarà presto messo in onda un documentario di una delle tante TV commerciali, non certo favorevoli alla Chiesa, riguardante il card. Dziwisz, potente segretario di Giovanni Paolo II, poi arcivescovo di Cracovia nel 2005 fino alla rinuncia l’8 dicembre 2016. Avrebbe coperto preti e religiosi pedofili e omosessuali. Il documentario viene definito “molto forte”. Farà certamente scalpore.