Il teologo benedettino Ghislain Lafont riprende il discorso sui ministeri nella Chiesa rilanciato dall’intervista al gesuita Bernard Sesboüé. Ecco le sue parole:
«Ho letto con attenzione e interesse l’intervista concessa da p. Sesboüé a settimananews.it e sono contento di riprendere contatto con lui.
Uno o due anni fa, un cardinale di curia “aperto” mi domandava che cosa pensassi dell’ordinazione dei viri probati. Ho risposto che avrei avuto molte perplessità se, dopo anni di silenzio, fosse uscito un giorno, all’improvviso, un documento molto aperto! Trovo che sarebbe stato irrispettoso sia dei preti, sia delle comunità cristiane. Né gli uni né le altre sarebbero preparati a un simile cambiamento. Credo che le cose dovrebbero essere fatte con discrezione in una diocesi precisa. E a queste condizioni:
- i preti (che hanno lottato, talvolta duramente, per conservare il celibato) dovrebbero essere interpellati per sapere se sono d’accordo nell’introdurre questa novità,
- ci dovrebbero essere alcuni ”ordinandi” possibili,
- la comunità diocesana dovrebbe venire consultata mediante un sondaggio,
- la convivenza tra preti celibi e preti sposati dovrebbe essere stata preparata…
Tutto ciò dovrebbe essere fatto senza pubblicità da parte della Chiesa (anche se è ipotizzabile che i media se ne impadronirebbero subito; in questo caso bisognerebbe prevedere quale atteggiamento assumere).
Avevo suggerito a più di un vescovo di mia conoscenza di parlarne al papa a tu per tu, ma non so se hanno seguito il mio suggerimento. Penso che bisognerebbe procedere a livello locale, non universale!».
I viri probati non sono quelli di CL che vivono anche in forma comunitaria e quindi attivi nelle diocesi ove si sono stanziati? Uno di questi mi sembra che fosse Formigoni.
Sono un vecchio uomo, sposato e pensionato, un “vir probatus”. Sono pronto ad essere ordinato prete se chiamoto dal mio vescovo.