Mancano ormai solo poche settimane all’apertura della conferenza convocata in Vaticano da papa Francesco, dedicata al problema degli scandali nella Chiesa. Si terrà nei giorni 21-24 febbraio e vi parteciperanno, oltre al papa, tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo, i capi delle Chiese orientali, unite a Roma, i leader dei principali dicasteri vaticani e i superiori maggiori degli Ordini e Istituti religiosi.
La convocazione coincide con un momento in cui gli avversari di Francesco intendono approfittare di questo avvenimento per ribadire le loro obiezioni nei suoi riguardi e per il suo modo di agire. Alcuni lo accusano di aver commesso degli sbagli nel modo di gestire i problemi degli abusi e di aver per troppo tempo tergiversato nei riguardi di sacerdoti indiziati e di essersi trovato in difficoltà nei confronti della commissione per gli abusi da lui stesso convocata.
Gli avversari del papa
A esprimersi apertamente è stato soprattutto il card. Raymond Burke, noto pioniere dell’ala conservatrice della Chiesa cattolica. In un’intervista esclusiva alla ARD-Politmagazin «report München», ha dichiarato: «Adesso si può difficilmente affermare qual è l’approccio esatto. Direi che è più confuso che mai». Una cosa del genere – ha sottolineato – con il predecessore di Francesco, l’emerito papa Benedetto XVI, sarebbe stata del tutto diversa. Benedetto «aveva al riguardo un atteggiamento molto chiaro. Era evidente che ai suoi occhi una situazione del genere sarebbe stata semplicemente inaccettabile».
Il card. Burke ha aggiunto di non voler giudicare le richieste di dimissioni rivolte a papa Francesco. Nell’agosto del 2018, un arcivescovo aveva chiesto in una lettera al papa di dimettersi. Papa Francesco, era accusato di essere parte del problema, non la soluzione. Burke ha detto di conoscere personalmente l’autore della lettera e di stimarlo. Riguardo alle dimissioni, ha sottolineato: «Non possiamo giungere fino a questo punto, cioè chiedere le sue dimissioni. Ma è vero che, secondo i commentatori classici, un papa che devia dalle sue funzioni soprattutto dal punto di vista dogmatico, è colpevole di eresia e quindi cessa automaticamente di essere papa».
Intervento del card. W. Kasper
Su questa vicenda, l’8 gennaio scorso, è intervenuto anche il card. Walter Kasper, rispondendo anch’egli all’ARD–Politmagazin «report München». Ha affermato di rifiutare l’aperta critica al papa, anche perché, a suo parere, lo scandalo degli abusi nella Chiesa è strumentalizzato per mettere in discussione la persona stessa di Francesco. «Ci sono delle persone – ha dichiarato – che semplicemente non gradiscono questo pontificato e vogliono sbarazzarsene il più presto possibile; vogliono – per così dire – un nuovo conclave. E vorrebbero preparare questa elezione in modo che avvenga nel senso da loro desiderato».
Anche l’irlandese Marie Collins, consulente della Commissione pontificia per la protezione dell’infanzia – lei stessa abusata da un prete – ha rimproverato, in una trasmissione televisiva, gli avversari di Francesco di strumentalizzare le vittime degli abusi e la commissione e di considerarli un’occasione favorevole per silurare le iniziative del papa: «Si tratta – ha affermato – di una specie di politica della divisione. La sicurezza dei bambini non c’entra niente».
Tuttavia, Marie Collins ha riconosciuto che la commissione convocata dal papa non era giunta ad alcun risultato, per cui, nel 2017, aveva annunciato di ritirarsi. Ha aggiunto anche di essere rimasta un po’ delusa dal papa il quale «aveva convocato la commissione per impedire gli abusi e per aiutare le vittime; la commissione gli avrebbe presentato le sue proposte che egli avrebbe accolte, senza poi far nulla per vedere cos’era veramente successo».
Il card. Burke – com’è noto – è uno dei quattro cardinali dei cosiddetti “Dubia”. Insieme a Walter Brandmüller e ai card. Joachim Meisner e Carlo Caffarra, questi ultimi ambedue defunti, nell’estate del 2016 aveva rivolto al papa cinque richieste di chiarimento (“Dubia”) riguardanti la sua esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia sul matrimonio e la famiglia. Si riferivano al capitolo ottavo, in particolare al problema della comunione ai divorziati risposati.
Parlando dei problemi sopra accennati, l’ARD–Politmagazin «report München», titolava: “Nuova lotta per il potere in Vaticano. La lenta elaborazione dello scandalo degli abusi mette il papa in difficoltà”. Mentre katholisch.de riprendeva parole del card. Kasper: “Gli avversari del papa vogliono un nuovo conclave”.
Secondo me se il Papa avesse aperto un confronto libero e franco con i suoi “oppositori” non avremmo tutta questa guerriglia. Cavolo, alla fine è stato più liberale Benedetto che non ha avuto problemi ad incontrare Kung da Papa, nonostante le loro note divergenze. Padre Spadaro in fondo è stato nominato da lui. E’ così difficile?