Qui in Scozia, come dappertutto in Europa – anche nelle sue “isole divorziate (!)” – ci troviamo in grande difficoltà a ridurre la diffusione della pandemia. I nostri movimenti sono limitati a meno di una diecina di chilometri da casa, le riunioni non devono sorpassare un numero di persone molto ristretto… e così via, con alcune eccezioni ben inteso.
Con un numero sempre crescente di ammalati e di morti di Covid-19 è facile capire come tali limitazioni siano giustificate. Infatti, benché certuni mettano a repentaglio la propria vita e quella degli altri, la grande maggioranza dei nostri concittadini le rispettano.
Per decidere sulle regole sanitarie da adottare, i parlamenti della Scozia, dell’Irlanda del Nord e del Galles hanno ciascuno un’autorità indipendente, possono cioè variare tali prescrizioni e infatti lo fanno.
I regolamenti riguardano anche tutti i luoghi di culto [places of worship], cioè le chiese cattoliche, le chiese protestanti, le moschee, il tempio dei Sikh ecc.
In un primo tempo, questi luoghi rimanevano aperti, ma con un’affluenza molto limitata, mascherine individuali e distanza di due metri tra i posti. Adesso però in Scozia, a differenza dell’Inghilterra, tutti questi locali rimangono chiusi, e sono vietate tutte le cerimonie pubbliche, eccetti i funerali (limite 20 persone) e i matrimoni (limite cinque persone).
A parte una minoranza che credo davvero molto esigua, i cristiani praticanti hanno accettato e osservato questi regolamenti, benché i nostri vescovi continuino a chiedere senza forzature al governo scozzese una mitigazione moderata.
C’è poi da registrare, allo stesso tempo, un buon risultato e una sfida.
Il buon risultato. In molte chiese parrocchiali, e nelle cattedrali, il parroco o l’amministratore continuano a celebrare la messa privatamente, ma diffondendola attraverso la televisione [live-streaming]. Sappiamo che un gran numero di parrocchiani seguono questi programmi e ne sono riconoscenti. Sembra anche che parecchi – forse molti – non-praticanti li trovino interessanti. Un buon risultato, certamente!
E la sfida? Che fare, se questi “spettatori” preferiranno – quando le chiese saranno finalmente aperte – continuare a seguire la messa domenicale stando in poltrona davanti allo schermo?
- Peter Moran è vescovo emerito di Aberdeen.
Se Gesù Cristo ha perdonato San Disma ,io non trovo cristiano neanche il codice degli appalti Vaticano se avanza motivi di “esclusione” per operatori economici condannati già in primo grado. Lo stesso la istituzione di commissioni”giudicatrici” del prossimo.. Io non credo possa mai esistere in natura un virus come questo che ci viene mostruosamente paventato, altrimenti,è semplice dire ,non esisterebbe più l’essere umano. E’ ben certo che questo fenomeno ha ingenerato un immenso giro di appalti di forniture ,scrupolosamente urgenti, percio’con mano libera per pagare le ritenute occorrenze sino a sei o dieci volte il valore di mercato,con immani guadagni illeciti per chi gestisce la vicenda..Io per fede religiosa non credo un un evento così improvviso che ” appare” come una entità divina e non procedere invece per grado evolutivo come ogni essere mortale. Non credo assolutamente in un virus o batterio che sia molto diverso o molto più pericoloso o molto più incontrollabile di un simile precedente..