Sono tre le posizioni di fronte allo scandalo della pedofilia: quella delle vittime, quella della giustizia, quella della Chiesa.
Il processo al card. Barbarin si è chiuso il 10 gennaio a Lione e la sentenza verrà emessa più avanti. La Procura della repubblica non ha chiesto nessuna condanna per il cardinale.
Tre sono le posizioni che emergono pubblicamente in questo processo:
– La posizione delle vittime è la sofferenza nei confronti del silenzio della Chiesa. È quella della prima associazione delle vittime di atti di pedofilia nella Chiesa – “La parola liberata” –, composta dalle vittime del prete implicato in questo processo. L’associazione è consapevole della probabilità che il cardinale non venga connato a conclusione del processo, tuttavia, con il sostegno dei mezzi di comunicazione, ha sempre auspicato una forte risonanza mediatica di questo processo.
– La posizione della giustizia. Anch’essa non ignora la possibilità della non-condanna perché i fatti risultano prescritti. Essa ha accettato di celebrare il processo per sostenere il grido delle vittime, per chiarire perché molti atti di pedofilia non sono stati denunciati e, soprattutto, per inviare un messaggio alla Chiesa, «dando così il segnale che condivide molte posizioni delle vittime».
– La posizione della Chiesa è oggi quella maggiormente presa in considerazione dall’opinione pubblica e dalle vittime. La Chiesa non può chiudersi nel silenzio e nell’inerzia di un’istituzione che si pensava come “società perfetta” – così sarebbe stata definita dal concilio Vaticano I, se esso non fosse stato interrotto dalla guerra del 1870 –. Il suo silenzio e l’opacità delle sue procedure interne, che hanno portato a proteggere i predatori sessuali e a ignorare le vittime, non sono più accettabili, sono diventati persino uno scandalo pubblico per la loro testimonianza antievangelica. La Chiesa non può più presentarsi come maestra di verità, se viola le coscienze e copre con compiacenza gli autori di atti delittuosi. Non può più presentarsi come un’istituzione caritatevole, se ferisce le vittime con il suo silenzio e la sua inerzia. Non può più presentarsi come proposta di senso e di saggezza in un mondo in attesa, se lei stessa si oppone alla giustizia. Messaggi duri da capire da parte della nostra Chiesa.
Queste tre posizioni devono provare a convergere e a dialogare, anche se occorrerà del tempo per un reciproco riconoscimento. La posizione della Chiesa è quella che interessa maggiormente. Vorremmo ascoltarla il più presto possibile, perché ciascuno possa pronunciare la buona notizia del perdono. Quello che ci attende è un lungo cammino di vigilanza e di attenzione.