Da anni frequento Leopoli con i volontari mantovani e mai, prima del famoso 24 febbraio 2022, mi è parsa una città pericolosa o addirittura un posto in cui si potesse rischiare la vita. Ma negli ultimi tempi, andare a Leopoli, non è certo “fare una passeggiata”: è divenuto un vero e proprio pellegrinaggio della speranza, in visita ai fratelli e alle sorelle dell’Ucraina, non solo per cercare di portare loro speranza, ma anche e, forse, soprattutto per ricevere da loro speranza.
Come mi ha detto a Mantova, in poche parole, il card. Matteo Zuppi, in occasione del Festivaletteratura – dopo la sua missione di pace a Kiev e a Mosca – dal popolo ucraino e dalla Chiesa greco-cattolica ucraina c’è molto da imparare per dare forma al nostro futuro.
A noi, che abbiamo paura di tante cose e che definiamo facilmente un inferno ciò che è certamente pericoloso, viene data una lezione su Ciò che inferno non è e non deve essere, per dirla col titolo famoso di un libro di Alessandro d’Avenia. Con questo scrittore palermitano diciamo allora che «Inferno è (solo) quando le cose non si compiono. Inferno è ogni seme che non diventa rosa. Inferno è quando la rosa si convince che non profuma. Inferno è un passaggio a livello che si apre su un muro».
Noi non vogliamo che a Leopoli e in tutta l’Ucraina sia l’inferno, cioè che finisca la speranza. Ecco perché manteniamo viva la nostra disponibilità ad essere Chiesa sorella e amica, in particolare – in questo momento – attraverso i tre progetti di solidarietà che qui brevemente illustro insieme ad alcuni dei suoi protagonisti: modi per dare voce – in parole italiane – a chi vive i pericoli in Ucraina.
Padre Taras Okis è insegnante di italiano presso l’Università Cattolica Ucraina di Leopoli. Ci offre un quadro della situazione vissuta in questi giorni a Leopoli.
- Come stai vivendo con la tua gente questo periodo di guerra? Quali sono i sentimenti e le preoccupazioni principali?
Cerchiamo di stare vicino alla gente soprattutto a chi è più colpito dalla guerra. Anche se ci troviamo nelle retrovie, rimane sempre il rischio di attacchi con droni e i missili. Ci sono le sirene che ci svegliano di notte e ci costringono a passare la notte nei rifugi. Di giorno interrompono il ritmo dello studio, e i ragazzi a scuola, invece di fare lezione, passano ore nel rifugio aspettando la fine dell’allarme aereo.
Quando arriva un missile e l’onda d’urto distrugge migliaia di finestre, tanta gente, poi, corre a casa e magari le trova rovinate dagli ordigni e dalle schegge, così tante persone che conosciamo hanno perduto il luogo caldo dove stare quando all’aperto è ampiamente sotto lo zero. Prima del Capodanno un missile è esploso proprio nella zona residenziale di Leopoli tra i due licei e i palazzi residenziali. I missili da guerra che colpiscono la popolazione civile sono armi terroristiche.
La guerra semina morte e sofferenza e tocca sempre più famiglie. Abbiamo sempre più famiglie con congiunti al fronte: mariti, fratelli, padri. Cresce il numero dei feriti e dei mutilati che hanno bisogno di riabilitazione: persone che stanno mostrando davvero uno spirito molto forte. Cresce il numero dei caduti in guerra e i cimiteri militari – che si ampliano a dismisura – ne sono la testimonianza.
Ci sono sempre più vedove e bambini orfani. Una sofferenza terribile attanaglia le famiglie dei militari dispersi. Conosco una madre che ha un figlio di cui non si hanno notizie da un anno: lei soffre terribilmente coi suoi pensieri incessanti, tra l’accettazione dell’idea della morte del figlio e il mantenimento di un filo di speranza di rivederlo vivo.
Quando la guerra dura così a lungo, si prova una immensa stanchezza. C’è continua tensione, grande preoccupazione, manca il riposo. Solo la preghiera – qui – ci rende forti. Noi preghiamo per la pace, per i soldati, per i feriti e i dispersi, per le vittime della guerra.
A Natale abbiamo vissuto anche momenti di gioia, nonostante tutto. Abbiamo cantato i canti di Natale e mangiato i piatti tradizionali. Questo Natale durante la guerra ci ha ricordato il periodo sovietico, quando era vietato festeggiarlo apertamente. Come allora, anche ora ci si concentra sul momento spirituale della festa, celebrando la Natività del Signore, senza tanti vani festeggiamenti.
Del primo progetto – che si svolge online da gennaio ad aprile – chiedo di dare informazione ad Alice, l’universitaria che collabora, seguendo, quale tutor, un nutrito gruppo di liceali italiani.
- Cosa ci puoi dire di questo progetto?
Visto che prosegue anche per il 2024, per il venticinquesimo anno, il gemellaggio tra l’Università Cattolica Ucraina di Leopoli e la Diocesi di Mantova, da gennaio ad aprile, si tiene ancora il corso invernale di italiano online, un’esperienza che mette in diretto contatto studenti italiani delle superiori e universitari ucraini.
Il cuore dell’esperienza formativa si basa sulle conversazioni in lingua italiana proposte dai nostri studenti per dialogare con gli ucraini. Di grande importanza per il confronto sono anche le lezioni di cultura – sia ucraina che italiana – che si svolgono mensilmente, per un totale di sei incontri. Tutto questo superando i confini di ogni diffidenza e pregiudizio.
La seconda azione si sviluppa in una sorta di adozione a distanza tra comunità iniziata lo scorso aprile, quando una delegazione della Diocesi di Mantova ha incontrato il Consiglio della Caritas di Leopoli e ha conosciuto la piccola parrocchia di Hlynyany, ascoltandone le necessità per sostenerne le opere. Padre Mikajlo è vicerettore del Seminario di Leopoli.
- Ci puoi dire cosa è stato possibile realizzare, nell’arco di questi mesi, con l’aiuto della Caritas della Diocesi di Mantova?
Con il vostro aiuto si è svolto un campo estivo di sette giorni vicino alla città di Hlynyany, al quale hanno partecipato più di 80 bambini; con i ragazzi, abbiamo realizzato un tour in bicicletta raggiungendo quattro villaggi isolati per parlare con residenti; due corsi di formazione e tre seminari hanno permesso di riflettere sul tema della psicologia e della leadership tra gli alunni delle classi 7-11 della scuola di Hlynyany.
Per promuovere il patrimonio culturale locale è stata organizzata la presentazione di un libro presso il Museo della Tessitura e della Fabbricazione dei Tappeti; quindi, un pellegrinaggio da Lviv a Hlynyany (36 km.); non sono mai mancate le preghiere per la pace con gli studenti della scuola, con due veglie notturne insieme ai sacerdoti del seminario; a Natale c’è stato un concerto per i cittadini e i profughi con l’orchestra del nostro Seminario.
Resta la stretta collaborazione tra la Diocesi di Mantova e il Seminario e l’Università di Leopoli – azione di fondo del nostro rapporto tra Chiese – ultimamente unite nel sostenere la Caritas parrocchiale di Hlynyany. Per la sensibilizzazione della comunità mantovana, Paola e altri stanno organizzando la trasferta del Coro dell’Università Cattolica di Leopoli in primavera.
- Come si svolgerà?
Il Coro dell’Università di Leopoli sarà in territorio mantovano dal 6 al 14 aprile p.v. L’iniziativa è nata grazie allo sforzo congiunto della Diocesi di Mantova e della Caritas che si sono interfacciati con i referenti dell’Università di Leopoli. Il coro comprendente coristi, musicisti e accompagnatori per un totale di 15/18 persone; intraprenderà un viaggio in pullman, partendo da Leopoli, attraversando la Polonia, sino ad arrivare in Italia. Scopo del viaggio è quello di portare buoni messaggi con la musica sacra, perché rimanga viva la nostra attenzione sulla guerra ancora in corso in Ucraina.
Il progetto ha anche uno scopo benefico: raccogliere fondi per aiutare un piccolo villaggio. Si tratta di una presenza di alto valore simbolico ed artistico che permette di dimostrare la nostra vicinanza al popolo ucraino offrendo ai giovani artisti la possibilità di esibire un patrimonio canoro – liturgico e popolare – di grande bellezza e valore nazionale.
L’arrivo a Mantova è previsto per il giorno 8 aprile; la sistemazione sarà presso una struttura per gruppi, dove i giovani ucraini avranno a disposizione non solo l’alloggio ma anche gli spazi, per fare le prove e stare insieme tra loro e con noi. Sono già previsti alcuni concerti ed incontri in territorio mantovano, ma si stanno accogliendo ancora proposte da parrocchie e istituzioni per completare il programma. In particolare, nel tour, si terranno incontri con alcuni istituti scolastici in cui i ragazzi e le ragazze ucraine potranno confrontarsi e parlare con i coetanei italiani, per tenere viva l’attenzione sull’Ucraina, con la bella musica al centro.
Invitiamo tutti i mantovani – e magari non solo – a partecipare ai concerti contribuendo alla riuscita della buona causa e del calore della accoglienza che questi giovani meritano. L’auspicio è sempre che soprattutto i giovani siano i messaggeri della tolleranza e della pace, attraverso il dialogo e la musica, per un futuro diverso. .
Alla fine dell’anno scolastico ci sarà il tradizionale Corso italiano a Mantova, a cui parteciperanno una decina di studenti ucraini. Cristina e altri volontari stanno facendo previsioni sul nostro terzo progetto tra Mantova e Leopoli.
- Cosa possiamo anticipare?
Mancano ancora mesi, ma possiamo già dire che quest’anno gli studenti ucraini arriveranno a giugno, mentre di solito venivano in luglio. Le parrocchie di Suzzara e Bigarello sono pronte ad ospitare. C’è tanta voglia di rinnovare le emozioni già conosciute e di ascoltare i racconti di vita di questi giovani studenti.
L’anno scorso è stato divertente seguire il loro viaggio di arrivo in pulmino con alcuni volontari, per le peripezie attraversate per giungere in Italia, sino a noi. Abbiamo poi potuto accoglierli a braccia aperte. Contiamo di riuscire, quest’anno, ad andare a prenderli in Ucraina, così da rendere il viaggio più comodo degli anni precedenti.
È davvero impegnativo costruire questi “ponti” a scavalco tra Italia e Ucraina, perché richiede molte energie pastorali, Ma la spinta è ancora forte. Qui e là – e insieme – c’è una gran voglia di mostrare che le forze degli inferi non possono prevalere sulle Chiese (cfr. Mt. 16,1): c’è tanto altro bene ed è Ciò che inferno non è.
Ringrazio tutti coloro che in questi venticinque anni del “gemellaggio” hanno permesso la crescita del rapporto di comunione tra la Chiesa di Mantova e la Chiesa greco-cattolica di Leopoli: alcuni dall’inizio, altri più recentemente. C’è ancora modo di entrare in questa bella relazione. Chi volesse prendervi prossimamente parte può scrivere a ecumenismoedialogo@diocesidimantova.it e avrà chiarimenti, informazioni sulle necessità e idee da sviluppare.