Gli abusi perseguiti da Thomas e Marie-Dominique Philippe hanno ricevuto una nuova chiarezza dal rapporto della Comunità di San Giovanni, un istituto religioso fondato da p. Marie-Dominique (assieme ad altri due istituti femminili), pubblicato in Francia il 27 giugno. 800 pagine di indagini che si sommano ad altri due rapporti in capo all’Arche (iniziativa internazionale a favore della disabilità mentale grave, fondata da Jean Vanier) e alla provincia dei domenicani francesi (a cui appartenevano i due religiosi). Nell’insieme, 2.500 pagine che illuminano i casi inquietanti di violenze che attingono a giustificazioni spirituali e teologiche (cf. qui su Settimana News).
La novità dell’ultimo rapporto è di essere stato scritto assieme da competenze esterne e da competenze interne all’istituto. Fare i conti con le gravi contraddizioni del proprio fondatore richiede infatti, oltre alla professionalità scientifica, la disponibilità dei sodali alla recezione di una destrutturazione della memoria carismatica che ha pochi precedenti (similare è il caso dei Legionari di Cristo).
La seconda novità non è contenuta dal testo, ma appartiene alla spinta che esso ha avviato per indicare le molteplici e intricate radici che legano numerose nuove fondazioni francesi alle elaborazioni dei fratelli Philippe.
Settantadue predatori
La reazione della conferenza dei superiori/e religiosi francesi (a firma di suor Veronique Margron), seguita da quella dei vescovi, è emblematica. Da un lato, riconosce il coraggio della Comunità di San Giovanni di «fare verità» e, dall’altro, la nausea davanti a racconti che rovesciano limiti e interdetti, usando il riferimento alla spiritualità e alla teologia, per azzerare la distinzione fra bene e male.
Dal testo emergono le contraddizioni più vistose che accomunano le sconsolanti storie degli abusi: idolatria verso il fondatore, il sentimento di essere dei privilegiati destinati a guidare la Chiesa, gravi carenze nella fede e nella morale, una formazione che irride alla tradizione, la disciplina del silenzio, un pasticciato esercizio del governo e la sottrazione ai controlli ecclesiali.
Dal 1975, anno di fondazione della Comunità di San Giovanni, i predatori sono stati 72 su un totale di 871 fratelli (ossia l’8%), mentre le vittime sono 167, per oltre tre quarti donne (fra loro il 15% sono ragazze di meno di 15 anni). Dei 72 abusanti, 35 hanno abbandonato la congregazione, 6 sono stati condannati in sede civile, per 10 le inchieste sono ancora in corso. 37 di loro sono tuttora attivi nella congregazione, sottoposti a varie censure.
Attualmente la Comunità è composta di 422 fratelli, fra cui 260 preti e 50 studenti in preparazione. 50 le comunità. Le due congregazioni femminili hanno rispettivamente 175 membri (suore apostoliche) e 53 (suore contemplative). C’è anche una sorta di terz’ordine, gli oblati, che sarebbero 2.000, prevalentemente in Francia.
Al p. Marie-Dominique Philippe sono attribuite 24 vittime. Negli anni Ottanta gestiva contemporaneamente 4 relazioni con donne.
Mistica deviata
Il tutto nasce da pretese esperienze mistiche di Thomas Philippe a Roma nel 1938. Il coinvolgimento del corpo nel godimento estatico viene narrato come congiunzione con la Vergine e manifestazione di un più misterioso rapporto (incestuoso) tra Maria e Gesù. Una sconsolante sciocchezza che trova credito nello zio, anche lui domenicano, Thomas Dehau, e che l’interessato ricorda come fondante del suo cammino spirituale. Tutti e tre vengono condannati dal Sant’Uffizio a metà degli anni Cinquanta per «falso misticismo».
L’assoluta discrezione della censura permette loro di riprendere un decennio dopo la propria attività, avviando sistemi abusanti che, dietro l’apparenza di riferimenti sicuri (Tommaso d’Aquino, il magistero papale e la filosofia aristotelica), consumavano vittime e creavano carnefici. Marie-Dominique si accredita come uno dei migliori conoscitori di Tommaso e per molti anni viene ricevuto da papa Giovanni Paolo II assieme ai suoi novizi.
Del rapporto, che è strutturato in tre parti (storia, teologia e psicologia), cito solo un riferimento allo studio della teologia di Marie-Dominique Philippe.
Fra le deviazioni più evidenti vi è una debole percezione dell’incarnazione. Identificando il prete o padre spirituale con Cristo, gli approcci sessuali (di vario tipo, eccetto la penetrazione) vengono riferiti a un livello superiore di amore e quindi giustificati, senza avvertire i limiti e le contraddizioni dell’umano. Quello che conta è, infatti, solo l’intenzione: se essa è pura tutto è puro. Le virtù non sono necessarie e la legge è per i non iniziati. Fino a teorizzare l’«amore di amicizia»: «Quando c’è il vero amore, l’amore di amicizia, al di là dell’amicizia e del trasporto d’amore, quando vi è l’amore spirituale, non può succedere niente di male. L’amore spirituale trascende le leggi umane» (M.D. Philippe, Rapporto Comprendre et guérir, p. 541).
Una rete estesa
Ma quanto si è esteso il veleno di una concezione malata della mistica? Ne dà una traccia La Croix (27 giugno 2023), avvertendo che la rete di rapporti e conoscenze non significa che i nomi citati siano coinvolti in abusi.
Per il lettore italiano diversi di essi suoneranno come sconosciuti, ma il loro influsso nel cattolicesimo francese è, o è stato, significativo. La galassia si avvia con Thomas Dehau, domenicano e zio dei fratelli Philippe (1870-1956). Residente a Roma, il suo insegnamento ha conosciuto una grande fecondità nel mondo dei religiosi e religiose. Nonostante la cecità, le sue opere spirituali sono una dozzina. Riedite ancora nel 2006.
Sostenne la positività delle esperienze «mistiche» del nipote, Thomas Philippe. Fu sanzionato dal Sant’Uffizio nel 1956 per complicità in abusi sessuali. A lui si riferisce anche la nipote, sorella dei due Philippe, Cecilia (1906-1986). Domenicana e priora, spinge alcune delle sue suore al seguito del fratello Thomas, di cui abbraccia l’insegnamento. È accusata di rapporti omosessuali e incestuosi. Anche lei è censurata nel 1956, ma continua la sua vita religiosa anche se non più priora. Dehau ha una grande influenza su Hélène Claeys-Bouuaert (1888-1952), «mistica» fiamminga che si presentava come interprete della volontà di Dio per l’ordine domenicano.
All’insegnamento e alla direzione spirituale di p. Thomas Philippe si rifà p. Gilbert Adam (1940), suo successore nella cura pastorale de l’Arche a Trosly. Le accuse nei suoi confronti non hanno avuto seguito. Continua la sua predicazione attraverso la rete Internet.
Altra figura legata a p. Thomas è Thierry de Roucy. Superiore generale dei Servitori di Gesù e Maria, di una comunità di suore e fondatore di «Punto Cuore», un’associazione che organizzava il soggiorno nelle terre di missione dei giovani. È stato censurato per abusi nel 2011 e allontanato dallo stato clericale nel 2018. «Punto Cuore» è stata dissolta.
Il discepolo più noto di p. Thomas è il fondatore de l’Arche, Jean Vanier (1928-2019; cf. qui su Settimana News). Le accuse nei suoi confronti di avere approfittato di almeno 25 donne hanno attraversato i media internazionali e ferito una delle iniziative di carità più stimate nel mondo della disabilità mentale.
Altro discepolo di p. Thomas è Gerard Croissant (1949), più noto come Ephraim, fondatore della comunità Leon de Juda, poi diventata Agnello Immolato e poi confluita nelle Beatitudini. Espulso dalla comunità per abusi nel 1988 è stato privato del diaconato nel 2007. A p. Thomas hanno fatto riferimento numerose comunità carmelitane (Nogent, Cognac, Figeac, Boulogne-Billancourt ecc.).
Spingersi oltre
All’insegnamento di p. Marie-Dominique Philippe fanno riferimento suor Alix Parmentier (1933-2016). Già carmelitana, poi co-fondatrice della comunità monastica femminile della Comunità di San Giovanni, è stata espulsa dalla vita consacrata nel 2014, prima vittima di p. Marie-Dominique e poi predatrice delle sue suore.
Anche madre Myriam (Tunde Szentes, 1949) è stata sua discepola. Ha fondato la fraternità dell’Immacolata per poi entrare con le sue sodali nella Comunità di San Giovanni. È stata sanzionata per derive settarie nel 2005.
Anche p. George Finet (1898-1990), co-fondatore dei Foyers de Charité, un’estesa rete di comunità finalizzate ad accompagnare gli esercizi spirituali, ha avuto un contatto sistematico con p. Marie-Dominique. Dopo la sua morte, è stato accusato di abusi. È in atto una nuova ricerca storica. Infine, Olivier Fenoy, attore e scenografo, discepolo del domenicano e accusato di abusi su adulti.
In una cerchia più ampia, si collocano alcune figure uscite dalle diverse congregazioni della Comunità di San Giovanni o responsabili della fondazione «Amici di p. Marie-Dominique Philippe»: suor Maria (Odile Dupont), p. Marie-Pierre Faye, Tim Guénard, sr. Marthe (Louise Hubac), Patrick Rougevin-Baville, Arnaud Dumouch. Fuori lista alcuni nomi più noti. Anzitutto la mistica Marthe Robin (1902-1981), co-fondatrice, con George Finet, dei Foyers de Charité. Stimatissima figura, già dichiarata venerabile, e molto ascoltata dai fondatori e fondatrici delle nuove comunità in Francia.
Poi Xavier Le Pichon (1937), professore emerito al Collegio di Francia e p. Michel-Marie Zanotti-Sorkine, predicatore, autore, compositore e interprete. Su questa estesa aree di simpatizzanti si svilupperanno le nuove ricerche storiche.
Sr. Marie (Odile Dupont-Caillard), cugina dei fratelli Philippe e figlia spirituale di p. Marie-Dominique, è la fondatrice della Famiglia Monastica di Betlemme nella quale c’è stato pure un caso di suicidio a causa degli abusi subiti:
https://fr.wikipedia.org/wiki/Famille_monastique_de_Bethl%C3%A9em,_de_l'Assomption_de_la_Vierge_et_de_saint_Bruno
https://www.lenversdudecor.org/Communaute-de-Bethleem-les-revelations-accablantes-d-un.html
Nel leggere il rapporto verrebbe quasi da dire: ecco la fecondità del male. Eppure come cristiani sappiamo che il Male non può essere fecondo,ma può solo causare sofferenza e distruzione. Ed è quello che i fratelli Philippe hanno fatto. E se è vero che “dai frutti li riconoscerere”, in questo caso non ci possono essere dubbi sul fatto che hanno prodotto frutti spesso a loro volta marci malgrado le mondane apparenze di successo. Fa specie però scorgere i nomi delle persone coinvolte, una fra tutte: suor Marie (Dupont) fondatrice della Famiglia Monastica di Betlemme,anche questa una realtà ammantata di misticismo e di successo ma d aanni ormai al centro di inchieste giudiziarie sempre più
inquientanti. Anche se tardive, salutari e necessarie (per quanto dolorose) sono simili prese di coscienza