Il 22 giugno la Conferenza episcopale tedesca e il Delegato indipendente federale per questioni che riguardano gli abusi sessuali su minori hanno congiuntamente firmato un Protocollo di intesa sui criteri e standards vincolanti per la gestione indipendente dell’abuso sessuale nella Chiesa Cattolica in Germania. In materia, si tratta della forma più alta di collaborazione fra Stato e Chiesa raggiunta nei paesi europei.
La possibilità di arrivare a questo tipo di collaborazione fra la dimensione istituzionale pubblica e quella ecclesiale è stata resa sicuramente possibile dalla prassi consolidata, tipica della Germania post-bellica, di una regolare e frequente consultazione fra le due istanze in «questioni miste» che toccano entrambi gli ambiti istituzionali.
Nonostante la specificità che ha permesso di intrecciare competenze e responsabilità dello Stato e quelle della Chiesa cattolica, il Protocollo di intesa potrebbe rappresentare un modello anche per altre Chiese europee per ciò che concerne procedure di approccio e gestione degli abusi sessuali, condivise e riconosciute dagli stati in cui esse vivono e operano. In ogni caso, con la firma viene messa definitivamente da parte ogni mentalità di contrapposizione e (reciproco) sospetto, per entrare in una dimensione di costruttiva collaborazione e sostegno.
Sviluppare un processo virtuoso
Che il firmatario federale sia il Delegato indipendente per gli abusi su minori mostra che quanto fatto dalla Conferenza episcopale e dai vescovi locali fino a questo momento viene riconosciuto nella sua validità e rappresenta la base su cui costruire un passaggio ulteriore in un regime di stretta reciprocità fra Chiesa e Stato.
«Il Protocollo d’intesa per ciò che concerne gli standards e i criteri nella gestione dell’abuso sessuale e la loro applicazione strutturale viene compreso come necessario completamento e sviluppo delle misure prese in materia e dei processi, in corso o già terminati, di individuazione, prevenzione, riconoscimento e analisi dell’abuso sessuale all’interno della Chiesa cattolica in Germania».
Con il termine «gestione» il Protocollo d’intesa si rifà alla «individuazione dei dati di fatto, delle cause e delle conseguenze di abuso sessuale su minori, giovani [e adulti in difficoltà o in condizioni protette] nella Chiesa cattolica; all’identificazione di strutture che hanno reso possibile o facilitato l’abuso, oppure più difficile il suo svelamento; e ai modi amministrativi di approccio ai colpevoli e alle persone colpite dai loro atti». La presa in carico di queste procedure, nella più piena trasparenza, rappresenta «il compito genuino che spetta a ogni ordinario locale».
Gestione significa dunque farsi carico della situazione complessiva che circonda ogni abuso sessuale nella Chiesa: riconoscimento di tutto il peso del comportamento sbagliato e del dolore che esso ha provocato nelle persone che sono state colpite da esso; mettere in atto processi duraturi di riflessione su tutti gli aspetti implicati; coinvolgere le persone vittime di abuso in questi processi, e dare loro, nel quadro delle possibilità contemplate dal diritto, accesso agli atti e alle informazioni che le riguardano; giungere, sulla base dei dati ottenuti, a conclusioni adeguate e conseguenti per la protezione dei minori e dei giovani; contribuire a livello sociale ed ecclesiale a tutti quegli aspetti e pratiche di elaborazione della questione dell’abuso sessuale nel contesto odierno.
Commissione mista
Lo strumento individuato per poter assumere e svolgere questi compiti è quello della creazione di una Commissione ad hoc in ogni diocesi tedesca (prevista anche la possibilità di collaborazione tra diocesi limitrofe e quindi di una Commissione a carattere interdiocesano). I membri della Commissione (di numero dispari) devono provenire dal cerchio delle persone vittime di abusi sessuali nella Chiesa; esperti negli ambiti accademici, della prassi professionale, della giustizia e dell’amministrazione pubblica; e rappresentanti della diocesi. Per quanto riguarda la convocazione degli esperti, l’ordinario si rivolgerà al governo del Land in cui si trova la sua diocesi chiedendo l’indicazione di persone competenti che possono svolgere adeguatamente il loro lavoro nella Commissione.
Il presidente della Commissione non deve essere scelto né tra i rappresentati delle vittime né tra quelli della diocesi (o di gruppi laicali formalmente legati a essa). I membri vengono chiamati a far parte della Commissione dall’ordinario locale per un mandato triennale (e possono essere riconfermati per un secondo triennio). Ogni anno la Commissione deve redigere un rapporto scritto sul corso dei lavori, che deve essere inviato al Delegato federale per questioni di abuso sessuale sui minori e all’ordinario locale.
Entro cinque anni dall’insediamento, la Commissione deve preparare un Rapporto finale provvisorio, nel quale si presenta una sintesi degli esiti del lavoro svolto, contenete anche un’informativa redatta dai membri della Commissione che sono stati vittime di abusi sessuali nella Chiesa – inoltre, questo Rapporto finale provvisorio deve anche offrire suggerimenti concreti per ciò che riguarda le procedure e le prassi da adottare a livello locale e nazionale.
Commissioni diocesane e Conferenza episcopale
Al termine del primo mandato, la sessione di confronto della Commissione (prevista annualmente) prenderà la forma «di un convegno specialistico da svolgersi pubblicamente». Sempre in nome della partecipazione più ampia possibile, e al fine di garantire la qualità della trasparenza dei lavori della Commissione, tutti i rapporti annuali e i verbali della sessione di confronto verranno pubblicati sul sito Internet della diocesi.
Le Commissioni diocesane potranno fare conto su un Ufficio della Conferenza episcopale tedesca che le affiancherà provvedendo alle risorse personali e di carattere professionale di cui le presidenze delle Commissioni potranno avere bisogno nello svolgimento del loro mandato. Sempre a questo Ufficio compete la preparazione della sessione annuale di confronto di ogni Commissione diocesana (e del convegno specialistico), accompagnandone gli esiti. Sarà inoltre dovere dell’Ufficio della Conferenza episcopale redigere un quadro strutturale vincolante intorno al quale ogni Commissione provvederà a redigere il proprio Rapporto annuale e quello finale provvisorio.
La partecipazione di persone abusate sessualmente nella Chiesa
Il Protocollo di intesa dedica un intero paragrafo al ruolo delle persone che sono state colpite da atti di violenza sessuale (sia quelli punibili penalmente, sia quelli che, pur non ricadendo nell’ambito penale, sono stati individuati nelle Linee guida della Conferenza episcopale in materia di abuso sessuale di minori e di adulti in difficoltà e condizione protetta). Suggerendo di stabilire all’interno delle diocesi dei Comitati consultivi composti dalle vittime, che possono operare anche a livello interdiocesano per ciò che concerne l’accompagnamento dei lavori delle varie Commissioni. Lavori a cui possono essere invitati anche ospiti esterni quando questo venga ritenuto essere necessario e importante al fine di garantire un effettivo mantenimento dei criteri e degli standards di gestione degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica.
Questo suggerimento però non elimina il dovere di rispettare e farsi carico di quelle persone colpite da abusi sessuali da parte di preti o dipendenti della Chiesa che desiderano un percorso personale e non cumulativo della propria vicenda. La creazione delle Commissioni lascia infatti intoccato il dovere dell’avviamento di procedure penali e canoniche, di diritto del lavoro, legate all’individuazione di singoli casi di abuso sessuale.
Per riferimento specifico al lavoro delle Commissioni «le diocesi si impegnano obbligatoriamente alla più ampia collaborazione, consentendo loro a singoli membri l’accesso agli atti diocesani e alle informazioni raccolte a livello di Chiesa locale».
Il Protocollo di intesa firmato tra la Conferenza episcopale tedesca e il Delegato federale per questioni di abuso sessuale sui minori entra in vigore in ogni diocesi nel momento in cui esso viene controfirmato dall’ordinario locale. Unica eccezione prevista è quella del caso in cui, a livello diocesano, esista già un’istituzione analoga a quella della Commissione, così come essa è stata profilata nel documento congiunto: in questo caso, su previo riconoscimento dei due firmatari, l’ordinario del luogo dovrà firmare una Dichiarazione di equivalenza – che consente all’istituzione diocesana già esistente di operare effettivamente come una Commissione secondo le direttive delineate nel Protocollo di intesa.
Fiducia istituzionale e cittadinanaza
Si apre così un quinquennio di assoluto rilievo, non solo per il cattolicesimo tedesco, per ciò che concerne una gestione effettiva e risolutrice della ferita inferta dagli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. La scelta di una collaborazione vincolante con lo Stato mostra non solo la volontà della Chiesa cattolica tedesca di mettere mano a una trasparenza costruttiva e verificata, ma rappresenta anche un importante investimento di fiducia nelle istituzioni pubbliche e statali viste come referente adeguato di una presenza della Chiesa che ha inevitabilmente sempre anche risvolti pubblici che interessano tutta la cittadinanza.
Da ultimo, infatti, la firma apposta dalla Conferenza episcopale tedesca al Protocollo d’intesa rappresenta una vera e propria confessione di cittadinanza da parte della Chiesa tedesca – con tutti i doveri che essa comporta, oltre che quei diritti che troppo spesso sono stati rivendicati in maniera unilaterale dalla Chiesa stessa.