Nel quadro del Cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca un gruppo di teologi e teologhe ha redatto un breve testo per collocare il processo ecclesiale interno nell’orizzonte complessivo che stiamo attraversando. Facendo dell’esperienza del momento lo snodo per una riconfigurazione pastorale e istituzionale della Chiesa locale: «Le esperienze dei mesi di pandemia, ma anche i problemi e le questioni che essa lascia col suo passaggio, devono essere ripresi e messi al centro della riflessione, affinché possano essere utilizzate per dare forma alla Chiesa nei tempi futuri».
Ritornare sul vissuto, riprenderlo in mano senza semplicemente lasciarlo scorrere via, alla luce della fede nell’«annuncio liberatore della prossimità del Regno di Dio», significa non solo attraversare consapevolmente una fase di crisi profonda, ma anche trovare modi per trasformarla in un’opportunità. Il Vangelo della prossimità cristiana di Dio deve essere sentito e vissuto per «poter essere creduto».
Si tratta, quindi, di cogliere dove nei vissuti quotidiani delle comunità cristiane e della gente «sorgono nuove zone di contatto con il Vangelo». I mesi del lockdown hanno destato «potenzialità innovative» nel cattolicesimo tedesco, spingendo allo «sviluppo di creatività per rendere possibile la comunicazione della fede» anche in questa fase che ha ristretto di molto le possibilità a cui tutti eravamo abituati.
Sono stati mesi in cui responsabilità comune e libera iniziativa sono state declinate virtuosamente insieme dalle comunità parrocchiali e da gruppi di credenti. Una partecipazione attiva che si fa carico anche del prendere parte al vissuto condiviso della fede.
«La responsabilità ecclesiale ad ampia base», che si è vista in esercizio nei mesi che abbiamo alle spalle, «genera nuove possibilità di azione» pastorale della Chiesa. Si tratta di un tesoro da raccogliere in vista di transitare verso una nuova stagione del cattolicesimo tedesco. Per far fronte alle sfide lanciate dalla pandemia, «la Chiesa cattolica deve avere la volontà ed essere in grado di realizzare l’impulso di libertà della fede anche nel suo insegnamento, nella comprensione del ministero, nelle relazioni fra uomini e donne – in breve, nel modo di condividere la vita e la fede».
L’esperienza del vivere in regime di pandemia ha iniziato a profilare una «nuova cultura della fede: nel segno della libertà e della responsabilità». A ciò il Cammino sinodale può fecondamente attingere nel prosieguo dei suoi lavori.