Sì, effettivamente, avrei dovuto intitolare questo articolo in modo più generico, tipo “i cristiani del mondo facciano chiasso nelle rispettive diocesi e nella società in cui vivono”.[1] Tuttavia, la situazione singolare in cui si trova in questo tempo la Chiesa di Gipuzkoa (provincia della comunità autonoma dei Paesi Baschi, nella Spagna settentrionale – ndtr) mi induce ad applicare questo invito al suo caso, ricordando che “fare chiasso” è un’espressione usata da questo papa, felicemente dirompente, che è Francesco.
Lo disse ai giovani argentini che, riuniti nella cattedrale di Rio de Janeiro (Brasile) il 25 luglio 2013, erano venuti per la Giornata mondiale della gioventù.
Ritengo che questo slogan non valga solo per loro, ma anche per tutti i cattolici, indipendentemente dalla loro età, origine o residenza. E, in modo particolare, per quelli della diocesi di San Sebastián, insieme a tanti altri che, sparsi per il mondo intero, sono in attesa di un nuovo vescovo: “fate chiasso”, vi prego! E, vista la situazione, quanto più chiasso vien fatto, tanto meglio, e, naturalmente, senza perdere tempo.
Come viene scelto un vescovo
Nella Chiesa cattolica ci sono più di 5.000 diocesi. Ciò significa che, anche se il papa fosse – come continuano a credere alcuni ingenui – il vice-Dio in terra, non può nominare tutti e ciascuno di loro con piena cognizione di causa, e da solo. Non ha altra scelta che fidarsi delle candidature presentate dalla Congregazione per i vescovi su proposta dei rispettivi nunzi. Per questo i gruppi di pressione (ecclesiali e di altro genere) hanno una grande capacità di influenzare un sistema di presentazione dei candidati opaco come pochi altri.
Ad eccezione di alcune importanti diocesi, nella cui nomina interviene personalmente il papa, la stragrande maggioranza delle restanti è oggetto delle macchinazioni dei suddetti gruppi di pressione.
Una volta designato il vescovo, la curia vaticana dimostra poco o nessun interesse alla sua gestione quotidiana della diocesi… a meno che non entri nel mirino dei mezzi di comunicazione. Allora sì la curia comincia a pensare a come risolvere il problema che ha creato con una tale nomina, adottando, quasi sempre, quel modo di procedere ironicamente definito “una rimessa laterale verso l’alto”, cioè la “promozione” ad un’altra diocesi, giuridicamente e formalmente (ma non realmente) “più importante” o nella quale vi sia una presenza “debole” di gruppi cristiani contestatari, e perciò meno esposta all’attenzione dei media.
È così che si “sacrificano” queste diocesi, «per offrire a quei vescovi una nuova opportunità»; mai – o raramente – per dire loro di dimettersi o di mandarli a casa, che è quanto si dovrebbe fare. Il Vaticano non riconosce – almeno pubblicamente – i propri errori, d’altronde così umani, nei problemi che riguardano il governo delle Chiese locali.
Il silenzio dei cattolici
Ma ciò, pur essendo già molto grave, non è tutto. Altrettanto grave è, purtroppo, il silenzio di buona parte dei cattolici. Di qui il mio invito, in questo caso, ai cristiani di Gipuzkoa “a fare chiasso”, ora che, sembra (e dico “sembra”, perché c’è chi ritiene che la nomina sia già stata fatta) siamo in un momento di consultazioni per nominare un nuovo vescovo.
Forse sarebbe bene – è questo il mio suggerimento – che, sull’esempio di altre diocesi (e, soprattutto, migliorandolo), il collettivo “Gipuzkoako Kristauak” consultasse il popolo di Dio circa il profilo del vescovo di cui la Chiesa di San Sebastián ritiene di aver bisogno. E anche che vengano proposti alcuni nomi di coloro che sono ritenuti i migliori per assumere tale responsabilità.
Questo primo turno potrebbe essere seguito da un secondo per votare le tre o quattro caratteristiche più importanti del profilo del possibile candidato in base alle risposte ricevute, nonché i tre nomi di coloro che avessero ottenuto il maggior numero di voti. Così si potrebbe presentare alla Santa Sede, tramite la Nunziatura o, direttamente, alla Congregazione per i vescovi, al card. Omella e al papa, il profilo del nuovo vescovo e la relativa terna di nomi affinché possa scegliere tra di essi la persona ritenuta più idonea.
So già che ci sarà chi dice che non conosco com’è fatta l’istituzione di cui sto parlando e il relativo diritto canonico del 1983. Va bene, non voglio discuterne, tra l’altro perché credo che, in questa materia sia ampiamente giustificato «chiedere il perdono, prima del permesso». È un criterio che ho sentito anche, in più di un’occasione, dalla bocca di Francesco, anche se è vero che si riferiva ad altre urgenze.
Ho il sospetto che quando un tale criterio non viene tenuto in considerazione né messo in atto nella nomina di un nuovo vescovo, sia perché siamo troppo legati all’attuale diritto canonico e, quindi, poco dotati di “coraggio evangelico”. Ma, penso che sia giunto il momento di metterlo alla prova e di metterlo in pratica.
Sono tantissimi i cattolici a cui non piace essere soggetti a “vescovi imposti” oppure vittime di due pericolosi atteggiamenti chiamati “prudenza complice” e “silenzio connivente”. «Facciamo chiasso… anche se non ci fanno caso». (cf. El Diario Vasco, 9 gennaio 2022)
[1] Il papa, a Rio, aveva detto ai giovani: «Desidero dirvi ciò che spero come conseguenza della Giornata della Gioventù: spero che ci sia chiasso… Qui a Rio ci sarà chiasso, ci sarà. Però io voglio che vi facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi» (ndtr).
“Forse sarebbe bene,…..che si consultasse il popolo di Dio circa il profilo del vescovo di cui la Chiesa di San Sebastián ritiene di aver bisogno.”
Per quello che io conosco il Popolo di Dio non si lamenta, accetta con umiltà.
“..che vengano proposti alcuni nomi di coloro che sono ritenuti i migliori per assumere tale responsabilità.”
“Dios no ve como los hombres, que ven la apariencia; el Señor ve el corazòn.
Dalla Liturgia di oggi 18-1-2021 Libro 1S 16, 1-13.
Sicuramente abbiamo bisogno di umiltà.