Turbamento, commozione, sorpresa, rabbia, vergogna, smarrimento, sconcerto, desolazione: sono alcuni dei termini usati nelle prime lettere che i vescovi italiani hanno pubblicato all’indomani della Lettera al popolo di Dio di papa Francesco sugli abusi, il 20 agosto 2018. Reazioni simili sono registrate dalle ormai numerose voci delle Chiese nel mondo.
Per quanto riguarda il nostro paese, rimando ai testi di mons. R. Marangoni (Belluno-Feltre), mons. Marcello Semeraro (Albano), mons. M. Camisasca (Reggio Emilia), mons. Antonio Pavanello (Adria-Rovigo) e dei 16 vescovi dell’Emilia-Romagna.
Si possono sintetizzare su alcuni termini.
* Ci riguarda. La lettera di Francesco è per tutto il popolo di Dio. Non si può più pensare che la denuncia degli abusi tocchi alcuni paesi (Irlanda, Cile, Australia, Stati Uniti ecc.) e una serie di Chiese locali, ma non noi. «Finora tendevo a pensare che la cosa riguardasse altre Chiese» (Semeraro). La lettera del papa «sia portata a conoscenza dei fedeli durante le sante messe» (Camisasca).
* Abusi. Gli abusi nascono da alcune condizioni: posizione di potere, narcisismo, scarsa maturità. Possono essere di natura sessuale, ma anche di potere e di manipolazione delle coscienze (Semeraro). Ogni abuso di potere «frantuma le persone e infrange il loro rapportarsi agli altri e a Dio, specie nell’ambito affettivo quando si abusa della dinamica sessuale» (Marangoni).
* Vittime. Ascolto, solidarietà, accompagnamento: sono le indicazioni prevalenti. «Questa solidarietà deve coinvolgerci tutti e deve portarci a un rinnovato impegno di conversione» (Pavanello).
* Clericalismo. «Mentalità clericale è quella di chi pensa che l’essere segnati dall’ordine sacro ponga non ai piedi del prossimo… ma su un piedestallo di potere». «Clericalismo è supporre che la condizione clericale comporti tale sacralità, da rendere il soggetto immune dall’osservanza dei comandamenti» (Semeraro).
* Presbiteri. «Quale rapporto sta impostando il nostro presbiterio con il popolo di Dio di cui è parte? In quale ambito ci succede di esercitare un potere ambivalente e non evangelico?» (Marangoni).
* Vergogna – Conversione. I due fuochi della lettera del papa sono indicati attorno alla vergogna-pentimento e alla conversione personale e comunitaria. «Uniti nella preghiera e nella penitenza, perché le sofferenze della vittime, che non si cancelleranno, siano condivise e non si ripetano. Perché il male non sia più nascosto, ma opportunamente denunciato. Perché il perdono e la guarigione delle ferite, che pure invochiamo da Dio, con la riparazione del danno, non siano un alibi, ma stimolo a mettere in atto una conversione di tutta la comunità cristiana» (vescovi emiliano-romagnoli).
* Discernimento. «Chi entra nel discernimento non è chiamato a individuare le “soluzioni” per gli altri, ma anzitutto per se stesso. Nessuno, d’altra parte, riuscirà mai a fare discernimento su di una qualsiasi realtà, se quel medesimo discernimento non l’avrà prima fatto per se stesso» (Semeraro). Discernimento personale e discernimento collettivo vanno di pari passo.
* Sinodalità – Fraternità. Giunge a noi «un forte incoraggiamento a intensificare l’esercizio della sinodalità all’interno delle nostre stesse comunità e a crescere nella fraternità presbiterale» (Marangoni).
* Tolleranza zero. «La tolleranza zero si configura di per sé come risposta al delitto, una volta che sia stato perpetrato. A noi, però, deve stare a cuore, anche e molto più, la prevenzione» (Semeraro).
* Orientamenti pratici. Si allude alle normali prudenze in ordine ai rapporti con i bambini e i minori. Per quanto riguarda i presbiteri, si rimanda a impegni specifici nella formazione iniziale e permanente. «Come vescovi della regione ecclesiastica, in linea con quanto sta preparando la Chiesa italiana, abbiamo già predisposto un percorso di formazione che permetterà di avere in ogni diocesi alcune persone (quasi tutti laici e laiche) che potranno essere referenti e promotori dei cammini diocesani di formazione e prevenzione per la tutela dei minori» (vescovi emiliano-romagnoli).
* Francesco. «Ricordiamo che “ubi Petrus, ibi Ecclesia” e chi mira a screditare il santo padre ferisce la Chiesa tutta» (Pavanello).