Raccogliere la memoria dei nuovi martiri dei primi lustri di questo secolo in occasione del giubileo del 2025: l’imperativo è stato confermato da papa Francesco in un discorso ai partecipanti al convegno dedicato ai martiri e a quanti offrono la vita (Roma, 11-14 novembre 2024) organizzato dal Dicastero delle cause dei santi.
Il martirio affonda le sue radici agli albori del cristianesimo, mentre il riconoscimento di santità per quanti donano la vita è avvenuto nel 2017 con il motu proprio Maiorem hac dilectionem. «Nel martire si trovano i lineamenti del perfetto discepolo, che ha imitato Cristo nel rinnegare se stesso e prendere la propria croce e, trasformato dalla sua carità, ha mostrato a tutti la potenza salvifica della croce».
Il martire è riconosciuto quando subisce la morte per non rinnegare la fede, quando il persecutore agisce in odio alla fede, quando assume un atteggiamento non violento. Il testimone è colui che offre «volontariamente la propria vita, accettando una morte certa e a breve termine […]. Ciò che contraddistingue l’offerta della vita, nella quale manca la figura del persecutore, è l’esistenza di una condizione esterna, oggettivamente valutabile, nella quale il discepolo di Cristo si è posto liberamente e che porta alla morte».
Le due fattispecie di santità affollano la memoria cristiana del secolo scorso e di questi decenni. Al di là dei confini delle confessioni il martirio ha riempito di sé la storia cristiana del Novecento: dal milione e mezzo di morti del genocidio armeno all’oltre il milione di vittime della persecuzione comunista e alle centinai di migliaia di credenti uccisi nelle dittature a partire dal nazismo.
Da decenni sta crescendo un vento di persecuzione che interessa 350 milioni di cristiani nel mondo e si ha notizia, anno dopo anno, di migliaia di uccisi (cf. qui su SettimanaNews).
Il Memoriale all’Isola Tiberina
Il 7 maggio 2000 Giovanni Paolo II propone una celebrazione giubilare per i martiri del secolo XX, compresi quanti sono stati uccisi «per la loro fede e il loro comportamento ispirato alla verità di Cristo». Due anni dopo affida alla Comunità di sant’Egidio la basilica di san Bartolomeo all’Isola Tiberina come luogo di memoria dei nuovi martiri.
Papa Francesco ha istituito di nuovo la Commissione (2023), collocandola presso il Dicastero della causa dei santi, in modo che distintamente «dalla trattazione delle cause di martirio, raccogliesse la memoria di quanti, anche nell’ambito delle altre confessioni cristiane, hanno saputo rinunciare alla vita pur di non tradire il Signore. E ci sono tanti, tanti delle altre confessioni che sono martiri». La nuova raccolta è partita dalla 506 vittime registrate dall’agenzia Fides anno dopo anno
Il 29 maggio scorso abbiamo visitato la Basilica e il Memoriale ricavato nella cripta restaurata con grande gusto e accuratezza, guidati da don Angelo Romano, rettore della Basilica, membro della comunità di Sant’Egidio, relatore generale del Dicastero delle Cause dei santi, fra i componenti della Commissione nuovi martiri. Le note che seguono nascono dal colloquio con lui.
La Basilica ospita le reliquie e le memorie dei cosiddetti nuovi martiri, ovvero dei martiri del XX secolo. A partire dalla sua storia e personale sensibilità, papa Giovanni Paolo II istituì una Commissione nuovi martiri per raccogliere la documentazione relativa ai cristiani perseguitati nel Novecento. Quella commissione, in pochi mesi, raccolse più di tredicimila schede di martiri da tutto il mondo, rivelando le dimensioni del fenomeno.
Il lavoro, oltre a rimettere a fuoco il tema del martirio, creò un archivio ecumenico dei martiri del Novecento. Nel 2002, dopo la celebrazione giubilare, il papa scelse S. Bartolomeo all’Isola (Basilica già affidata alla comunità di S. Egidio) come santuario per i nuovi martiri, dove iniziarono a confluire memorie e reliquie da tante parti del mondo.
Dopo oltre 20 anni di lavoro, nella cripta restaurata della basilica è stato creato un Memoriale. Sia in Basilica come nel Memoriale e nelle sue sette sale (Medio Oriente, Comunismo, Nazismo, Europa, Oceania, Africa, Americhe) è possibile vedere la casula di mons. Oscar Romero, ucciso in Salvador nel 1980, la stola di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993, il libro di preghiera di Massimiliano Kolbe, morto ad Auschwitz, gli strumenti di lavoro di Charles de Foucauld, il breviario di p. Jacques Hamel, ucciso dai fondamentalisti islamici nel 2016, gli abiti liturgici dell’arcivescovo caldeo Bulos Faraj Rahho, le lettere di Franz Jägerstätter e altre vittime del nazismo, oggetti personali di Alexandr Men, prete ortodosso ucciso nel 1990, di Luisa Guidotti Mistrali, di Annalena Tonelli e altri.
Ecumenismo, memorie, reliquie
Il tema del martirio è rimasto centrale anche per papa Benedetto e lo è oggi per Francesco, il quale – in vista del prossimo Giubileo della speranza (2025) – ha istituito una nuova Commissione per proseguire il lavoro e aggiornare la raccolta delle testimonianze e delle memorie agli ultimi 25 anni.
Questa seconda Commissione – a differenza della prima – lavora insieme al Dicastero per le cause dei santi. I due approcci sono ovviamente diversi: giuridico-teologico per il Dicastero, che deve formulare il giudizio sul martirio; narrativo per la Commissione, la quale è guidata anzitutto dal valore della memoria degli eventi e delle persone perseguitate e uccise prima ancora che del giudizio del Dicastero sul martirio.
A volte la narrazione dei fatti ha preceduto e accompagnato la formulazione del giudizio. Oltretutto, formulare il giudizio è oggi sempre più complicato, perché il persecutore non vuole «creare» il martire e distrugge le prove o la reputazione (facendo della vittima un avversario politico, una minaccia alla sicurezza ecc.). L’esemplarità del martire – come avevano capito già i romani – è temibile per la sua forza.
Il santuario e il Memoriale sono stati sviluppati con una concezione delle reliquie (e delle memorie) più vicina alla sensibilità contemporanea (anche nel numero). Si è optato per pochi oggetti di forte valore comunicativo che narrassero la vita delle persone: le lettere (che mostrano la grafia e altri segni come la censura dei campi di sterminio); le Bibbie e i libri di preghiera; oggetti liturgici e altri piccoli oggetti.
Una svolta importante è avvenuta con la concessione delle reliquie dei martiri copti da parte di Tawadros: è stata la prima volta da parte di una Chiesa ortodossa, che considera la custodia delle reliquie sacra quasi quanto l’eucaristia (cf. qui su SettimanaNews). Si è trattato di un cambiamento in prospettiva ecumenica, a cui è corrisposta l’iscrizione degli stessi martiri nel martirologio romano da parte di Francesco. Nel rapporto con le Chiese protestanti la questione delle reliquie deve tenere conto dell’assenza di un culto dei santi.
Cambiano le forme. Resta il martirio
Per il giudizio si è approfondita e rivista in questi anni la concezione tradizionale e categoria di martirio, che prevedeva un persecutore e la morte, non ricercata, a motivo della fede proclamata (sul modello degli Atti dei martiri dei primi secoli, divenuti un archetipo).
Oggi si è messa a fuoco l’offerta della vita, ovvero un atto d’amore che prevede il dono della vita (di cui il gesto di Massimiliano Kolbe – che con la categoria tradizionale di martirio creava problemi – è un po’ il caso emblematico). Non solo dunque odio verso la fede ma anche odio verso la virtù suscitata dalla fede (carità, giustizia…).
«Anche oggi – ha sottolineato papa Francesco nel discorso già citato – in tante parti del mondo ci sono numerosi martiri che danno la propria vita per Cristo. In molti casi il cristianesimo viene perseguitato perché, spinto dalla sua fede in Dio, difende la giustizia, la verità, la pace, la dignità delle persone».
Si afferma con ragione che oggi i martiri sono più numerosi di quelli dei primi secoli. «Vi è una differenza sostanziale con il passato», ha scritto don Angelo Romano su Avvenire il 20 novembre 2023.
«Durante l’impero romano la persecuzione avveniva quasi sempre per l’impulso dell’autorità imperiale, quindi in un contesto determinato e retto da un sistema giuridico pur sempre tra i più avanzati del tempo; vi furono anche discontinuità e periodi di relativa tranquillità per la Chiesa. Ora invece la diversità dei contesti rende spesso le persecuzioni contro i cristiani iniziative di organizzazioni criminali, terroristiche, oltre che naturalmente di stati che non desiderano la presenza attiva della comunità cristiana. Tutto questo fa sì che le persecuzioni contro i cristiani nel mondo siano molteplici, di natura diversa tra loro, non limitate nel tempo, in taluni casi purtroppo iniziativa anche di gruppi molto ristretti di persone».