La commissione, istituita da papa Francesco nell’agosto del 2016 per lo studio del diaconato delle donne nella Chiesa, ha terminato i suoi lavori già lo scorso mese di giugno e ha consegnato al papa, a metà dicembre, il risultato delle sue ricerche. Il documento finale è stato portato personalmente al papa dal card. Luis Ladaria, coordinatore dei lavori.
La commissione era composta da 12 membri di ogni parte del mondo – 6 donne e 6 uomini. Era la prima volta che, in Vaticano, veniva costituita una commissione del genere, un fatto mai avvenuto prima. E, a presentare la lista dei nomi, non era stato solo il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. Gerhard Müller, ma anche la presidente dell’Unione internazionale delle superiore maggiori, Carmen Sammut.
Lo scopo affidato alla commissione era di effettuare «una ricerca oggettiva sulla situazione del diaconato femminile agli inizi della Chiesa». Il papa aveva parlato dell’opportunità di questa commissione durante l’udienza a circa 870 superiore generali dell’UISG, nell’udienza del 12 maggio 2016, rispondendo a una domanda di Carmen Sammut che gli aveva chiesto: «Nella Chiesa c’è l’ufficio del diaconato permanente, ma è aperto solo agli uomini, sposati e non. Cosa impedisce alla Chiesa di includere le donne tra i diaconi permanenti, proprio come è successo nella Chiesa primitiva? Perché non costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione? Ci può fare qualche esempio di dove lei vede la possibilità di un migliore inserimento delle donne e delle donne consacrate nella vita della Chiesa?».
Il papa ha risposto: «Questa domanda… tocca il problema del diaconato permanente… In effetti questo c’è nell’antichità: c’era un inizio… Io ricordo che era un tema che mi interessava abbastanza quando venivo a Roma per le riunioni, e alloggiavo alla Domus Paolo VI; lì c’era un teologo siriano, bravo, che ha fatto l’edizione critica e la traduzione degli Inni di Efrem il Siro. E un giorno gli ho domandato su questo, e lui mi ha spiegato che, nei primi tempi della Chiesa, c’erano alcune “diaconesse”. Ma che cosa sono queste diaconesse? Avevano l’ordinazione o no? Ne parla il Concilio di Calcedonia (451), ma è un po’ oscuro. Qual era il ruolo delle diaconesse in quei tempi? Sembra – mi diceva quell’uomo, che è morto, era un bravo professore, saggio, erudito – sembra che il ruolo delle diaconesse fosse per aiutare nel battesimo delle donne, l’immersione, le battezzavano loro, per il decoro, anche per fare le unzioni sul corpo delle donne, nel battesimo. E anche una cosa curiosa: quando c’era un giudizio matrimoniale perché il marito picchiava la moglie e questa andava dal vescovo a lamentarsi, le diaconesse erano le incaricate di vedere i lividi lasciati sul corpo della donna dalle percosse del marito e informare il vescovo. Questo, ricordo. Ci sono alcune pubblicazioni sul diaconato nella Chiesa, ma non è chiaro come fosse stato. Credo che chiederò alla Congregazione per la dottrina della fede che mi riferiscano circa gli studi su questo tema, perché io vi ho risposto soltanto in base a quello che avevo sentito da questo sacerdote che era un ricercatore erudito e valido, sul diaconato permanente. E, inoltre, vorrei costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione: credo che farà bene alla Chiesa chiarire questo punto; sono d’accordo, e parlerò per fare una cosa di questo genere».
A dire il vero, già nel 2003 la commissione teologica internazionale, un importante strumento della Congregazione per la dottrina della fede, aveva esaminato il problema, ma si era pronunciata piuttosto scetticamente sulla possibilità di ammettere le donne al diaconato e non aveva formulato nessuna chiara raccomandazione, lasciando al magistero il compito di dare delle risposte.
La commissione istituita da papa Francesco aveva un compito più ampio poiché doveva studiare il problema dal punto di vista non solo teologico, ma anche storico e antropologico.
Al suo apparire aveva suscitato un polverone. Alcuni hanno interpretato l’iniziativa di papa Francesco come la caduta dell’ultimo tabù nella Chiesa. Altri invece sostenevano che il sogno delle donne, da lungo coltivato, di accedere all’altare, era ormai a portata di mano. Il papa, personalmente, si era alquanto stizzito nel leggere sulla stampa, che egli apriva il diaconato alle donne. In realtà, si è sentito in dovere di precisare, che non era questo il compito della commissione.
Gli storici sono concordi nell’affermate che nella Chiesa dei primi tempi le diaconesse erano impegnate in alcuni servizi particolari, come per esempio la catechesi, il servizio ai poveri. Ma non avevano alcuna funzione all’altare. Nella Chiesa latina la presenza delle diaconesse è testimoniata dal secolo 6° fino al 13°; nella Chiesa orientale, invece, la loro presenza si protrasse più a lungo.
Il documento conclusivo a cui è giunta ora la commissione voluta da papa Francesco comprende solo poche pagine. Un membro ha definito «problematico» il problema delle fonti. «Ci sono – ha sottolineato – soltanto poche testimonianze storiche e queste non forniscono una completa informazione quale avremmo desiderato».
Oltre all’aspetto storico, a complicare il problema è quello teologico. Infatti la Chiesa cattolica è stabilita sul sacerdozio ordinato. La ragione sta perciò nel fatto che, se il sacramento dell’ordine viene amministrato anche alle diaconesse, allora non c’è più nessun impedimento anche per la loro ordinazione sacerdotale. Ma papa Francesco ha più volte ribadito che, a questo riguardo, l’esclusione delle donne è definitiva. E anche molti teologi la pensano allo stesso modo.
Karl-Heinz Menke, professore emerito di teologia dogmatica e propedeutica presso l’università di Bonn, anch’egli membro della commissione, ha dichiarato che una via d’uscita potrebbe essere di affidare alle «diaconesse» determinati compiti, che non implicano l’ordine sacro, come la celebrazione dei funerali e dei matrimoni. Menke si è augurato che il papa abbia a prendere in considerazione queste possibilità.
Ma già prima, nell’assemblea plenaria dei vescovi tedeschi del 2013, il card. Walter Kasper ipotizzava un modello di diaconato femminile senza l’ordinazione sacramentale e portava come esempio la consacrazione delle vergini o delle abbadesse.
Il documento finale è solo «uno studio per il Papa» – ha affermato un membro della commissione –. Ora il papa può servirsene come meglio crede: leggerlo, pubblicarlo oppure utilizzarlo per scrivere un altro documento». Non era infatti compito della commissione stabilire «se l’apertura del diaconato alle donne oggi è un fatto positivo o negativo»: la commissione ha voluto solo studiare «la realtà com’era nei primi secoli della Chiesa». Oltre non poteva andare.