Il 5 aprile il card. Antonio Marto, vescovo di Leiria-Fatima, con molta saggezza e senso squisitamente pastorale, con un comunicato in 8 punti decideva la sospensione del pellegrinaggio il 12-13 maggio, giorno della prima apparizione della Vergine a Cova da Iria nel 1917.
Il 3 maggio è dovuto intervenire con un secondo comunicato per confermare la decisione presa per «chiarire – sono le sue parole raccolte da Settimananews – certi dubbi provocati dalle dichiarazioni della ministra della salute, che si era detta disponibile ad ammettere un’eccezione per il numero di persone che partecipavano allo storico pellegrinaggio, come aveva fatto per la manifestazione del sindacato CGTP il 1° maggio».
Il 5 maggio il rettore del santuario, p. Carlo Cabecinhas, con un video chiedeva ai fedeli di non venire a Fatima il 12-13 e a fare «un pellegrinaggio del cuore», seguendo le celebrazioni attraverso i mezzi di comunicazione.
Ma veniamo al comunicato del card. Marto del 5 aprile. «È con molto dolore e tristezza di anima e cuore, ma anche con grande senso di responsabilità che in questo momento comunico che il santuario di Fatima celebrerà il “grande pellegrinaggio internazionale”, anniversario della prima apparizione, senza la presenza fisica di pellegrini, che era abituale».
Confessa il cardinale: la sospensione è un atto di responsabilità pastorale e anche un profondo atto di fede, che dice di comunicare «con il cuore in lacrime», pensando alle migliaia di pellegrini che al santuario vanno per ricevere forza, conforto spirituale e pace per un anno intero. Il virus l’ha costretto a prendere questa decisione sofferta, «l’unica decisione sensata e responsabile che si poteva prendere. Non possiamo correre rischi! Non possiamo in alcun modo permettere che il nostro santuario diventi centro o focolaio di contagio per il paese e il mondo intero». E questo anche per rispetto all’ordinanza governativa: tutti a casa!
«Ma ogni pellegrino – osserva il cardinale – può fare il suo pellegrinaggio tramite i mezzi di comunicazione sociale. Il recinto del santuario sarà vuoto, ma non deserto. Benché separati fisicamente, saremo tutti uniti spiritualmente come Chiesa con Maria, in maniera intensa, con il cuore pieno di fede. Non si è pellegrini solo camminando… Si pellegrina con la mente e il cuore, cioè facendo un pellegrinaggio interiore nella ricerca della luce e della verità, della rigenerazione e della cura, del conforto spirituale e della pace, nell’incontro del pellegrino con se stesso, con la Madre celeste e con il mistero di Dio, per continuare a camminare con la forza della speranza».
Si erano prenotati per il “grande pellegrinaggio” circa 180 gruppi di ogni continente; accoglierli tutti avrebbe provocato in un tempo così delicato disagi a non finire.
Un pensiero doveroso di riconoscenza il vescovo di Leiria e Fatima lo rivolge a coloro che si occupano della salute di tutti, combattendo il virus, e del mantenimento dell’ordine pubblico. E ai cattolici, che, privati dell’eucaristia, non si sentano soli. La Pasqua è vicina – scriveva il vescovo la domenica delle palme – «e la nostra anima è triste come quella di Gesù nell’orto degli ulivi». Ma soggiunge: «È l’ora della solidarietà e della speranza. Ricordiamoci che per noi cristiani non c’è Venerdì santo senza Pasqua di risurrezione». Un caloroso invito a pregare per le vittime della pandemia, per coloro che sono morti e per i familiari in lutto, per «i nostri politici perché sappiano prendere le decisioni migliori per le nostre vite».
Nel comunicato del 3 maggio, il card. Marto si dice rispettoso delle norme emanate dal governo e pronto a collaborare con le diverse autorità. Niente pellegrini quindi il 12-13 maggio: lo consiglia la prudenza. «Una scelta dolorosa nell’attesa che, quanto prima, possiamo avere nel santuario le moltitudini che, nella gioia della fede, si riuniscono per celebrare e pregare».