Germania-Polonia: riavvicinamenti?

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Dopo un polemico scambio epistolare (cf. SettimanaNews, qui), mons. Bätzing e mons. Gadecki hanno avuto un colloquio a margine dell’assemblea del Consiglio delle conferenze episcopali europee – che si sta svolgendo a Malta.

Il punto di partenza è contrassegnato da una lettera inviata da Gadecki al papa pochi giorni dopo l’inizio della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità. Il prelato polacco sviluppa la sua critica verso il Cammino sinodale tedesco sulla base di un testo ricevuto per email nel quale sarebbero contenute le decisioni prese dalla Chiesa cattolica in Germania. Non è chiara però la natura di questo testo né chi lo abbia scritto: i punti toccati da Gadecki nella sua lettera sono stati trattati nel corso del Cammino sinodale e si trovano anche nei vari documenti approvati in sede finale; molto del contenuto e delle formulazioni che Gadecki esprime essere presenti nel testo ricevuto non si ritrovano però nelle carte ufficiali del Cammino sinodale.

Sostanzialmente due le questioni presentate dal vescovo polacco a papa Francesco: l’accusa mossa al Cammino sinodale di una omologazione delle strutture portanti della Chiesa alle forme della democrazia liberale contemporanea (con una supremazia di potere e controllo dei laici sui vescovi); un allontanamento dalla morale cattolica in materia di genere e identità sessuale da parte della Chiesa tedesca.

Il Cammino sinodale avrebbe dunque messo in atto una «rivoluzione morale e giuridica (…) ispirata non dal Vangelo ma dalle ideologie liberali. (…) Le tesi del Cammino sinodale sono estremamente inaccettabili e non cattoliche» – di qui la richiesta a papa Francesco di farsi promotore della custodia intatta del «deposito apostolico».

Davanti a queste pesanti accuse, mons. Bätzing ha risposto inviando al presidente della Conferenza episcopale polacca una lettera in cui esprime tutta «la sua delusione» per il comportamento di Gadecki e per le affermazioni che alterano e falsificano quanto deciso in contesto di Cammino sinodale.

«Nessuna delle decisioni prese dal Cammino sinodale in Germania mette in discussione di fatto la struttura gerarchica della Chiesa cattolica – scrive Bätzing. L’intento non è quello di indebolire il ministero episcopale e quello petrino, ma di rafforzarli». Il presidente della Conferenza episcopale tedesca esprime poi la sua profonda preoccupazione per la «presa di distanza» del collega polacco da quelli che sono i principi fondamentali del sistema democratico moderno.

Per quanto riguarda la morale sessuale e la questione di genere, Bätzing rimanda, nella sua lettera, alla discussione in sede di Sinodo appena concluso e al magistero di papa Francesco – in particolare con riferimento ad Amoris laetitia. Per quanto riguarda i punti di contatto fra il Cammino sinodale e la prima sessione del Sinodo sulla sinodalità della Chiesa, Bätzing ricorda al collega polacco che non sono certo dovuti «a infiltrazioni, indottrinamenti o atti di corruzione da parte dei vescovi tedeschi».

Queste le basi di partenza che hanno preceduto l’incontro tra i due vescovi lunedì sera scorso a Malta. Le scarne dichiarazioni che sono seguite stanno sotto il segno di un diplomatico abbassamento dei toni. «Siamo d’accordo sul fatto che entrambe le Chiese (polacca e tedesca) non attraversano tempi facili – e che come vicini, proprio in questi tempi, vogliamo essere uniti. Anche quando si percepiscono le differenze culturali nel quadro della legittima pluralità del cattolicesimo (…). Ulteriori questioni o possibili incomprensioni, d’ora in avanti, dovranno essere discusse e comunicate reciprocamente all’interno del Gruppo di contatto tedesco-polacco» (Bätzing).

Con un messaggio su X, Gadecki ha condiviso la visione di Bätzing in merito alla non facile stagione che stanno vivendo le due Chiese locali, e affermato che «nonostante le differenze culturali cercheremo insieme ciò che è bene e il giusto cammino per le Chiesa in Polonia e Germania».

Se davvero si abbasseranno i toni della polemica, da un lato, e si metterà mano a un serio lavoro di condivisione delle differenze culturali, con le loro ricadute sulla comprensione della fede cattolica, dall’altro, il rapporto fra Chiesa tedesca e polacca potrebbe diventare di estrema importanza proprio per arrivare a delineare in maniera non conflittuale quella legittima pluralità e pluriformità del cattolicesimo che appare fin dai racconti delle origini.

Due Chiese, queste, che dopo la II Guerra mondiale seppero scrivere una pagina epocale nel cuore dell’Europa; altrettanto sono chiamate a fare oggi: la reciproca comprensione di questi due cattolicesimi diversi tra di loro può aiutare molto l’Europa odierna a ribilanciare la sua visione comunitaria.

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