Dopo lo storico viaggio ad Abu Dhabi dello scorso febbraio, il papa, il 30 e 31 marzo prossimo, si recherà in Marocco. Durante il suo soggiorno di una giornata e mezza, a Rabat e a Casablanca, visiterà tra l’altro una scuola di predicatori musulmani per imam, incontrerà i migranti e celebrerà una messa pubblica in uno stadio. In Marocco il 99% della popolazione è musulmana sunnita.
Secondo le informazioni della fondazione “Chiesa che soffre”, i cristiani nel paese sono circa 40.000 in gran parte stranieri e i cattolici, stando ai dati del Vaticano, 23.000. Sono liberi di praticare la loro vita di fede, ma a determinate condizioni.
Come dice il motto del viaggio, il papa si recherà laggiù come “Servo di speranza”. Dopo 34 anni, questo è il primo viaggio di un papa in Marocco. Papa Giovanni Paolo II aveva visitato il re Hassan II (1961-1999) nell’agosto 1985, di ritorno da un viaggio di più giorni in diversi stati africani e aveva auspicato l’istaurarsi di relazioni più strette tra cristiani e musulmani.
Sabato 30 marzo, dopo il suo arrivo nel primo pomeriggio, compirà anzitutto, come è consuetudine, una visita di cortesia al re Mohammed VI, capo di stato dal 1999 e leader religioso. Sarà ricevuto nel palazzo reale della capitale Rabat. Francesco terrà il suo primo discorso il sabato pomeriggio a Casablanca sul piazzale antistante la moschea Hassan II in uno scenario imponente, davanti cioè alla grandiosa moschea, finita di costruire nel 1993, che si erge direttamente di fronte al mare e vanta il più alto minareto del mondo (210 metri).
Qui si vedrà se il discorso di Francesco al popolo marocchino, ai rappresentanti del governo, della società civile e del corpo diplomatico sarà altrettanto vigoroso. Il papa, ad ogni modo avrà l’occasione di affrontare i problemi del paese – vale a dire il mancato rispetto dei diritti umani, la corruzione o l’alto livello di disoccupazione giovanile.
Il problema del dialogo religioso sarà invece affrontato in prima serata, durante la visita alla scuola degli imam “Istituto Mohammed VI”. Si dice che l’istituzione che porta il nome del re sia stata finanziata con l’equivalente di 22 milioni di euro. In questo luogo vengono formati circa 800 ulema – studiosi dell’islam – uomini e donne provenienti da diversi paesi. Oltre che dal Marocco, gli studenti vengono dal Mali, Francia, Libia, Nigeria, Tunisia o dalla Costa d’Avorio. Nel programma ufficiale del Vaticano non è tuttavia previsto un discorso saluto del papa, tuttavia probabile secondo l’arcidiocesi di Rabat.
La Chiesa del Marocco è fortemente caratterizzata dai migranti, che provengono dal Maghreb, luogo di destinazione e di transito e anche della loro origine. Nell’incontro con essi, nella sede della Caritas dell’arcidiocesi di Rabat, il papa, al termine del suo primo giorno di visita potrebbe scegliere come altro argomento del suo viaggio proprio il tema dell’emigrazione.
Il secondo giorno, domenica 31 marzo, l’attenzione sarà rivolta al dialogo ecumenico interreligioso. Il papa visiterà un centro sociale a Temara, prima di incontrare nella cattedrale di Rabat i sacerdoti, i religiosi e i rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese. Qui terrà il secondo discorso del suo viaggio. Papa Francesco si propone di rafforzare e incoraggiare la fede e l’unità della minoranza religiosa. La stesso avverrà anche nella grande messa conclusiva, il pomeriggio della domenica nello “Stadio Principe Moulay Abdellah”. Alla messa, che sarà celebrata nel complesso sportivo a sud-ovest di Rabat, gli organizzatori del viaggio papale si attendono l’arrivo di circa 10.000 fedeli.
L’arcivescovo di Rabat, Cristobal Lopez si attende che la visita del papa rafforzi la minoranza cattolica nel Paese. Come ha scritto l’agenzia SIR, «per i marocchini questo viaggio è molto importante perché rappresenta in certo senso il riconoscimento dell’impegno del Paese per la promozione di un islam moderato di dialogo e di tolleranza». (14 marzo 2019)
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