La Federazione luterana mondiale inizia l’anno della celebrazione del 500° anniversario della Riforma di Lutero: 1517-2017. Si festeggia forse, prima di tutto, la separazione con tutto il suo peso di conflitti e di rivalità, di sofferenze e di ostilità? Il processo alla Chiesa cattolica li farà forse riemergere? Lo si poteva temere. Ma, grazie a Dio, gli ultimi cinquant’anni di dialogo fraterno tra luterani e cattolici, dopo l’ingresso della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico al tempo del Vaticano II, hanno portato i loro frutti. Per preparare l’avvenimento, la Commissione comune luterano-cattolica aveva già pubblicato nel 2013 un documento dal titolo simbolico e promettente: Dal conflitto alla comunione, che cercava di mettere la celebrazione di questo anniversario sotto il segno della riconciliazione e di farne l’occasione di progredire sulla via della comunione.
Non si può non rallegrarsi della maniera con la quale si è svolto il primo incontro ufficiale che ha avuto luogo a Lund, il 31 ottobre scorso, il cui clima si è pienamente inserito negli orientamenti della commissione. Papa Francesco vi è stato invitato e vi si è recato personalmente, cosa che sarebbe stata impensabile fino a poco tempo fa. È evidentemente la prima volta che un centenario della Riforma viene celebrato nello spirito ecumenico.
Quell’incontro e le parole che sono state scambiate costituiscono un’indicazione per tutto l’anno che verrà. I festeggiamenti di questo centenario non alimenteranno il ricordo dei conflitti del passato. Non saranno messi al servizio della giustificazione confessionale, ma saranno vissuti nella dinamica della riconciliazione. Questo anniversario segna un lungo percorso, che è incominciato tempo fa con la separazione conflittuale e che avanza oggi in maniera determinata verso la piena comunione. Anche se questa non è ancora possibile oggi, né è anche concretamente prevedibile, essa entra in maniera chiara nella linea di direzione come lo scopo principale del movimento ecumenico. I documenti di Lund segnano un grande passo in avanti in questo senso. Se un lungo cammino resta ancora da percorrere, questo anniversario deve permettere di raggiungere alcune tappe.
La celebrazione ecumenica di Lund
Questo è stato lo spirito della celebrazione ecumenica di Lund, co-presieduta da mons. Munib Younan, presidente della Federazione luterana mondiale, accompagnato dal rev. Martin Junge, segretario di questa Federazione, e da papa Francesco, accompagnato dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Si è svolta in tre tempi di meditazione e di preghiera.
Il primo è stato un tempo di ringraziamento per i doni ricevuti dalla Chiesa con la Riforma, perché i reciproci errori che hanno portato alla separazione non devono far dimenticare che quel tempo fu anche un tempo di grazia e di risveglio evangelico della Chiesa.
Il secondo tempo è stato precisamente quello del pentimento e della domanda di perdono, perché la rottura fu un peccato contro il dono della Chiesa una. Questo tempo è stato seguito dallo scambio della pace, particolarmente emozionante: il papa e gli altri presidenti della celebrazione si sono scambiati reciprocamente l’abbraccio e il papa ha abbracciato l’arcivescova luterana di Uppsala.
Il terzo tempo aveva un titolo: Testimonianza e impegno comuni. È stato aperto dalla lettura di Gv 15,1-5, l’apologo della vigna. Si sono tenute quindi le due omelie, quella di Martin Junge da parte luterana e quella di papa Francesco da parte cattolica: ci ritorneremo sul contenuto. Poi sono stati letti i cinque imperativi del documento Dal conflitto alla comunione. Alla fine di ogni brano, un ragazzo/a veniva dal fondo della cattedrale con una torcia, per accendere un cero nel coro. Poi i due presidenti hanno sottoscritto una Dichiarazione congiunta dal contenuto importante. La liturgia è poi proseguita con una preghiera d’intercessione, il Padre nostro, e la benedizione finale data dai due presidenti. Un gran numero di canti, alcuni di Taizé, hanno accompagnato la celebrazione. Il clima di comunione spirituale è stato eccellente e privo di note stonate.
Il contesto era delicato. perché non conveniva affatto banalizzare, né “recuperare” l’avvenimento della Riforma, ma riconoscerlo per quello che è stato, con i suoi lati negativi, ma sottolineando anche i suoi lati positivi per la storia della Chiesa. Ricordiamo che il papa non era andato ad Augsburg per la Dichiarazione luterano-cattolica sulla giustificazione; a Lund la presenza di Francesco dava un grande rilievo a una tappa veramente nuova.
Dopo la celebrazione liturgica, i partecipanti sono stati condotti a Malmoe (20 chilometri circa da Lund) in un’immensa sala capace di contenere dalle otto alle dieci mila persone, per una manifestazione di festa, largamente aperta al pubblico. L’intento era di far conoscere la testimonianza comune già resa dai luterani e dai cattolici in alcuni paesi particolarmente provati. Si sono ascoltate quattro testimonianze (India, Colombia, Africa) e i due presidenti, mons. Yunan e papa Francesco, hanno dato una risposta.
Vi è stata poi la firma di una Dichiarazione d’intenti tra la “Caritas internazionale” e la Federazione luterana mondiale. Poi è intervenuto Antonio Audo, arcivescovo caldeo di Aleppo, per riguardo alla Siria, paese attualmente martire. La manifestazione si è conclusa con la benedizione impartita dai due presidenti.
L’omelia di Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale
Com’era normale in questo anniversario propriamente luterano, è stato Junge a nome dei luterani a prendere la parola per primo. Il testo della Scrittura di riferimento era la parabola della vera vigna in Giovanni 15. L’oratore ha deplorato che l’interpretazione conflittuale di questo bel testo, anziché insistere sull’unità della vigna nel Cristo, abbia dato luogo per lungo tempo a esclusioni e abbia spinto a considerare gli altri come separati dalla vera vigna. È da questo che bisogna partire oggi, sulla base del movimento ecumenico che ha già permesso vasti ambiti di riconciliazione dottrinale e di servizio insieme ai più poveri. Tutti quelli che hanno agito così sono dei profeti, che hanno iniziato a considerarsi gli uni gli altri come tralci della vera vite unita a Gesù Cristo in nome della nostra unità nel battesimo, punto sul quale Junge ha molto insistito. Il dialogo iniziato ci ha fatto scoprire che ciò che ci unisce supera di gran lunga ciò che ci divide. Noi abbiamo rotto ciò che mai avrebbe dovuto esserlo e abbiamo perduto il dono che ci è stato dato. Occorre ora camminare verso la comunione, lasciando da parte le conseguenze dei conflitti e delle nostre divisioni. Il battesimo comune deve condurci ad avvicinarci ancora più alla riconciliazione e condurci alla comunione del pane e del vino, quindi dell’eucaristia, «affinché il mondo creda».
Questo intervento ha dato il tono alla celebrazione di questo 500° anniversario. Deve essere l’occasione e lo stimolo per un dialogo più intenso che ci permetta di andare molto più in là verso l’unità ecclesiale, la cui urgenza resta prioritaria.
Il messaggio di papa Francesco
Il messaggio di papa Francesco continua la meditazione sui versetti del capitolo 15 del vangelo di Giovanni: «Rimanete in me come (…) Perché senza di me non potere fare nulla» (Gv 15,4), punto sul quale il papa insisterà molto. Perché condiziona la nostra capacità di avanzare sul cammino della riconciliazione dove siamo ormai impegnati. Senza usare l’espressione di «giustificazione per la fede», il papa fa continuamente riferimento a questa convinzione cristiana, che è stata l’oggetto della Dichiarazione comune del 1999. L’anniversario della Riforma del 1517, che ci teniamo a commemorare insieme in uno sguardo nuovo, dev’essere un’opportunità per avanzare nel cammino percorso orami da cinquant’anni. Non possiamo rassegnarci alla separazione e dobbiamo riparare ciò che è stato un momento cruciale della nostra storia. Dobbiamo guardare al nostro passato con «amore e onestà», e «riconoscere il nostro errore e domandare perdono», senza dimenticare per questo la preoccupazione mantenuta dalle due parti di conservare la vera fede. Non si tratta per noi di «correggere il passato», ma di correggere la sua impronta nel nostro presente e di raccontare questo passato in una maniera differente, come dice il documento luterano-cattolico Dal conflitto alla comunione.
Il papa continua con un atto di riconoscimento, importante sulla sua bocca, riguardo alla Riforma: «Con gratitudine riconosciamo che la Riforma ha contribuito a mettere più al centro della vita la Santa Scrittura nella vita della Chiesa». L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che noi non possiamo far niente senza il Dio delle misericordie. Il papa riprende il famoso adagio sola gratia (per sola grazia), perché è sempre Dio che prende per primo l’iniziativa e che ci permette di essere i testimoni nel mondo della misericordia divina.
Mai senza dubbio un responsabile della Chiesa cattolica aveva così sottolineato i lati più positivi della Riforma. Veramente le due omelie si affiancano e testimoniano l’intenzione forte di poter in futuro arrivare a una comunione completa.
Cinque imperativi ecumenici
I cinque imperativi ecumenici della dichiarazione della Commissione internazionale luterano-cattolica, Dal conflitto alla comunione (2013), sono stati letti: una maniera di riprenderli per conto delle due comunità. È bene quindi citarli qui per permettere al lettore di ricevere la totalità del messaggio di questa celebrazione. Questi cinque imperativi devono guidare la commemorazione comune che avverrà nel 2017. Eccoli, come sono espressi nel documento della commissione mista:
1° imperativo: cattolici e luterani dovranno sempre porsi nella prospettiva dell’unità, e non dal punto di vista della divisione, per rafforzare ciò che è comune, anche se le differenze sono più facili da vedere e da percepire.
2° imperativo: luterani e cattolici devono continuamente lasciarsi trasformare dall’incontro dell’altro, e da una testimonianza di fede degli uni nei confronti degli altri.
3° imperativo: cattolici e luterani devono impegnarsi di nuovo a cercare l’unità visibile, a studiare insieme le tappe concrete e a tendere a questo scopo senza stancarsi.
4° imperativo: luterani e cattolici devono insieme riscoprire la potenza del Vangelo di Gesù Cristo per la nostra epoca.
5° imperativo: cattolici e luterani devono insieme testimoniare la grazia di Dio proclamando il Vangelo e mettendosi al servizio del mondo.
Questi imperativi domandano prima di tutto la meditazione e l’impegno personali. Esprimono una novità nella stessa mentalità ecumenica: il punto di vista dell’unità e della comunione deve cancellare progressivamente il punto di vista della divisione che segna ancora troppo le nostre mentalità. Questi imperativi possono diventare leve potenti se sono assunti con realismo e convinzione; ma possono anche restare lettera morta, se restano una semplice parola.
La Dichiarazione “congiunta” dei due presidenti
I due presidenti hanno sottoscritto insieme una Dichiarazione congiunta che inizia con l’espressione di una gioiosa gratitudine per i frutti del dialogo avviato da cinquant’anni. Non siamo più estranei gli uni gli altri e abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide. Il testo continua con una confessione coraggiosa e sincera: «Confessiamo e deploriamo davanti al Cristo che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti, e la religione è stata strumentalizzata a fini politici. La nostra fede comune in Gesù Cristo e il nostro battesimo esigono da noi una conversione quotidiana con la quale rigettiamo i disaccordi e i conflitti storici che impediscono il ministero della riconciliazione (…) Preghiamo per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano il nostro sguardo gli uni sugli altri. Rigettiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, del passato e del presente, soprattutto se manifestati in nome della religione».
Guardando al futuro, «ci impegniamo a testimoniare insieme la grazia misericordiosa di Dio, resa visibile nel Cristo crocifisso e risorto. (…) Ci impegniamo per ulteriori progressi nella comunione radicata nel battesimo».
La Dichiarazione affronta quindi il punto delicato della comunione eucaristica, in particolare per i matrimoni misti: «Molti membri delle nostre comunità aspirano a ricevere l’eucaristia alla stessa tavola, come espressione concreta della piena unità. Facciamo l’esperienza della sofferenza di coloro che condividono la loro vita tutta intera, ma non possono condividere la presenza redentrice di Dio alla mensa eucaristica (…) Desideriamo ardentemente che questa ferita nel Corpo del Cristo venga sanata». (Il cardinale Koch ha detto alla stampa che, se l’eucaristia comune è lo scopo dell’ecumenismo, l’ospitalità eucaristica è una questione pastorale che deve essere regolata localmente). Da parte cattolica, queste parole sono molto forti e anche nuove. Esprimono pure un desiderio ardente di ritornare alla comunione ecclesiale completa.
La Dichiarazione non dimentica la testimonianza comune da dare al mondo. Cattolici e luterani devono essere capaci «di testimoniare insieme il Vangelo di Gesù Cristo» al servizio di tutti gli uomini, soprattutto dei poveri, lavorando per la giustizia e rifiutando ogni forma di violenza. Ciò deve estendersi all’accoglienza degli stranieri e dei rifugiati e al rispetto della creazione. Una dichiarazione formalmente nuova viene anche dal documento Dal conflitto alla comunione: «Mentre rinnoviamo il nostro impegno a camminare dal conflitto verso la comunione, lo facciamo come membri dello stesso corpo del Cristo, al quale siamo uniti mediante il battesimo». La portata ecclesiologica di questa affermazione dovrebbe poter portare a nuove forme di riconoscimento ecclesiale.
La Dichiarazione termina con un appello alle diverse comunioni e comunità cristiane mondiali e, da ultimo, ai cattolici e ai luterani del mondo intero. È un appello alla cooperazione e alla solidarietà, che è anche un appello ad avvicinarci nella fede: «Rinnoviamo la nostra determinazione ad essere araldi fedeli dell’amore senza limite di Dio verso tutta l’umanità». I due presidenti hanno fatto propri gli imperativi della commissione mista luterano-cattolica.
Per concludere
Questa Dichiarazione ricapitola il messaggio di tutta la celebrazione, particolarmente promettente, se veramente verrà messo in atto. Occorre fare di tutto perché l’insieme delle manifestazioni che si svolgeranno quest’anno faccia compiere una nuova tappa al dialogo tra luterani e cattolici, quella che dovrebbe condurci alla comunione completa. Il termine chiave di tutte queste parole è comunione.
La Dichiarazione è piena di ottimismo e di speranza e dà quasi l’impressione che siamo al termine dei nostri sforzi. Non è ancora vero. Non dobbiamo dimenticare che dobbiamo avanzare in questa «conversione quotidiana», alla quale forse siamo meglio disposti oggi che nel passato.
Vi è tutto un programma che dovrebbe cominciare ad essere messo in atto nel 2017, l’anno in cui si svolgeranno le celebrazioni e in cui il lavoro teologico deve intensificarsi. Questo vuol dire anche, nella continuazione dello spirito di comunione che ha presieduto a questo incontro, un grande coraggio per realizzare i sacrifici necessari che luterani e cattolici devono accettare per ritrovare la piena comunione nella fede.
(a cura di Francesco Strazzari)