C’è una forte sollecitazione da parte del governo estone verso la Chiesa ortodossa di obbedienza russa a prendere distacco pieno dal patriarca Cirillo e dalla politica di Putin. Il 30 luglio si sono riuniti il rappresentante del ministero degli interni, Raivo Küüt, il vescovo Daniel, e l’avvocato Steven-Hristo Evestus, in rappresentanza del monastero femminile della Dormizione di Pühtitsa.
A fine agosto la Chiesa ortodossa filo-russa si impegna a proporre i cambiamenti degli statuti finalizzati a marcare il maggior distacco possibile da Mosca e a settembre il governo intende avviare il dialogo diretto fra Chiesa filo-russa e Chiesa ortodossa filo-ellenica per una collaborazione-unificazione.
Le monache e il patriarca
5 gennaio 2024. Le monache di Pühtitsa firmano una lettera pubblica indirizzata al presidente del consiglio delle Chiese estoni, mons. Urmas Viilma, per denunciare «sviluppi estremamente inquietanti» che, in ragione della guerra russo-ucraina, mettono in questione la sopravvivenza e l’identità del monastero.
Si dichiarano estranee ad ogni disputa politica e «impotenti» davanti alla richiesta del mondo politico di rinunciare allo statuto di monastero stavropigiale, cioè direttamente dipendente dal patriarca di Mosca.
Ricordano che la fondazione del monastero rimonta al 1891 e che al patriarca Alessio di Mosca devono la loro sopravvivenza e il titolo (1990). «Pregavamo e lavoravamo durante la Russia zarista, al tempo dell’Unione Sovietica e ora della Repubblica di Estonia […] speriamo di non essere private dell’opportunità di offrire le nostre preghiere a Dio per una vita pacifica in tutto il mondo».
11 aprile 2024. Il ministro dell’interno, Lauri Läänemets, parla alla televisione e invita il parlamento a riconoscere la Chiesa ortodossa russa come organizzazione terroristica. Incontra le monache di Pühtitsa e rinnova l’invito a sottrarsi allo statuto stavropigiale.
Due giorni dopo incontra il clero e suggerisce ai pope di prendere atto di quanto la guerra russo-ucraina condizioni il paese e di come numerose dichiarazioni di ecclesiastici, rilanciando le scandalose parole di Cirillo, alimentino l’odio e la discordia civile. Condizione aggravata dal fatto che il metropolita Eugenio, fatto allontanare dal paese, continui a dirigere la Chiesa ortodossa da Mosca.
A metà aprile i rappresentanti del ministero incontrano le singole parrocchie ortodosse filo-russe per presentare loro la possibilità di passare all’obbedienza costantinopolitana. senza dover rinunciare ad alcun aspetto della vita cristiana. I dirigenti ecclesiali ortodossi sono stati più volte contattati per sollecitare una dichiarazione di censura (eresia) circa le posizioni di Cirillo e del Russkij Mir.
21 maggio 2024. La parrocchia di Nõmme si pronuncia per il passaggio alla giurisdizione costantinopolitana. Si tratta per ora di un voto di intenzione a cui potrà succedere la decisione vera e propria. Ma i responsabili ecclesiali hanno già fatto sapere che il processo canonico non sarà breve.
Una decina di giorni dopo il comune della capitale Tallin ha fatto sapere di non rinnovare più il contratto di affitto per la sede episcopale della Chiesa filo-russa. Si avvia anche la possibile risoluzione dell’affitto per la cattedrale dedicata ad Alexandre Nevski e degli altri sei edifici finora in uso.
La guerra e la libertà religiosa
30 luglio 2024. Si svolge la riunione fra il ministero degli interni, Raivo Küüt, il vescovo Daniel, e l’avvocato Steven-Hristo Evestus, in rappresentanza del monastero femminile della Dormizione di Pühtitsa. Il governo sollecita la Chiesa ortodossa a un taglio netto circa la subordinazione al Patriarcato di Mosca cambiando gli statuti (prima tappa) e avviando un processo di unificazione-dialogo con la Chiesa filo-ellenica (seconda tappa).
La risposta ecclesiale è positiva per la prima richiesta, assai meno chiara per la seconda. Il vescovo Daniel ricorda di aver già rifiutato questa proposta: «Né la dirigenza né i parrocchiani sono d’accordo per tale passaggio». Inoltre conferma il pieno esercizio del ministero episcopale del vescovo Eugenio, seppure residente in Russia.
La vicenda interessa il 16% della popolazione (1.300.000 abitanti). Oltre il 70% si dichiara senza appartenenza confessionale. I cattolici sono 7-8.000. Ma il peso della popolazione russa è importante (25%) a cui si sommano circa 70.000 persone che non hanno cittadinanza.
La vicina Russia di Putin ha mostrato nei fatti e ha fatto sapere con le dichiarazioni di essere «interessata» ai Paesi Baltici ed è in grado di occuparli in poche ore. L’essere parte della NATO non rassicura del tutto la popolazione che ha davanti agli occhi la guerra ucraina. Un contesto che spinge il potere politico a intervenire direttamente sulle Chiese, secondo l’antica tradizione della «sinfonia» ortodossa.
Sebbene l’entrismo politico sia poco comprensibile per gli standard occidentali circa la libertà religiosa e risulti eccessivo rispetto alle pratiche condivise in Europa, esso va collocato nel contesto locale.
L’appiattimento insensato di Cirillo sulle voglie imperiali di Putin, la direzione di un vescovo che vive in Russia, la presenza di una cospicua parte di popolazione di appartenenza russa: sono tutti elementi che giocano nel rapporto stato-Chiese e intorbidano le acque della vita e della testimonianza cristiana.
Occorre proteggere i cristiani sia d’Oriente che di Occidente. Ogni pio musulmano deve proteggere i fratelli delle religioni del Libro. Nel nome di Allah, il Compassionevole, Clemente e Misericordioso.