Più di 200 mila erano i pellegrini alla celebrazione della chiusura del centenario delle apparizioni di Fatima, provenienti da ogni parte del mondo. Moltissimi gli asiatici. L’ufficio del turismo di Fatima ha reso noto che più di otto milioni sono stati i pellegrini nel corso dell’anno, soprattutto in occasione della visita del papa per la canonizzazione di Francesco e Lucia.
Certo, il folclore non manca nell’immenso piazzale del recinto del santuario, dove canti e preghiere si mescolano a un continuo via vai di gente che affolla le due basiliche e sosta davanti alla cappella delle apparizioni. Fatima non ha niente di lugubre o di clima apocalittico. Dovunque c’è aria di festa.
Ha ragione il vescovo di Leiria-Fatima, dom Antonio Marto, che l’ha definita nei due discorsi pronunciati il 13 ottobre, durante la lunga e partecipata concelebrazione di chiusura, «la bella storia di Fatima». Gli ha fatto eco il dinamico rettore del santuario, p. Carlos Cabecinhas: Fatima è «un’esperienza di luce», riferendosi all’apparizione del maggio 1917, quando, come riferito da Lucia, la Nostra Signora irradiava luce dalle sue mani e i pastorelli sperimentarono la presenza di Dio, santissima Trinità, che li avvolgeva.
Il vescovo Marto si è riferito alle parole dello scrittore Vittorino Nemesio: «Con Fatima entrò un certo segnale di eterno negli eventi della storia. A Fatima l’umanità passò a contare di più».
Si ricordano le espressioni e le definizioni che di Fatima dettero gli ultimi papi.
Paolo VI, che venne a Fatima per ricordare i cinquant’anni delle apparizioni: «Finiscano le lotte, le tragedie e le catastrofi, vinca l’amore e regni la pace».
Giovanni Paolo II donò alla statua la pallottola dell’attentato: «È il dolore della madre che parla; è in gioco la sorte dei figli».
Benedetto XVI: «Fatima è la più profetica delle apparizioni moderne». E ancora, dopo aver partecipato alla fiaccolata: «Non esiste niente nella Chiesa come Fatima».
Papa Francesco: «Lasciamoci guidare dalla luce che viene da Fatima. Il Cuore Immacolato di Maria sia sempre il nostro rifugio, la nostra consolazione e il cammino che ci porta a Cristo».
Si deve all’intuizione di papa Benedetto di arrivare al centenario percorrendo un cammino di sette tappe. Si costituì una commissione coordinatrice, che stese un programma teologico-pastorale in maniera che – osserva il vescovo Marto – si potesse rilanciare il messaggio di Fatima nella sua globalità e armonia, andasse oltre i suoi aspetti devozionali. Un programma che ha coinvolto un gran numero di persone in tutto il Portogallo. Si è mirato all’attualizzazione costante dei linguaggi con cui viene comunicato il messaggio per essere trasmesso alle nuove generazioni.
Non sono mancate le critiche. Da parte di gruppi conservatori, soprattutto italiani e canadesi, che accusano il Vaticano di non dire tutto sulla terza parte del segreto. Ma si sono fatte vive anche le voci dei razionalisti, che continuano a sostenere che la Chiesa dà un’interpretazione falsa del messaggio. Il santuario vi ha risposto con simposi e conferenze a livello internazionale, con cicli di musica, esposizioni, facendo ricorso alla tecnologia più avanzata e a pubblicazioni di alto valore scientifico.
La statua della Madonna è passata di diocesi in diocesi, attirando folle, suscitando entusiasmo, tanto che dom Marto parla di clima di festa dovunque. «Il santuario – ha dichiarato a Voz da Fatima – sarà un centro di spiritualità per il paese. Il Portogallo non si capisce senza Fatima né Fatima senza il paese; per questo penso che il santuario continuerà ad essere un luogo di riferimento per la Chiesa portoghese». E per il mondo un luogo dove le «persone rinfreschino la loro fede, riempiano il loro cuore, vivano nel silenzio una nuova spiritualità».