La fede ha una storia, la storia di Gesù di Nazaret capace di intersecarsi con le molteplici storie di coloro i quali esprimono la ricchezza della loro umanità nelle diverse epoche. L’ascolto e l’accoglienza del Vangelo da parte di ciascun essere umano finito e mutevole espone la fede stessa a variabilità di sviluppo e crescita impensabili.
Così la Chiesa stessa cresce nella comprensione della Rivelazione quando il dogma la approfondisce e il Magistero si muove con agilità a servizio dello sviluppo dogmatico stesso. Questa missione “dinamica” della Chiesa è parte integrante dell’evangelizzazione “perché la sua luce sia criterio per comprendere il significato dell’esistenza, soprattutto di fronte alle domande poste dal progresso delle scienze e dallo sviluppo della società” (Fidem servare, 2).
La molteplicità dei vissuti umani contribuisce allo sviluppo della dottrina cristiana più di qualsiasi “meccanismo di controllo” (Papa Francesco, Lettera al card. V. Fernandez, 1° luglio 2023) dal momento che rende, di volta in volta, vivo e attuale lo stesso Evangelo.
Distinguere per benedire
Il recente dibattito sorto dopo la pubblicazione della dichiarazione Fiducia supplicans invita ad una rilettura in chiave sinottica con il Responsum della CDF circa la benedizioni delle unioni di persone dello stesso sesso (15 marzo 2021).
Questa sinossi ci consente di valutare il reale peso innovativo di Fiducia supplicans, al di là di sterili allarmismi o facili entusiasmi. Il segnale da cogliere nella recente dichiarazione risiede nell’equilibrio dinamico a cui si espone il magistero, non secondo la logica della contrapposizione ma dell’ampiamento. Il riferimento sacramentale al matrimonio cristiano che si trova nei due documenti corrisponde alla continuità decisiva che non svilisce lo sviluppo ma lo garantisce.
Non si tratta infatti di eludere il sacramento del matrimonio né di equipararlo ad altre forme di unione affettiva, ma di coglierne le differenze percorrendo la strada che più aiuta a “riconoscere e valorizzare gli elementi positivi presenti in queste relazioni” (Responsum del 2021).
Il metodo sotteso al Responsum però non riesce a coglierne la modalità: come valorizzare questi elementi positivi, i quali non sono sufficienti ad accogliere una benedizione ecclesiale poiché “sono a servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore”?
Il Responsum chiarisce infatti che l’esercizio della sessualità in una coppia omoaffettiva è legato, a priori, ad una “forma di autocompiacimento” (citando Homosexualitas problema, 7). L’incapacità di valorizzare gli elementi positivi sorge dunque da un meccanismo di controllo che, in parte, viene superato in Fiducia supplicans: senza prassi sessuale (definita come mero autocompiacimento) queste persone possono essere benedette (anche se vivono relazioni affettive).
Fiducia supplicans si muove nel solco della continuità adottando il metodo pastorale (inaugurato da Giovanni XXIII). Anche la lettura teologica delle benedizioni può diventare pastorale al fine di favorirne una comprensione più ampia: si tenta di distinguere per agevolare. Viene presa in considerazione la serie di benedizioni non liturgiche tipiche dello spazio creativo della pastorale popolare (una suggestione emerge dalla lettura di Fiducia supplicans: il ministro ordinato è veramente indispensabile se non si tratta di benedizioni liturgiche?):
“La prudenza e la saggezza pastorale possono suggerire che, evitando forme gravi di scandalo o confusione fra i fedeli, il ministro ordinato si unisca alla preghiera di quelle persone che, pur in una unione che in nessun modo può essere paragonata al matrimonio, desiderano affidarsi al Signore e alla sua misericordia, invocare il suo aiuto, essere guidate a una maggiore comprensione del suo disegno di amore e verità” (FS, 30)
Già il Catechismo della Chiesa Cattolica (1670) precisa che le benedizioni dispongono a collaborare con la grazia. In Fiducia supplicans la logica della precondizione morale cede il passo alla valorizzazione delle disposizioni alla grazia, poiché i diversi tipi di relazioni (cosiddette coppie “irregolari”): “mendicano che tutto ciò che di vero, di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni, sia investito, sanato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo” (FS 31)
La pastorale del passo possibile
Il noto teologo tedesco Karl Rahner ha sostenuto la possibilità di altre e varie forme di mediazione sacramentale alla luce della sua antropologia trascendentale.
Egli traccia il profilo di mediazioni quasi-sacramentali in cui la grazia può comunicarsi anche in condizioni diverse da quelle note: la Chiesa – essendo il sacramento fondamentale – permette l’accesso all’amore gratuito di Dio attraverso numerose forme e a chiunque è in cammino. Infatti “ovunque l’uomo accetta la propria vita, ovunque egli si apre e si abbandona a Dio […] nell’amore, nella fedeltà, in un compito aperto anche al futuro dell’umanità” (K. Rahner, Corso fondamentale sulla fede, 522), egli fa esperienza implicita della gratuità divina. Il dato della precondizione morale, vincolante nel Responsum per ricevere la benedizione, si sviluppa grazie ad una concezione più ampia della grazia dal momento che “il mondo è pervaso dalla grazia di Dio” (K. Rahner, Riflessioni sopra la celebrazione personale dell’evento sacramentale, Nuovi Saggi V, 516).
In tutto ciò che la storia personale attraversa, “sperimenta, compie e soffre, quando attua sé stessa, vale a dire quando ride e quando piange; quando porta una responsabilità, ama, è amata e muore […] Qui si ha l’evento della grazia” (K. Rahner, Riflessioni sopra la celebrazione personale dell’evento sacramentale, Nuovi Saggi V, 518-19).
Attraverso la porta della pietà popolare viene accolta nel magistero la possibilità di relazioni affettive che oltrepassano l’etichetta “del mero autocompiacimento”, perché già pronte a compiere il passo possibile in mezzo ai limiti caratterizzanti ogni relazione umana.
Con Fiducia supplicans viene in parte superato il sospetto verso le scienze umane per un’antropologia dalla comprensione evolutiva (non fissista) capace di affettività, impegno, sacrificio, lealtà e benedizione.
Tante polemiche per un documento che concede ben poco in realtà. Le condizioni per ricevere una bene zione sono estremamente limitate e limitanti… Ricordano molto le briciole che cadono dalla mensa “concesse” ai cagnolini. Ma resta l’ipocrisia di fondo dei legulei farisaici: chi vive la propria sessualità in modo disordinato (etero o omo, non importa) può sempre affidarsi alla Riconciliazione e accedere alla Comunione. Ma se una coppia decide di vivere una vita nell’amore e nel rispetto reciproco, questo li rende automaticamente esclusi dalla Grazia Sacramentale a meno che rinuncino alla loro relazione.
Quando gli conviene, anche il diavolo si traveste da angelo di luce… D’altronde si sapeva che sarebbe arrivata la grande apostasia uno di questi giorni. Buon divertimento.
In effetti leggere come come questo fa divertire… Comicità pura.
Quante cavolate avete detto. La benedizione la riceve chi inizia a iniziato o vuole iniziare un cammino di conversione , non chi è vuole restare resta in peccato mortale . La misericordia e il perdono si accompagnano alla Verità e alla giustizia. Gesù ha perdonato e guarito chi si è o già si era convertito a lui credendogli. Magari un pochettino di teologia morale vi farebbe bene.
Alias la Grazia di Dio non si muove prima che la persona non si sia rivolta a Dio?
Sono ignorante, ma dubito fortemente che questa sia la Teologia Cattolica, che insegna che l’azione di Dio precede la conversione. E si potrebbe discutere anche del vedere le benedizioni come premi per i buoni, cosa che è totalmente falsa, in quanto si possono impartire anche ai non cattolici “ad obtinendum fidei lumen vel, una cum illo, corporis sanitatem” (CJC 1917, can. 1149)
Bene.
Perciò bisognerebbe dire: vi benedico affinché vi emendiate e cambiate vita.
Giustissimo.
La Liturgia però è una manifestazione della fede, e quindi anche senza essere esplicita manifesta la Verità.
Poi ci viene tatto nel porsi verso le persone, e lasciare lavorare la Grazia
I gesti dicono più delle parole.
La carità della verità obbliga chi impartisce la benedizione a chiarire che la stessa è orientata “ad obtinendum fidei lumen vel, una cum illo, corporis sanitatem”.
Diversamente si potrebbe pensare che viene benedetto il peccato: cosa in sé irrazionale.
A meno che il papa non dica chiaramente che gli atti omosessuali non sono peccaminosi.
Aspettarci chiarezza penso però che sia inutile.
Che è quello che il documento dice
Nell’orizzonte qui delineato si colloca la possibilità di benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso, la cui forma non deve trovare alcuna fissazione rituale da parte delle autorità ecclesiali, allo scopo di non produrre una confusione con la benedizione propria del sacramento del matrimonio. In questi casi, si impartisce una benedizione che non solo ha valore ascendente ma che è anche l’invocazione di una benedizione discendente da parte di Dio stesso su coloro che, riconoscendosi indigenti e bisognosi del suo aiuto, non rivendicano la legittimazione di un proprio status, ma mendicano che tutto ciò che di vero di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni, sia investito, sanato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo. Queste forme di benedizione esprimono una supplica a Dio perché conceda quegli aiuti che provengono dagli impulsi del suo Spirito – che la teologia classica chiama “grazie attuali” – affinché le umane relazioni possano maturare e crescere nella fedeltà al messaggio del Vangelo, liberarsi dalle loro imperfezioni e fragilità ed esprimersi nella dimensione sempre più grande dell’amore divino.
[…]
Tale benedizione può invece trovare la sua collocazione in altri contesti, quali la visita a un santuario, l’incontro con un sacerdote, la preghiera recitata in un gruppo o durante un pellegrinaggio. Infatti, attraverso queste benedizioni che vengono impartite non attraverso le forme rituali proprie della liturgia, bensì come espressione del cuore materno della Chiesa, analoghe a quelle che promanano in fondo dalle viscere della pietà popolare, non si intende legittimare nulla ma soltanto aprire la propria vita a Dio, chiedere il suo aiuto per vivere meglio, ed anche invocare lo Spirito Santo perché i valori del Vangelo possano essere vissuti con maggiore fedeltà.
Sono sofismi gesuitici.
Il documento è ambiguo e interpretabile in tutti i modi possibili e immaginabili.
E’ proprio questo il problema e bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà.
L’ermeneutica della continuità di ratzingeriana memoria è finita.
C’è una cesura, una soluzione di continuità, proprio rivendicata.
Poi ovviamente questo è quel che penso io e non è detto che sia la verità.
Letteralmente un sacco di documenti sono volutamente ambigui (pensiamo alla Costituzione Apostolica Sacramentum Ordinis) appunto per lasciare una certa libertà di opinione e di manovra. Ciò che sembra strano ora invece è normale
Cosa che vale anche per lei.
Cosa che vale per me, per Lei e per tutti gli esseri umani.
Siamo tutti peccatori ma qualcuno pretende di essere perdonato senza emendare la propria condotta e senza pentirsi.
Questa pretesa è sbagliata.
Poi se questo qualcuno è convinto di avere ragione può benissimo continuare a comportarsi come meglio crede: si chiama libero arbitrio.
Io, dal mio piccolo cantuccio, continuo ad avere la mia opinione.
Piero mi spiace ma una coppia gay che va a messa ( ma quando?) non riceve la benedizione ma la maledizione esattamente come chi fa la comunione in peccato mortale.
Cioè quindi una coppia gay (che convivenza more uxorio o meno) andando a Messa viene maledetta da Dio, ricevendo quindi solo effetti negativi?
Ammazza… Allora a questo vietiamo le Messe in quanto pericolose.
Ricordiamoci che il Concilio Tridentino ha detto che il Padre, riconciliato con noi dal Sacrificio della Messa, si dimostra disposto a donarci il dono e la grazia della penitenza.
Quindi le sue affermazioni sono eretiche.
Ricordiamo le parole di San paolo: “chi mangia e beve indegnamente il corpo e il sangue di Cristo, mangia e beve la propria condanna”
Ma infatti io ho parlato di ‘andare a Messa’, non ‘fare la Comunione’.
Posto che il passo di San Paolo non si riferisce solo al peccato mortale come lo intendiamo noi.
Le consiglio di leggere: Paul’s Charge in 1 Corinthians 11:27 (“. . . Guilty of the Body and Blood of the Lord”): Failure of Sacrifice or Disregard for Meal Etiquette?
https://muse.jhu.edu/article/850547
Ma cosa sta dicendo. Lei non conosce la realtà e dice sciocchezze. Provi a vedere quanti gruppi LGBT credenti esistono. Si informi prima di dire cose che non hanno né capo né coda. Guardi il sito dell’associazione La tenda di Gionata e nel 2023 certi commenti sono inaccettabili.
Mi permetto di ricordarle inoltre che l’emorroissa toccò Gesù in peccato mortale e ne fu sanata. Se lo rammenti bene.
Emorroissa in peccato mortale? Ma non diciamo fesserie.
Fesserie le dice lei. Era impura per perdite di sangue che nell’ebraismo corrispondeva alla morte sociale. Ma lei conosce il vangelo o parla come temo in base alle sue idee?
No sig. Pietro, non ci siamo. Lo stato di impurità ed esclusione sociale NON si configurava come “peccato mortale”. Con sua buona pace.
Impurità e peccato mortale sono due concetti diversi che appartengono a culture diverse.
Più semplicemente una cosa non c’entra nulla con l’altra.
Questo sempre a mio parere.
L’impurità nell’ebraismo non aveva nemmeno una connotazione morale negativa, si figuri se può essere considerata peccato mortale.
Il punto è questo: una donna impura per perdita di sangue non poteva toccare nessuno. Nella cultura ebraico se un impuro toccava un puro lo rendeva impuro. La pena per un gesto simile era la morte.
La donna sapeva di andare contro le regole di purità e di commettere una grave colpa toccando Gesù lei che sarebbe dovuta restare a distanza di sicurezza. Ebbene contravviene alle regole e capito che Gesù non era il solito fariseo leguleio lo tocca. La sua fede coraggiosa capisce che non siamo noi a dover essere puri per toccare Dio ma è il contatto con il divino che ci rende puri. Imparate quindi dall’emorroissea a trasgredire perché se avesse obbedito alle regole non si sarebbe salvata. Solo chi ama cammina. Lei e il signor Adelmo siete “abituati”alle regole. Ma a volte per salvarsi occorre trasgredire e scoprire che Dio non era un abituato ma un amante.
Una donna impura poteva benissimo essere visitata (e persino toccata) dal medico. Tanto è vero che nel Vangelo è chiaramente scritto: “AVEVA MOLTO SOFFERTO PER OPERA DI MOLTI MEDICI, SPENDENDO TUTTI I SUOI AVERI SENZA NESSUN VANTAGGIO”. Se dunque aveva libertà di essere toccata dai medici senza peccare poteva benissimo toccare il lembo del mantello del vero Medico senza peccare.
Legga Levitico 15, 19-24 invece di citare cose a sproposito
Inoltre ignora che la professione del medico, specialmente se chirurgo, spesso è stata considerata ‘impura’ per il suo contatto con i corpi e il sangue
Una volta i Domenicani erano i garanti dell’ortodossia…
Una volta
La cosa che certi cattolici odiano di più è l’oggettivazione della realtà. Nel momento in cui io partecipo come coppia gay ad una messa e vengo benedetto, basta non si sappia e nulla ha niente da dire. Ma appena si sa che anche una coppia gay può essere benedetta in modo non anonimo non va bene. Non è quindi a Dio che questo non va bene ma a chi non può accettare che due gay vengano benedetti ufficialmente e non solo ufficiosamente come già avveniva da secoli probabilmente alla fine di ogni messa. Un bella ipocrisia fascista. Fai basta che non si sappia. Altro che fede.
Partecipando alla Messa si riceve una benedizione personale e non in quanto coppia, salvo si tratti di matrimoni o celebrazioni per ricorrenze tipo anniversari di matrimonio.