L’etichetta giornalistica “prete di strada” o “prete della carità” rischia di generare un’interpretazione fuorviante in merito alla ministerialità ecclesiale, dal momento che favorisce l’illusione di una presunta miglior qualità o di un protagonismo clericale di ritorno.
Questo marchio infatti entrando nella mentalità pastorale comune innesca l’immagine di una Chiesa retta dalla logica aziendale: come se bastasse cimentarsi in un attivismo delle opere e degli impegni per essere veri discepoli di Cristo.
Non casualmente papa Francesco nella sua prima omelia nella S. Messa concelebrata con i cardinali il giorno dopo la sua elezione ebbe a dire: «Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio».
La logica aziendale non è necessariamente diabolica dal momento che eroga servizi indispensabili per la vita delle persone: cibo, assistenza, vestiario ecc. Ma la Chiesa non è una ONG. I suoi criteri di efficienza, se così possiamo dire, non sono quelli del mondo che è capace nei suoi slanci di generosità di donare tanto e anche gratuitamente.
La Chiesa è chiamata a donare quello che non ha: l’amore infinito e gratuito di Dio che si è manifestato nei gesti, nelle parole e nello stile di vita di Gesù Cristo. Dunque la Chiesa dona non il bene che anche il mondo può donare, ma il bene che solo Dio può offrire anche in mezzo alle storie più complesse e tormentate, provate dalla povertà dell’umano e degli affetti.
Per comunicare “umanamente” il suo amore Dio si serve di tutti i battezzati senza preferenza di genere, ministero o carisma. Si serve di strumenti insufficienti e precari per dimostrare che il bene viene da Dio e non da essi stessi.
Tutto il servizio che la Chiesa offre al mondo (politica, assistenza sociale, lotta per la giustizia ecc.) è una semplice conseguenza della chiamata del Signore ad essere suoi fragili annunciatori. Ecco perché i cristiani svolgono questi servizi per e nel mondo in maniera differente: non per vanagloria né carrierismo. La differenza cristiana è racchiusa proprio qui: a servizio di tutti senza servirsi di nessuno, con la ricompensa del Padre già nel cuore.