Documenti di un pontificato debordante

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Non è impresa facile scegliere tra 628 discorsi, 180 omelie (escluse quelle mattutine a casa Santa Marta), 153 messaggi, oltre 100 lettere, 168 Angelus, 124 tra catechesi e udienze, 15 costituzioni apostoliche, 9 motu proprio, 2 encicliche, una bolla e un’esortazione apostolica. Impossibile riassumere le tematiche, i filoni, gli ambiti di una tappa così singolare del ministero petrino come quella rappresentata dai primi tre anni di papa Bergoglio. Francesco ci ha abituati a resistere alla tentazione di ridurre i «vettori» del suo dinamismo inesausto a slogan o cliché. Il nostro, dunque, è un tentativo consapevole dei suoi limiti. Segnalare attraverso alcuni documenti di questi tre anni le linee di un magistero «debordante», alle cui forme non eravamo abituati, che costantemente spiazza, sorpassa e incalza.

Il «documento del pontificato» rimane l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (24.11.2013), «programma» per una conversione missionaria della Chiesa molto ampio e dettagliato, che scaturisce in pochi mesi dal cuore del neoeletto Jorge Mario Bergoglio quale sintesi già matura della sua esperienza pastorale. Gli si affianca l’enciclica sulla «custodia della casa comune», Laudato si’ (24.5.2015), nella quale la salvaguardia dell’ambiente viene strettamente legata ai gravi problemi di povertà che affliggono parte consistente della popolazione mondiale. Temi ribaditi con forza nel discorso tenuto alla sede dell’ONU (25.9.2015). In ambito sociale si segnalano – non solo per la critica al modello economico-finanziario globale, ma anche per il valore simbolico degli interlocutori nella visione ecclesiale di Francesco – i due discorsi ai Movimenti popolari, incontrati prima in udienza a Roma (28.10.2014) e poi al loro II Incontro mondiale a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia (9.7.2015).

L’annuncio della misericordia di Dio è il cuore del pontificato e si affaccia fin dal primo Angelus, quattro giorni dopo l’elezione (17.3.2013). L’iniziativa dell’Anno santo straordinario della misericordia diventa così celebrazione mondiale di una dimensione che esprime la forma ecclesiae alla quale il pontificato si ispira. La bolla di indizione del Giubileo, Misericordiae vultus (11.4.2015), è per questo da segnalare. Ma l’annuncio della misericordia ha contrassegnato anche il cammino dei due Sinodi sulla famiglia. In attesa della prossima pubblicazione dell’esortazione apostolica, che ne raccoglierà i frutti, i due discorsi con i quali Francesco ha concluso le sessioni straordinaria (18.10.2014) e ordinaria (24.10.2015) del Sinodo meritano menzione. Così come la merita il motu proprio di riforma del processo canonico col quale si rendono più spedite ed efficaci le procedure per la dichiarazione di nullità matrimoniale (15.8.2015).

La sinodalità e la riforma del Sinodo dei vescovi, «una delle eredità più preziose dell’ultima assise conciliare», hanno avuto parte importante nel triennio bergogliano. Il lungo intervento di Francesco alla commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo (17.10.2015), e la lettera al card. Baldisseri dopo la scelta di elevare alla dignità episcopale il sottosegretario del Sinodo, mons. Fabene (1.4.2014), ne sono testimonianza. Fedeli all’eredità del Concilio anche i tanti gesti e parole spesi in ambito ecumenico e interreligioso. Dell’ecumenismo «del sangue», che proprio Unitatis redintegratio invitava a valorizzare, ha parlato al Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (20.11.2014); e l’ecumenismo del sangue, quello delle comunità cristiane perseguitate in Medio Oriente, ha ispirato anche lo storico incontro col patriarca di Mosca, Kirill, e la dichiarazione congiunta da loro firmata a Cuba (12.2.2016). Segnaliamo ancora la dichiarazione congiunta col patriarca ecumenico Bartolomeo, firmata a Gerusalemme (25.5.2014), il discorso al Tempio valdese di Torino (22.6.2015) e quello alla comunità ebraica di Roma (17.1.2016).

Difficile scegliere tra i tanti discorsi e omelie degli oltre venti viaggi apostolici in Italia e all’estero. L’omelia a Lampedusa (8.7.2013), nel viaggio inaugurale del pontificato; l’omelia nella Piazza della Rivoluzione a L’Avana (20.9.2015); il primo intervento di un papa al Congresso degli Stati Uniti (24.9.2015) e l’apertura del Giubileo della misericordia a Bangui (29.11.2015), in Centrafrica, restano impressi quali forti momenti simbolici del triennio.

Tra i numerosi discorsi ai pastori e sui pastori sono degni di attenzione particolare quelli ai vescovi del Brasile (27.7.2013) e del CELAM (28.7.2013), durante la GMG di Rio de Janeiro, e quello ai vescovi degli Stati Uniti (23.9.2015). Memorabile il discorso ai nunzi apostolici (21.6.2013) sui criteri cui deve ispirarsi il «delicato compito di realizzare l’indagine per le nomine episcopali». In materia di riforma del governo centrale della Chiesa merita ricordare il catalogo delle «malattie curiali» (22.12.2014) e quello delle «virtù necessarie» (21.12.2015), che Francesco ha proposto alla curia romana, a conferma della convinzione che senza una radicale conversione dei cuori nessuna riforma strutturale sarà efficace. Degno di menzione anche il chirografo col quale è stata istituita la pontificia commissione per la tutela dei minori (22.3.2014).

Infine, la ridefinizione in atto del rapporto con la Chiesa italiana. E qui merita menzionare – insieme al discorso programmatico al Convegno ecclesiale di Firenze (10.11.2015) – i due interventi introduttivi all’Assemblea generale della Conferenza episcopale, nel 2014 (19.5.2014) e nel 2015 (18.5.2015).

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