L’eterna frattura delle due Spagne

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La Valle de los caidos, oggi ribattezzata Valle di Cuelgamuros, continua ad essere un simbolo carico di storia, dolore e contraddizioni. Voluto sotto il mandato di Francisco Franco come un monumento alla sua vittoria nella Guerra Civile, questo colossale complesso nella sierra di Guadarrama, coronato dalla croce più grande del mondo, ha incarnato per decenni la divisione delle due Spagne: quella dei vincitori e quella dei vinti, quella del cattolicesimo più ultrà e quella della memoria passata sotto silenzio.

Una memoria da superare

Nel decreto della sua creazione nel 1940, Franco mise in risalto la necessità di costruire un luogo che rivitalizzasse i grandi monumenti storici e perpetuasse la memoria della sua “Crociata” contro l’anti-Spagna.

Inaugurato nel 1959, il monumento fu presentato come una «meraviglia della civiltà europea» e un simbolo del regime franchista. Di fatto, durante il franchismo, la Valle si identificò chiaramente con la dittatura e la sua ideologia nazional cattolica.

Ora, nel segno della Legge di Memoria Democratica, il governo del PSOE, guidato da Pedro Sanchez, ha posto in atto un ambizioso piano per dare un nuovo significato. L’obiettivo è trasformare la Valle in un luogo che spieghi la sua storia e le circostanze della sua costruzione, allontanandolo dall’omaggio al franchismo. La esumazione di Franco nel 2019 fu un momento chiave in questo processo, eliminando uno degli elementi più controversi del luogo. Tuttavia, questo processo ha richiesto un delicato equilibrio tra le diverse richieste politiche e le sensibilità religiose.

In tutto questo processo di lotta tra la conservazione e il nuovo significato, la Chiesa ne è uscita come la grande vincitrice, ottenendo di preservare l’essenziale: il culto, la basilica, l’abbazia, la comunità monastica benedettina e questa imponente croce che continua a dominare l’orizzonte.

L’accordo raggiunto tra l’Esecutivo e il Vaticano, con la mediazione del card. Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, il card. José Cobo, arcivescovo di Madrid, e l’ex nunzio apostolico a Madrid, Bernardito Auza, di recente trasferito a Bruxelles presso l’Unione Europea, è stato un esercizio di consumato pragmatismo, di dialogo e di questa “finezza” diplomatica che tanti risultati ha raggiunto la Chiesa nel corso dei secoli.

Il Governo, che inizialmente poneva sul tappeto opzioni più radicali – come la desacralizzazione totale della basilica o l’espulsione dei monaci benedettini – ha finito con cedere davanti alle linee rosse poste dalla Chiesa.

Il risultato è un patto che garantisce la permanenza della comunità benedettina, il mantenimento del culto nella basilica e il rispetto degli elementi religiosi, inclusa la croce di 152 metri, che i settori più progressisti sognavano di vedere abbattuta.

In cambio, l’Esecutivo ottiene l’uscita del controverso priore Santiago Cantera, un nostalgico del franchismo, che si era convertito in un simbolo della resistenza ultraconservatrice, e gli spazi non liturgici, come il vestibolo, l’atrio e la cupola, che saranno oggetto di un concorso internazionale per dotarli di un carattere museale e pedagogico.

La reazione dei nostalgici

Tuttavia, questo equilibrio non ha soddisfatto i settori più ultrà dello spettro politico e religioso. Vox e Hazte Oir, sotto la bandiera di una visione immobilista della Valle, hanno alzato la voce contro ciò che considerano un tradimento.

In un gesto carico di simbolismo, si radunarono di fronte alla sede della Conferenza episcopale spagnola (CEE), dove i vescovi tenevano la loro assemblea plenaria, per gridare la loro indignazione. Tra cartelli e striscioni, chiamarono “Giuda” il card. Cobo e tacciarono i vescovi di “traditori” e “farisei satanici”.

Per questi gruppi nostalgici del franchismo, qualsiasi cambio nella Valle, per quanto piccolo, è un’offesa alla sua storia di “vittoria nazionale”, sotto l’egida del nazional cattolicesimo. Ignorano, o preferiscono ignorare, che la Chiesa è uscita chiaramente rafforzata in questo negoziato, mantenendo la sua presenza e la sua influenza in un luogo che, per loro, continua ad essere sacro. E, di conseguenza, intoccabile.

Il card. Cobo, perplesso di fronte alle proteste, ha difeso la sua posizione con chiarezza: «Si tratta di una iniziativa del Governo. Noi abbiamo difeso gli spazi religiosi». E così è stato.

La Chiesa, con l’appoggio del card. Parolin, ha saputo navigare nelle acque tempestose di questo processo, assicurando che la basilica non perda il suo carattere di culto e che i benedettini, ora sotto la guida di Alfredo Maroto – un monaco di talento più conciliante – continuino ad essere custodi dell’abbazia.

I vescovi, all’unanimità, hanno appoggiato la gestione del porporato di Madrid. Un appoggio senza crepe, che si contrappone al chiasso della ultradestra, che ha “occupato” i dintorni di Anastro (sede della Conferenza episcopale) per vari giorni, chiamando i vescovi profanatori e traditori. Arrivando, in un caso, all’insulto e quasi alle mani.

L’enorme croce della Valle, questo totem che per gli uni rappresenta la fede e per altri l’oppressione, resta intoccabile, come memoria che il passato non si cancella tanto facilmente.

Però, più al di là di vincitori e vinti in questo negoziato, resta la grande domanda: potrà la Valle di Cuelgamuros essere un giorno un luogo di riconciliazione per le due Spagne?

La risposta non è semplice. Il nuovo significato proposto dal Governo, ispirato a modelli come il Monumento all’Olocausto di Berlino o al Museo della Memoria di Santiago del Cile, intende offrire uno sguardo plurale e democratico, uno spazio dove le vittime di entrambi gli schieramenti trovino riconoscimento e dove la storia si dipana senza glorificazioni. Tuttavia, mentre gli ultrà continuano a vedere in ogni cambio una profanazione e mentre la memoria continua ad essere un campo di battaglia ideologico, la frattura continuerà.

 Il nuovo priore, Alfredo Maroto, ha espresso nella sua prima omelia il desiderio che la basilica sia «un vero monumento alla riconciliazione, un luogo di culto e di preghiera, e una Valle di pace». Parole belle, che però cozzano con la mentalità di un paese, dove le ferite della Guerra Civile e della dittatura ancora non cicatrizzano.

La Chiesa ponte fra le due anime della Spagna

La Chiesa, con la sua vittoria strategica in questo accordo, ha ora l’opportunità di disimpegnare un ruolo chiave, non solo come guardiana del sacro, ma come ponte tra le due anime della Spagna. Però dovrà andare oltre la difesa dei suoi spazi e impostare un dialogo coraggioso che superi le trincee.

La Valle de los caidos, con la sua croce imponente e il suo carico storico, continuerà ad essere uno specchio delle contraddizioni spagnole. Forse un giorno, quando le passioni si spegneranno e la memoria cesserà di essere un’arma da lanciare, può diventare un luogo di incontro che molti auspicano. Raggiungerlo, dipenderà non solo dal risultato del processo in corso, ma anche dalla volontà collettiva per superare le ferite del passato senza denigrarlo né glorificarlo.

Per ora, la Valle continua ad essere una sintesi complessa tra la memoria storica, la fede religiosa e le entità contrapposte. Per ora, la Valle continua ad essere un fuoco di divisione in Spagna. Per alcuni settori conservatori e ultraconservatori continua a rappresentare un simbolo del nazional cattolicesimo e la “Spagna eterna”.

Dall’altro lato, per quanti patirono la dittatura o simpatizzarono con i valori repubblicani, è una memoria dell’autoritarismo franchista.

Le recenti riforme hanno generato critiche tanto da parte della destra, che accusa il Governo di manipolare il suo significato storico, come da parte dei settori progressisti, che considerano insufficienti i cambiamenti realizzati.

Per ora, tra le grida degli ultrà e i passi cauti del Governo e la Chiesa, la Valle dei caduti o di Cuelgamuros, continua ad essere il simbolo di una Spagna divisa in due, incapace di guardarsi negli occhi senza rancore e di superare quella bella strofa del poeta Antonio Machado:

«Piccolo spagnolo che vieni
al mondo ti custodisca Dio.
Una delle due Spagne
ti gelerà il cuore».

  • José Manuel Vidal, direttore di Religion Digital.
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2 Commenti

  1. Giuseppe 18 aprile 2025
  2. Chiara 10 aprile 2025

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