C’è un post in questi giorni su X (ex Twitter) che dice così: «George Weigel, biografo di san Giovanni Paolo II, ha lamentato che la Pontificia Accademia per la Vita tradisca Jérôme Lejeune, suo presidente fondatore, con un libro che dissente dall’enciclica Evangelium vitae del papa pellegrino».
Il biografo (del papa) al Convegno
Il riferimento è alla relazione di Weigel al convegno del 17 e 18 maggio organizzato dalla Fondazione Lejeune a Roma, per ricordare i 30 anni dalla morte del noto scienziato, primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Gli organizzatori – che sono tra gli Accademici della Pontificia Accademia per la Vita – hanno affidato a Weigel una lecture, il 18 maggio, per delineare i rapporti tra Wojtyla e Lejeune.
Cosa ne sa Weigel? In quanto biografo di Giovanni Paolo II dovrebbe avere accesso a dati sconosciuti ai più. Invece, al termine di una fumosa relazione, peraltro pubblicata integrale in inglese da un sito conservatore e contrario a papa Francesco, Weigel scrive:
«Sembra dolorosamente ovvio che, negli anni trascorsi dalla morte di queste due grandi anime che hanno dedicato la propria vita al servizio della vita, le minacce alla dignità umana e alla sacralità della vita a cui Jérôme Lejeune e Giovanni Paolo II si sono sforzati di resistere si sono intensificate, come avete discusso negli ultimi due giorni. Ecco perché il lavoro in corso della Fondazione Jérôme Lejeune è così importante. Ed è per questo che dobbiamo auspicare che la decostruzione della Pontificia Accademia per la Vita e dell’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, processo doloroso che si osserva nell’ultimo decennio, venga arrestato, e poi invertito, negli anni a venire. Per decenni, l’Accademia e l’Istituto Giovanni Paolo II hanno svolto un lavoro creativo e innovativo nello sviluppo di una teologia morale cattolica e di una pratica pastorale in grado di affrontare la sfida degli attacchi del 21° secolo alla dignità e alla santità della vita – e lo hanno fatto in modi che chiamavano le diverse espressioni della cultura della morte alla conversione: una conversione alle verità inscritte nel mondo e nella condizione umana dal Creatore.
Eppure ora – accusa Weigel – l’Accademia ha pubblicato un libro dal titolo ironico (sic, invece il titolo è serissimo – nda) La gioia della Vita, scritto da teologi che non possono che essere descritti onestamente come dissenzienti dall’autorevole insegnamento dell’Evangelium vitae. Quel libro non solo indebolisce la causa cattolica a favore di una cultura della vita che respinga i gravi crimini contro la vita individuati dall’Evangelium vitae. Lo fa nei termini di un’antropologia antibiblica e antimetafisica che sarebbe stata del tutto estranea, anzi ripugnante, sia per Jérôme Lejeune che per Giovanni Paolo II. E come la Pontificia Accademia della Vita tradisce il suo presidente fondatore, il dottor Lejeune, pubblicando e promuovendo un libro così male informato e scarsamente argomentato, così il ricostituito Istituto Giovanni Paolo II, ora in gran parte privo di studenti, tradisce l’intenzione del santo e studioso che la fondò e che chiamò la teologia morale cattolica a un rinnovamento che non si arrendesse allo Zeitgeist, lo spirito del tempo, ma piuttosto lo convertisse alla retta ragione, alla vera compassione e al nobile esercizio della libertà».
Fin qui Weigel. Cosa rispondere? Certo è molto difficile, perché è tutto l’impianto profondamente sbagliato, anzi di più: è una mistificazione della realtà.
Cui prodest?
Alcuni elementi forse possono aiutare i nostri lettori.
– Dalla morte di Lejeune sono trascorsi 30 anni. Decenni in cui le sfide alla vita si sono ampliate. E infatti, correttamente, nella Lettera Humana communitas del 2019 alla Pontificia Accademia per la Vita, papa Francesco allarga e approfondisce i temi che dovranno diventare oggetto di studio. Per Weigel questo testo non esiste, ovviamente.
– Il prof. Lejeune difendeva la vita. La Pontificia Accademia no? E chi lo dice? Weigel parla del libro La gioia della Vita, e non spiega di cosa si tratti. È, in realtà, un testo-base per una discussione che si è svolta tra teologi moralisti di alto livello e confluita in un volume intitolato Etica Teologica della Vita. Quest’ultimo riguarda dunque gli Atti di un convegno di discussione tra teologi e bioeticisti. Una discussione e un dibattito perfettamente legittimi, come papa Francesco stesso ha notato.
Invece Weigel imbroglia i suoi lettori, non spiegando, accennando, mistificando. Infatti, parla di impostazione antibiblica e antimetafisica (qualunque cosa vogliano dire) ma non spiega. Anzi di più. A suo avviso, Lejeune sarebbe stato contrario, anzi contrarissimo. Lo sa lui cosa avrebbe pensato Lejeune oggi?
Il testo di Weigel è stato ignorato da tutti e ripreso, non a caso, da ACIprensa, un sito che fa riferimento al gruppo multimediale EWTN, di cui è nota l’acredine verso la Pontificia Accademia per la Vita e papa Francesco. Avranno interessi economici? Avranno settori e potentati finanziari nordamericani che finanziano?
Due domande
Le affermazioni di Weigel sono arrivate all’interno di un convegno della Fondazione Lejeune e, nel convegno, molti esponenti di spicco si vantano di essere Accademici della Pontificia Accademia per la Vita. Non si sono sentiti a disagio, nel far parte di un’istituzione così sconfessata dal biografo di Wojtyla? Non hanno sentito il bisogno di rispondere? Certamente no, però restano saldamente in un’istituzione per loro così screditata. Come mai?
Secondo. Weigel non sa – o finge di non sapere – che, quando ci fu il dibattito poi confluito nel volume Etica Teologica della Vita, a quel convegno parteciparono diversi esponenti proprio della Pontificia Accademia e della Fondazione Lejeune. Sa che almeno due di loro rifiutarono di vedere pubblicate le loro relazioni nel libro? Bella coerenza, dunque!
La domanda finale è: quale credibilità possono avere tali affermazioni critiche, gettate là tra tante? Non motivate. Non spiegate. Non articolate. Disinformazione, appunto, moltiplicata da siti di (dis)informazione cattolica, da cui guardarsi.
Tutto ciò non mi stupisce. Chi è contrario a papa Francesco e alla sua linea, fa di tutto per imbrogliare le carte. Le loro argomentazioni sono raffazzonate. Il problema è che la disinfestazione ha la meglio – questo dovunque però – sull’informazione corretta, fa più audience.
Chiedo scusa ma il T9 ha fatto scrivere disinfestazione anziché disinformazione.