L’incontro tra Unione Europea e Unione Africana – Covid permettendo – dovrebbe aver luogo il prossimo ottobre. Per l’occasione, il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e Madagascar (Secam) e la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea (Comece) hanno elaborato un lungo documento con alcune riflessioni e proposte comuni da consegnare ai leader politici che vi prenderanno parte.
L’Unione africana (UA) e l’Unione Europea (UE) si stanno attualmente preparando per il sesto Summit dei loro rispettivi leader politici che dovrebbe svolgersi il prossimo mese di ottobre.
Un documento congiunto
Il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e Madagascar (Secam) e la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea, mentre esprimono il loro apprezzamento per gli instancabili sforzi preparatori compiuti dai responsabili politici di entrambi i continenti, desiderano offrire alcune riflessioni e raccomandazioni, preparate congiuntamente dai rispettivi Segretariati, con sede ad Accra e a Bruxelles.
A questo scopo hanno reso pubblico, il 10 giugno scorso, un documento, a firma del card. Jean-Claude Hollerich sj e del card. Philippe Nakellentuba Quédraogo, presidenti rispettivamente della Comece e del Secam, in cui affermano che «la Chiesa cattolica in entrambi i continenti condivide la preoccupazione per le numerose persone, famiglie e comunità, in particolare per quelle in situazioni di vulnerabilità e di debolezza, colpite da estrema povertà e fame, in cui persistono mancanza di un equo accesso ai servizi sociali di base, corruzione, attacchi terroristici e persecuzione delle comunità religiose vulnerabili, lo sfruttamento delle risorse naturali e il degrado dell’ambiente».
Nello stesso tempo aggiungono che «i semi di speranza seminati da Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica Ecclesia in Africa di 25 anni fa, ci infondono tuttora incoraggiamento e zelo per contribuire ad affrontare queste sfide. Crediamo che i principi e i valori della dignità umana, la solidarietà, l’opzione preferenziale per i poveri, la destinazione universale dei beni, la promozione dello sviluppo umano integrale, la gestione responsabile di tutta la Creazione, nonché la ricerca del bene comune sono necessari orientamenti e guide nella definizione delle rispettive risposte e azioni politiche».
«In un momento in cui i nostri due continenti e il mondo intero sono stati colpiti dalla pandemia di Covid-19 e dalle sue conseguenze devastanti, siamo fermamente convinti che l’Africa e l’Europa potrebbero diventare i motori per un rilancio della cooperazione multilaterale rafforzando i loro legami a lungo esistenti, segnati dalle nostre radici comuni e dalla vicinanza geografica. Il prossimo vertice UA-UE rappresenta un’opportunità unica per modellare le relazioni politiche ed economiche intercontinentali verso un partenariato equo e responsabile che metta le persone al centro».
I documento Comece-Secam con le riflessioni e le raccomandazioni annesse, è suddiviso in cinque capitoli: 1. Una partnership per lo sviluppo umano integrale; 2. Una partnership per l’integrità ecologica; 3. Una partnership per la sicurezza umana e la pace; 4. Una partnership per le persone in movimento; 5. Una partnership con le Chiese e le organizzazioni religiose.
Sviluppo umano integrale
Nel primo capitolo, si afferma che la Chiesa cattolica preferisce parlare di «sviluppo umano integrale», ossia dello sviluppo di ogni persona e dell’intera persona, in particolare dei più poveri, degli esclusi e dei più vulnerabili nella società. Questo, prima di tutto, implica la creazione di condizioni necessarie per una vita dignitosa, di giustizia e pace.
Nonostante significativi miglioramenti negli ultimi anni, circa 390 milioni di persone continuano a vivere al di sotto della soglia di povertà in Africa e oltre 110 milioni di persone nell’UE vivono in famiglie a rischio di povertà o di esclusione sociale. «In linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, raccomandiamo pertanto ai responsabili africani ed europei delle politiche di dare la priorità alle azioni comuni che consentano a tutte le persone di avere accesso senza ostacoli ai servizi sociali di base, assistenza sanitaria adeguata, istruzione, alimentazione, acqua pulita e servizi igienico-sanitari e alloggi dignitosi».
Ha detto papa Francesco durante uno dei suoi viaggi apostolici nel continente africano: «La salute di ogni società dipende dalla salute delle sue famiglie» che sono alla base dell’edificio sociale. Andiamo incontro alle aspirazioni dei giovani e degli adulti dell’Africa e sosteniamo la famiglia e la comunità locale mentre sollecitiamo i partecipanti al vertice UA-UE a dedicare un’attenzione particolare alla promozione delle condizioni socio-economiche per lo sviluppo delle «cellule di base delle nostre società».
Occorre – afferma papa Francesco – soprattutto investire sui giovani e dare loro una mano. Il documento sottolinea: «Riconosciamo il potenziale significativo dei nostri giovani e donne come motori dei processi di trasformazione nelle nostre società e incoraggiamo i responsabili politici a sostenere le iniziative orientate ai risultati che mirano alla loro responsabilizzazione a tutti i livelli economico, culturale, comunitario, sociale e vita politica.
A questo scopo sono benvenute iniziative globali sulla promozione di investimenti sostenibili, per creare posti di lavoro dignitosi e offrire un accesso equo agli imprenditori di entrambi i continenti. Inoltre, è essenziale favorire le imprese familiari, le cooperative e i piccoli agricoltori, come anche fornire terre da pascolo delimitate e fonti d’acqua, nel rispetto della proprietà e dell’uso delle terre da parte degli agricoltori, per ridurre la loro vulnerabilità.
Per un’ecologia integrale
Il secondo capitolo si ispira in particolare all’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, il quale ricorda che «tutto è interconnesso» e che esiste un legame tra la protezione della Creazione e la costruzione di un ordine sociale veramente giusto ed equo. Tra i vari suggerimenti figurano:
- «incoraggiare il passaggio da una logica di sfruttamento a una dinamica economica virtuosa dedicata alla produzione locale, garantire un’equa distribuzione di risorse e profitti»,
- promuovere un accesso equo alle risorse naturali,
- adottare una legislazione vincolante per le imprese al fine di tutelare i diritti umani e la dignità dei lavoratori,
- definire precise normative per la tutela dell’ambiente,
- rafforzare la coerenza delle politiche di sviluppo, umanitarie, commerciali, di investimento, agricole, di migrazione e di sicurezza.
Altri punti riguardano le materie prime, l’energia, la difesa della biodiversità.
Una partnership per la sicurezza umana e la pace
L’Africa continua a sanguinare in molte parti del suo territorio e molte persone soffrono a causa di guerre senza fine, del terrorismo e di altre forme di violenza. La sicurezza è essenziale perché protegge la dignità umana. Tuttavia, la vera sicurezza può esistere solo in una pace sostenibile. La Chiesa considera la pace «più che assenza di guerra e violenza», poiché richiede «l’istituzione di un ordine basato sulla giustizia, lo sviluppo umano integrale, il rispetto dei diritti umani fondamentali e la cura della Creazione».
Seguendo un approccio integrale, il rinnovato partenariato UE-UA dovrebbe privilegiare la promozione della sicurezza umana – la sicurezza delle persone, famiglie e comunità –, intensificando gli sforzi per la costruzione della pace preventiva. Azioni lungimiranti, multisettoriali e coerenti devono essere intraprese in una fase preventiva, in cui le premesse di un possibile conflitto violento possono essere trasformate e gestite in modo sostenibile. A questo proposito, l’UE e l’UA dovrebbero elaborare insieme un solido quadro di diplomazia preventiva e di mediazione.
Occorre, inoltre, arginare i conflitti nel continente africano con la riduzione della vendita delle armi, il dialogo per cercare di risolvere i conflitti, con la guarigione delle memorie riguardanti il passato, e cercando di creare un ambiente democratico e uno spazio civico di partecipazione, dando voce ai cittadini che hanno poche opportunità… evitando nuove forme di colonialismo, garantendo il diritto fondamentale della libertà religiosa e proteggendo i cristiani e i membri di altre comunità religiose vulnerabili.
Una partnership con la gente in movimento
In molte parti del continente africano la gente soffre delle conseguenze devastanti del sottosviluppo sociale ed economico, causato da guerre e violenza persistenti, persecuzioni sanguinose, oppressione, corruzione e sfruttamento oltraggiosi e cambiamenti climatici che influenzano la vita quotidiana delle comunità.
Secondo l’UNHCR (Alto Commissariato ONU per i rifugiati), quasi 22 milioni di persone si sentono costrette a trasferirsi, all’interno dei loro paesi di origine, o da un paese africano ad un altro all’interno del continente, in fuga dalla persecuzione o alla ricerca di migliori prospettive economiche. Centinaia di migliaia prendono la via rischiosa dell’Europa o altrove, e molti di loro muoiono tragicamente in mare: «Non possiamo permettere che il Mediterraneo diventi un vasto cimitero!», ha detto papa Francesco nel suo discorso al Parlamento europeo. I migranti e i richiedenti asilo diventano, inoltre non di rado, vittime dell’attività redditizia ma criminale della tratta di esseri umani, sia nei paesi di transito che di destinazione.
Le cause profonde di questi flussi migratori forzati di persone, molte delle quali in situazioni altamente vulnerabili, devono essere affrontate con coraggio e realismo, in particolare dalle autorità pubbliche coinvolte, la cui preoccupazione principale dovrebbe essere il benessere delle persone, individui e famiglie, al fine di rendere reale il loro diritto inalienabile di rimanere nel loro paese d’origine per vivere in sicurezza e dignità. Gli obblighi degli Stati, derivati dal quadro giuridico internazionale per la protezione dei rifugiati, dovrebbero essere rispettati e implementati dalle autorità pubbliche e attuati in modo umano.
Alla luce delle sfide dei movimenti migratori contemporanei, papa Francesco ha affermato che «l’unica risposta ragionevole è la solidarietà e misericordia… e un’equa distribuzione delle responsabilità, una valutazione onesta e sincera delle alternative e una gestione prudente». Accogliere i migranti e le loro famiglie con generosità, proteggere i loro diritti e la loro dignità, promuoverli e integrarli nelle società di accoglienza contribuirà allo sviluppo umano integrale di entrambi, migranti e comunità di accoglienza.
Inoltre, coloro che si sentono costretti a lasciare la loro patria, dovrebbero avere il diritto di tornare non appena vengono soddisfatte le condizioni necessarie per il loro benessere. Le autorità pubbliche e la comunità internazionale hanno la responsabilità di facilitare il loro ritorno e garantire adeguate misure di protezione e rispetto dei loro diritti, nonché di ricevere un’adeguata assistenza per il loro reinserimento nelle loro comunità di origine.
Partnership con le Chiese e le comunità religiose
Nelle società africane, la religione e la cultura sono profondamente radicate nelle realtà locali e sono una delle chiavi determinanti dei legami personali e della comunità. Incoraggiamo quindi i responsabili politici africani ed europei a garantire che la diversità religiosa e culturale sia rispettata, preservata e promossa come fonte di forza, fiducia e arricchimento reciproco.
Il patrimonio religioso è uno dei pilastri della cultura e dell’identità. Il rinnovato partenariato UA-UE potrebbe quindi riconoscere meglio il contributo spirituale, storico, artistico, economico e sociale del patrimonio religioso come una forza trainante positiva e viva e rafforzare le politiche volte alla sua promozione e protezione, in particolare nelle aree di conflitto. Tali iniziative non solo migliorerebbero la rispettiva alfabetizzazione religiosa e culturale, ma potrebbero anche promuovere uno spirito di incontro, dialogo e una migliore conoscenza e comprensione reciproca…
Il dialogo interculturale e interreligioso può essere un potente strumento per costruire ponti e favorire la coesione sociale. A questo proposito, incoraggiamo i responsabili politici di entrambi i continenti ad adottare politiche che contribuiscano ad un ambiente favorevole e sostengano incontri e azioni inter-religiosi inclusivi, nel rispetto della diversa filosofia degli attori religiosi. Tali iniziative potrebbero, ad esempio, essere collegate alla piattaforma UE recentemente lanciata su Global Exchange on Religion in Society.
Il documento Comece-Secam termina auspicando che, nella preparazione dei futuri vertici UA-UE, siano programmati incontri di dialogo regolari tra autorità politiche e religiose di entrambi i continenti, allo scopo di valorizzare al massimo il potenziale della loro cooperazione per una partnership Africa-Europa giusta e responsabile, centrata sulla gente.