L’esortazione postsinodale Querida Amazonia ripropone, sviluppa e arricchisce le istanze ecologiche già presenti nell’enciclica Laudato si’. Una riflessione del teologo dehoniano Antonio Teixeira, preside della Facoltà teologica dell’Università Cattolica di Caracas (Venezuela).
Devo confessare di essere stupefatto. La pandemia ha mostrato quando siamo fragili come persone e come società. Le strutture politiche ed economiche manifestano la vulnerabilità di un sistema che si nutre di decisioni egoistiche. Questo precedente può favorire strutture economiche più solidali. In effetti, la pandemia, di riflesso, mostra che le persone sono più importanti del sistema, come lo certifica lo sforzo dei medici che, davanti al collasso delle strutture ospedaliere, danno il meglio di sé per salvare le vite.
Nonostante le morti e il dolore provocato dal Covid-19, bisogna riconoscere che la pandemia ha tratto il meglio della nostra umanità. Perciò risultano sorprendenti la paura e la resistenza delle strutture politiche ed economiche a proporre alternative al sistema che ci soffoca.
L’istanza ecologica
La verità è che i paesi più sviluppati e in via di sviluppo vivono intrappolati in un sistema chiuso che illude con una libertà irrealistica. L’umanità sembra aver perso la capacità di inventare altri modi di vita più umanizzanti e meno egoistici.
Sebbene ciò non sembri avere relazione con il documento Querida America, occorre notare che l’esortazione, quantunque rivolta in modo particolare ai popoli dell’Amazzonia, inviti tutta l’umanità a considerare la possibilità di mondi diversi, più vivibili e più umani.
Il documento Querida Amazonia è un invito ad uscire dal labirinto i cui siamo imprigionati, in cui ogni nuovo spazio è una replica di quello appena lasciato dove non appare niente di nuovo.
Querida Amazonia propone di intraprendere iniziative per costruire sistemi aperti in cui la persona e il mondo non siano più strumenti usa e getta per diventare interlocutori fraterni. La libertà, di fronte a un sistema soffocante e ingiusto, è una necessità messa in rilievo da questa esortazione postsinoidale.
L’ecologia è uno dei modi proposti dall’esortazione per uscire dall’autoimmedesimazione edonista in cui siamo immersi.
“Ecologia” è un termine di moda. Sono sempre più le persone che lavorano per la crescita della coscienza ecologica e il riciclaggio dei rifiuti, la custodia dell’ambiente e la cura del verde, al punto da aver lottato affinché la conservazione della natura sia un’esigenza elevata al grado di legge per il funzionamento delle industrie.
Per “ambiente” si intendono la natura, le sue risorse, la sua bellezza, il suo equilibrio, la sua capacità di accogliere e dare vita. È chiaro che il concetto di ecologia tende a sottolineare l’importanza della conservazione del verde, ma è anche evidente che, dentro quel concetto, raramente sono comprese le persone che vivono in simbiosi con i fiumi, la terra, la vegetazione e la fauna.
La cura del verde e la mancanza di attenzione verso i popoli è evidente negli attuali progetti di sviluppo promossi in Amazzonia. Le industrie serie proteggono la natura, ma dimostrano poca conoscenza e un grande disinteresse per la vita dei popoli amazzonici: non capiscono né importano loro le misteriose relazioni che si intrecciano tra l’umano e la foresta.
I progetti di sviluppo non tengono conto del fatto che, per i popoli originari dell’Amazzonia, la natura è un alleato di vita, un compagno di viaggio e un benefattore, tanto che essi ritengono che «abusare della natura è abusare degli antenati, dei fratelli e delle sorelle, della creazione e del Creatore». La gente della foresta amazzonica convive con l’ambiente in una relazione che non si può capire secondo la logica soggetto-oggetto, poiché ritiene che «l’esistenza quotidiana è sempre cosmica».
Il rispetto delle culture
L’esortazione allarga il concetto tradizionale di ecologia, poiché, oltre che prendersi cura della natura, ecologia vuol dire anche convivere e stabilire legami di affinità e di parentela con essa. In forza di questa parentela, gli indigeni sentono il dolore dell’anima della natura quando viene aggredita. Per essi la vita si gioca in queste relazioni.
I popoli amazzonici della foresta non vivono soggetti a un sistema che sta al di sopra del mondo delle relazioni, ma le loro relazioni sono il loro sistema di vita. Si tratta del caso opposto al nostro mondo moderno altamente tecnologizzato ed edonista che ha fatto dell’ambiente un oggetto manipolabile. Sono state bandite dal mondo moderno le relazioni con i fiumi, la fauna, la flora e i terreni. Recuperare queste relazioni è una necessità, per questo è necessario guardare e imparare dai popoli amazzonici che la vita crea il sistema, se non vogliamo che i nostri sistemi continuino a limitare la nostra vita.
Quando i popoli dialogano con la flora, la fauna e la terra, si creano sistemi aperti che sono lontani da qualsiasi uniformità religioso-culturale o economico-politica. Mentre la società mediatica e supertecnologica ha dei confini e riproduce modelli che uniformano anche i più piccoli dettagli della realtà, i popoli in dialogo aperto e franco con l’ambiente vivono con naturalezza le loro differenze: «I gruppi umani, i loro stili di vita e le loro visioni del mondo, sono vari tanto quanto il territorio, avendo dovuto adattarsi alla geografia e alle sue risorse. Non sono la stessa cosa i popoli dediti alla pesca e quelli dediti alla caccia o all’agricoltura nell’entroterra, piuttosto che i popoli che coltivano le terre soggette a inondazioni».
Anche i modi di vivere la religione non sono uniformi. Questo dettaglio è molto importante perché, per la prima volta, un documento pontificio non uniforma, ma riconosce la diversità liturgica-religiosa dei popoli come alleata del Vangelo.
Di fronte a questa crisi involontaria di dimensioni mondiali, i cristiani non possono essere semplici spettatori, ma sono chiamati ad «aprire strade all’audacia dello Spirito» a favore di uno stile di vita più umanizzante. Vien data l’opportunità di andare oltre le risposte standardizzate e le soluzioni alienanti che finiscono per subordinare la libertà degli individui a un sistema che «tende a omogeneizzare le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale che è un tesoro dell’umanità».
Antonio Teixeira su Querida Amazonia: