La visita è stata eccezionale in una situazione anormale. Le testimonianze che il papa ha sentito sono incredibili e gioiose.
Le parole del papa nel Palazzo del presidente, poi con il clero cattolico, l’incontro con il capo sciita a Najaf, l’incontro interreligioso ad Ur, la messa celebrata secondo la liturgia caldea nella nostra Cattedrale a Bagdad, poi a Mosul e la piana di Ninive e alla fine in Erbil hanno contagiato tutti.
Le parole della fratellanza, del perdono, della riconciliazione, far tacere la voce delle armi, il Vangelo delle beatitudini e il Canto della carità della Prima Lettera ai Corinzi che abbiamo scelto, l’umiltà del papa Francesco, la semplicità del cuore e l’ospitalità degli iracheni: tutti, cristiani e musulmani, sono rimasti commossi e colpiti.
Quando il papa ci ha detto «Nonostante tutto siete una Chiesa viva e forte» e poi «Porto l’Iraq nel mio cuore» ha riempito il nostro cuore.
È stato un avvenimento per noi e lo stesso governo sta avviando delle riforme. Il primo ministro ha convocato tutti i politici a un incontro coraggioso e sincero per costruire uno Stato democratico basato sulla cittadinanza e sulla giustizia. Il papa era come un Giovanni Battista e ha aperto una strada non solo per gli iracheni ma per tutto il Medio Oriente.
Per i cristiani questa visita è stata un sostegno eccellente. Vedo un cambiamento di mentalità e di cultura fra gli iracheni. Ho tanta speranza.
+ Louis Raphaël I Sako
patriarca di Babilonia dei Caldei